Les Amandiers, la recensione: l’omaggio di Valeria Bruni Tedeschi a Patrice Chéreau

La recensione di Les Amandiers, il film di Valeria Bruni Tedeschi presentato a Cannes 2022 e interpretato da Louis Garrell.

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Forever Young - Les amandiers: una foto del film

Valeria Bruni Tedeschi torna in concorso a Cannes e lo fa con quello che è probabilmente il film più bello, e misurato, della carriera da regista. Un film che per la prima volta la vede impegnata solo dietro la macchina da presa, rinunciando quindi a recitare ma non per questo a tirarsi indietro quando si tratta di raccontare le proprie esperienze e il proprio passato.

Come spieghiamo in questa recensione di Les Amandiers, infatti, si tratta di un altro film fortemente autobiografico: il titolo rimanda all'omonimo e celebre teatro situato in un sobborgo di Parigi, che è anche un'importante scuola di drammaturgia e recitazione. La stessa in cui la regista/attrice si è formata negli anni '80 sotto la direzione del celebre Patrice Chéreau. E, guarda caso, fu proprio Chéreau a fare esordire la Bruni Tedeschi a Cannes con il suo film Hotel de France nel 1986 insieme ad un gruppo di (futuri) illustri colleghi quali Agnès Jaoui o Vincent Perez.

Il teatro della vita

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Forever Young - Les amandiers: una scena del film

Anche questo nuovo film della Bruni Tedeschi è ambientato appunto nella metà degli anni '80, l'epoca della prima diffusione dell'AIDS anche in Europa, e ha come protagonisti dodici ragazze e ragazzi selezionati dalla scuola per portare in scena, come loro primo lavoro, il Platonov di Čechov. Oltre alle prove e al lavoro diretto da Chéreau (molto ben interpretato da Louis Garrell), la vita dei ragazzi va avanti tra amori, litigi, delusioni e nuove esperienze formative, con uno sguardo preferenziale sulla "protagonista" Stella (l'altrettanto convincente Nadia Tereszkiewicz), vero e proprio alter ego della regista.

AIDS, 1981-2011: nastro rosso sul grande schermo

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Forever Young - Les amandiers: una sequenza del film

Les Amandiers si propone quindi come riflessione su un'epoca che non c'è più, ma anche sulla gioventù in generale. Sul teatro come scelta di vita ma anche esperienza formativa. E lo fa abbandonando quello stile nevrotico (per quanto divertente) che ha sempre caratterizzato i precedenti lavori della regista, per uno più asciutto, più sentito e naturale e, proprio per questo, decisamente più riuscito. Merito anche della mancata presenza in scena della Bruni Tedeschi a favore di una maggiore concentrazione solo in fase di scrittura e regia. E di uno sguardo indietro verso il passato più onesto e sincero.

Conclusioni

Les Amandiers si pone un po’ a metà tra A Chorus Line e Saranno famosi, ovviamente senza canzoni e musica. Ma con l’importante aggiunta, però, di elementi autobiografici che regalano sincerità e naturalezza ad un film emozionante e appassionante dalla prima all’ultima scena.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • Valeria Bruni Tedeschi per la prima volta non recita, ma si “limita” a scrivere e dirigere. La differenza è notevole e apre ad una nuova, interessantissima, fase della sua carriera,
  • Film corale con cast assolutamente perfetto: menzione speciale per Louis Garrell e Nadia Tereszkiewicz.

Cosa non va

  • Il tema dell’AIDS, per quanto importante nella narrazione, avrebbe forse meritato un maggiore approfondimento.