Maradona: Sogno benedetto, la recensione: La serie Amazon che segue la storia di Diego

La recensione di Maradona: Sogno benedetto, la serie Prime Video che racconta la vita e le gesta di Diego Armando Maradona, in catalogo dal 29 ottobre.

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Maradona: Sogno benedetto - una suggestiva immagine della serie

"Vuoi essere sicuro che ha nove anni?" "No, voglio essere sicuro che sia di questo pianeta!"

Con questo scambio di battute vogliamo iniziare la nostra recensione di Maradona: sogno benedetto, per evidenziare quanto dovesse essere chiaro fin da giovanissimo l'infinito potenziale del Diego bambino, ben al di sopra di qualunque coetaneo. A parlare sono due talent scout, quelli che hanno individuato il ragazzo nei campi fangosi di Villa Fiorito, dove è nato e cresciuto, increduli e incapaci di credere che quello che avevano davanti agli occhi fosse un ragazzino di soli nove anni, ma consapevoli che si trattasse di un talento purissimo, forse unico nella storia del calcio fino a quel momento. E anche successivamente.

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Maradona: Sogno benedetto - una foto di scena

Questa unicità, e tutto ciò che comporta nel bene e nel male, cerca di raccontare Maradona: Sogno benedetto, la serie che è disponibile in catalogo su Prime Video con i suoi primi cinque episodi dal 29 ottobre (i successivi due arriveranno il 5 novembre, mentre gli ultimi tre settimanalmente il 12, 19 e 26 dello stesso mese) dopo una lavorazione lunga e complessa che ha coinvolto più paesi e artisti, con riprese in Argentina, Spagna, Italia, Uruguay e Messico. Sono tre gli attori scelti per portare Maradona su schermo: Nazareno Casero, Juan Palomino e Nicolas Goldschmidt, chiamati a impersonare Diego in tre diverse fasi della sua vita. Allo stesso modo cambia il volto dietro la macchina da presa: se le riprese in Sud America sono dirette da Alejandro Aimetta, che è anche showrunner della serie, Roger Gual ed Edoardo De Angelis sono registi rispettivamente degli episodi ambientati in Spagna e Italia.

Da Villa Fiorito alla storia

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Maradona: Sogno benedetto - una scena della serie

Si parte dalla fine, o quasi, da Punta del Este in Uruguay, per mostrarci il Diego Armando Maradona delle fasi della sua vita successive al ritiro, per una porzione di storia che fa da cornice all'excursus della sua vita sin dai tempi accennati in apertura di Villa Fiorito, quinto di otto figli di una famiglia numerosa e umile. Maradona: Sogno benedetto ci mostra le difficoltà di quel periodo e ci porta, passo dopo passo, lungo la crescita di Diego da bambino a ragazzo e poi uomo, parallelamente alla tappe di una carriera che lo porta dalle Cebollitas dell'Argentinos Juniors al Boca Junior, dal Barcellona fino all'arrivo a Napoli. Punti di passaggio in cui il Diego calciatore ha saputo affermarsi come il più grande di tutti i tempi, nonostante i tanti problemi privati che ne hanno accompagnato, e in vari modi pregiudicato, i risultati sportivi.

Un equilibrio difficile

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Maradona: Sogno benedetto - un'immagine di scena

Il calciatore e l'uomo, il pubblico e il privato. Il divino e il rovinosamente umano. Non si può parlare di un aspetto di Diego Armando Maradona senza affrontare anche l'altro. Sarebbe un discorso incompleto, oltre che sbagliato, perché la sua esistenza è stata sempre segnata dal difficile equilibrio tra questi due ambiti, oltre che influenzata dal contesto in cui si è sviluppata. La serie Amazon cerca di evidenziare questo collegamento, tratteggiando l'ambiente in cui il Diego uomo si è formato, è cresciuto e ha vissuto, quell'ambiente che ha formato l'uomo e fatto emergere il calciatore. Lo fa mostrando le difficoltà familiari, le ingiustizie sociali e i contrasti politici, cercando un equilibrio tra il racconto dell'individuo e quello della società in cui si è mosso. Un equilibrio segnato dalla stessa difficoltà, e a tratti gli stessi insuccessi, di quelli vissuti da Diego.

