Manodopera, la recensione: il bel film autobiografico in stop-motion di Alain Ughetto

La recensione di Manodopera, il film animato in stop-motion ambientato in Piemonte con cui Alain Ughetto prova a raccontare la storia della propria famiglia, dal 31 agosto in sala con Lucky Red.

Manodopera, la recensione: il bel film autobiografico in stop-motion di Alain Ughetto

Anche l'Italia sta facendo sempre più passi avanti nel linguaggio dell'animazione, anche a livello di sperimentazione, soprattutto se si tratta di co-produzioni e l'ultimo esempio in tal senso è Manodopera, il film di Alain Ughetto, al cinema dal 31 agosto distribuito da Lucky Red. Una produzione Les Films du Tambour de Soie, Graffiti Film, Vivement lundi!, Foliascope, Lux Fugit Film, Nadasdy Film, Ocidental Filmes, che si avvale delle musiche di Nicola Piovani ed è anche autobiografica, come spiegheremo nella recensione di Manodopera (titolo originale Interdit Aux Chiens Et Aux Italiens) ambientato in Piemonte e che racconta la tematica dell'immigrazione attraverso il nostro Paese, cambiando le carte in tavola, guardato quindi al passato ma soprattutto al presente.

Doppia animazione artigianale

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Manodopera: una scena del film

Iniziamo col dire subito che l'animazione di Manodopera ha un doppio valore: questo perché la tecnica scelta, quella della stop-motion ha intrinsecamente un aspetto artigianale per i tempi dilatati, la cura maniacale e la pazienza con cui va affrontata per arrivare al risultato finale, che spesso richiede anni. Tanto tempo sul set per un solo minuto sullo schermo. Sceglierla per raccontare un film che fin dal titolo richiama l'artigianalità del lavoro manuale, la sua importanza, il suo fascino, la sua magia, il suo "potere" non è sicuramente casuale e aggiunge livelli di lettura all'opera. Manodopera arriva in Italia con un pedigree di tutto rispetto: Miglior Film di Animazione agli European Film Awards 2022 e Premio della Giuria al Festival International du Film d'Animation di Annecy 2022, presentato per la prima volta alla 75° edizione del Locarno Film Festival e scelto come film di chiusura del 40° Torino Film Festival.

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Manodopera: una scena

Riconoscimenti meritati, se pensiamo alla delicatezza e all'intimità della messa in scena, alle inquadrature studiate al millimetro, ai movimenti di macchina fluidi e dolci, ai dettagli mai casuali su questo racconto che è quasi una favola amara di una pagina di Storia con la S maiuscola che incrocia la storia familiare del regista. Sì, perché agli inizi del '900 in Piemonte la speranza di una vita migliore spinge Luigi Ughetto e sua moglie Cesira a varcare le Alpi e a trasferirsi con tutta la famiglia in Francia. La pellicola si concentra sull'attraversamento del confine, sugli ostacoli incontrati lungo la strada, e sulla paura e l'emozione di ricominciare una nuova vita al di là di quelle montagne. Lungo la strada incontreranno altri migranti come loro e le loro storie, ed è interessante vedere questo nuovo punto di vista in cui i migranti... siamo noi italiani: come lo siamo stati spesso in passato ma sembra che oggi altrettanto spesso ce ne siamo dimenticati, quando ora abbiamo a che fare con "chi viene da fuori" nella polemica sull'immigrazione sempre più calda e attuale sulle nostre coste e sui nostri lidi.

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Doppio dialogo in stop-motion

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Manodopera: una scena del film animato

Quello che viene messo in scena in stop-motion, per raccontare questa storia familiare e renderla ancora più intima, è un dialogo immaginario tra il regista e la nonna, l'affetto più caro che di solito si ha eccetto i genitori. Una sorta di intervista per chiederle com'è stato quando lui non era ancora nato o troppo piccolo per ricordare, con l'invasione di campo della mano del regista, che ricorda il lavoro ibrido fatto in Marcel the Shell with the Shoes On. Alain Ughetto interviene continuamente nel racconto, interrompe e fa domande, un po' cineasta un po' nipote curioso e affamato di notizie e di storie, proprio come noi spettatori, che veniamo immersi sempre più nella storia famigliare degli Ughetto, che diedero addirittura il nome a un paesino. Una coproduzione internazionale - sostenuta, tra gli altri, da Film Commission Torino Piemonte - Piemonte Doc Film Fund, Ministero della Cultura - Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Eurimages che hanno permesso di vedere il Piemonte e i suoi confini diventare delle affascinanti scenografie in stop-motion, coadiuvate dalla musica avvolgente, dolce e intimista di Nicola Piovani. Davvero un bel lavoro d'animazione che unisce racconto personale e storiografico con un'attenzione ad una tematica oggi più che mai attuale, cambiando un punto di vista che troppo spesso è a senso unico.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di Manodopera confermando come si tratti di un'opera di pregio e di grande manifattura, artigianale sia in senso letterale vista la tecnica utilizzata della stop-motion sia metaforico per l’importanza del lavoro manuale che porta con sé. Un racconto che parla di emigrazione ieri come oggi, facendo diventare noi italiani quelli che vanno all’estero in cerca di fortuna, in un viaggio sofferto e pieno di sorprese, così come la nuova vita che aspetta i protagonisti oltre il confine. Un racconto poetico e delicato con la musica di Piovani come un caldo abbraccio e la regia intimistica di Ughetto che lo accompagnano.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • La stop-motion in cui fa irruenza il regista in live action.
  • La storia autobiografica e la colonna sonora avvolgente.
  • Parlare di immigrazione a parti invertite, per non dimenticare e per ricollegarsi all'attualità.

Cosa non va

  • Non piacerà a chi cerca qualcosa di più pop e soprattutto colorato e vivace.