L'eroe rivoluzionario

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Maradona: Sogno benedetto - un momento del periodo napoletano del calciatore

Emerge però, poco a poco e individuando punti di svolta importanti, quella caparbietà e istintività che hanno reso Diego Armando Maradona l'eroe rivoluzionario che abbiamo conosciuto in Italia, emblema di un calcio che non c'è, e forse non potrebbe esserci, più: i primi cinque episodi che abbiamo potuto vedere in anteprima ci conducono sino alla vigilia dell'arrivo a Napoli, alle soglie del Maradona che abbiamo conosciuto in Italia, e creano i presupposti emotivi e professionali per quella che è stata la sua avventura partenopea, dove è diventato conduttore di un popolo. Un percorso che funziona nel tratteggiare la complessa e fallace figura umana sui cui poggiava il calciatore inarrivabile, nel mostrare come quel sogno benedetto sia macchiato dalle ferite, a volte autoinflitte, della vita.

Diego Armando Maradona, più grande del cinema e oltre il calcio

L'ambizione della serie

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Maradona: Sogno benedetto - la scena di una conferenza stampa

È ambiziosa la serie Amazon nel cercare di rendere tridimensionale e autentica la figura di Diego Armando Maradona e paga lo scotto di un'operazione per nulla semplice con risultati non sempre all'altezza delle aspirazioni: mira infatti a essere completa nel cammino, e per lo più ci riesce, ma l'ampiezza di location, situazioni e personaggi fa sì che non tutto possa essere allo stesso livello, sia dal punto di vista artistico che tecnico, oltre che di approfondimento. Si è scelto, per esempio, di integrare i materiali d'archivio reali di Maradona e approviamo la scelta, perché sarebbe stato impossibile replicare quelle gesta sul campo da gioco, ma è inevitabile che i passaggi siano a volte bruschi tra il girato moderno con gli interpreti di Diego e le riprese del calciatore reale, con tutti i limiti di filmati d'archivio degli anni '70 e '80. Allo stesso modo può far fatica chi conosce bene il campione argentino, e i personaggi che gli gravitavano attorno, a vedere ricostruzioni con attori di situazioni che ha visto o immaginato in precedenza.

Maradona: Sogno Benedetto, a Napoli, una mostra per celebrare Maradona con le immagini della serie Amazon

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Maradona: Sogno benedetto - un'immagine della serie

È un problema di tanti biopic e non solo di Maradona: Sogno Benedetto, ma l'effetto è amplificato dall'ossessiva attenzione che una fetta di pubblico, quella di fede partenopea o comunque appassionata di calcio, può aver avuto per Diego Armando Maradona. Amplificato sia in negativo che in positivo, perché non mancano i momenti capaci di veicolare grande emozione in chi guarda. C'è però un aspetto da sottolineare, quello della completezza: il mito di Maradona è stato affrontato altre volte in film, documentari e non, per lo schermo, ma mai con questa attenzione a tutto il suo percorso di vita. Una scelta che rappresenta un ovvio pro dal punto di vista del dettaglio, ma pecca di un elemento che ci avevano fatto amare i lavori di Emir Kusturica o Asif Kapadia: un punto di vista autoriale, un'impronta unica, che qui sembra meno presente, almeno a tratti.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Maradona: Sogno benedetto combattuti tra l’emozione per aver rivissuto le vicende private e le gesta del campione argentino, ma incerti sulla capacità della serie di mantenere un equilibrio tra il racconto della storia del protagonista e l’attenzione per il contesto in cui si è mosso, che in un paio di occasioni sembra sbilanciata per la sua funzione narrativa. A differenza di altre produzioni che hanno raccontato Diego Armando Maradona, soprattutto in ambito documentaristico, si è scelta la strada della completezza, a discapito di un punto di vista autoriale forte.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • La volontà, riuscita solo in parte ma apprezzabile, di raccontare sia l’ambito privato che quello pubblico di Maradona.
  • La scelta di mantenere filmati d’archivio per veicolare le gesta di Maradona sul campo e in altre occasioni specifiche.
  • La completezza nel racconto della vita del campione argentino, che lo rende un documento interessante per chi vuole conoscere in modo approfondito il suo cammino di vita.

Cosa non va

  • A differenza di altre produzioni già realizzate, manca a tratti un taglio specifico, un punto di vista autoriale.
  • Data l’ampiezza di location e personaggi, non tutto si presenta con lo stesso livello qualitativo, sia dal punto di vista artistico che tecnico.