Recensione Batman Begins (2005)

Nolan punta sull'aspetto umano dei personaggi e si affida alla carica iconica di Bruce Wayne senza tralasciare le motivazioni psicologiche dei suoi comportamenti e le sue paure, per girare un film a sé stante rispetto ai numerosi precedenti, scegliendo una messa in scena da blockbuster vecchio stampo ed una solida sceneggiatura.

Le paure dell'uomo pipistrello

La Warner Bros ci riprova. A otto anni dall'ultimo Batman & Robin, rispolvera il fascinoso mantello del personaggio dei fumetti probabilmente più amato di sempre, per cercare di ridare vita ad un personaggio a cui Tim Burton fornì una straordinaria personalità tragica e solitaria e che Joel Schumacher inabbissò ignobilmente. Una scommessa coraggiosa, da 150 miliardi di vecchie lire, quella affidata un po' a sorpresa al Christopher Nolan di Memento e Insomnia che veste il convincente Christian Bale dei panni da pipistrello di Bruce Wayne e lo contorna di grandi professionisti della recitazione, quasi tutti anglosassoni, per riconquistare i milioni di fans dell'eroe controverso di Gotham City. Il risultato è un film che fa leggermente fatica a decollare e un po' a chiudersi, ma che convince senza dubbi nella parte centrale, per un risultato complessivo più che soddisfacente.

"Ho visto una breccia nel tessuto narrativo dei precedenti film", sostiene Nolan per giustificare la scelta di un prequel: "nessuno aveva mai spiegato prima come Bruce Wayne diventa Batman. Sappiamo che il bambino che assiste impotente all'assassinio dei ricchi genitori diventa poi l'angelo vendicatore. Cosa è successo nel frattempo? Chi è l'uomo che si traveste da pipistrello e combatte il crimine?" Ed è questo il tema di Batman Begins: le origini dell'uomo pipistrello, la sua ricerca di senso dopo la morte dei genitori, l'addestramento a giustiziere sotto le guida dell'ambiguo mentore Henry Ducard (Liam Neeson), il suo rapporto con l'idealista Rachel (Katie Holmes) e le prime battaglie nella sua ormai corrotta Gotham City dopo aver architettato il proprio aspetto e le proprie armi insieme a Lucius Fox (Morgan Freeman), fino allo scontro con lo Spaventapasseri: temibile avversario e figura sicuramente più nota ai lettori del fumetto piuttosto che a chi conosce Batman per le sue trasposizioni sul grande schermo.

Nolan punta sull'aspetto umano dei personaggi e si affida alla carica iconica di Bruce Wayne senza tralasciare le motivazioni psicologiche dei suoi comportamenti e le sue paure, per girare un film a sé stante rispetto ai numerosi precedenti, scegliendo una messa in scena da blockbuster vecchio stampo ed una solida sceneggiatura, colpevole solo di qualche schematismo nella presentazione dei personaggi (specie del nemico Spaventapasseri, la cui complessità psicologica è decisamente inferiore rispetto alle tavole del fumetto) . Siamo infatti di fronte ad un film che cerca di mostrare un Batman problematico esasperandone un po' il suo percorso iniziale, coniugando l'aspetto riflessivo e quello spettacolare e non delegando praticamente quasi mai al digitale il compito di facilitare i momenti tecnicamente più complessi della pellicola. Scenografie accattivanti, sinuosi movimenti di macchina e l'ottima colonna sonora firmata a quattro mani da niente di meno che Hans Zimmer e James Newton Howard, forniscono la struttura in cui prende corpo la nascita del mito di Batman che volenti o nolenti prende comunque corpo nel momento in cui indossa la sua divisa da pipistrello, e sale nella sua roboante ipertecnologica automobile.

Le interpretazioni sono nel complesso convincenti sebbene alcuni dei carismatici interpreti se la cavino molto col mestiere finendo un po' nell'esercizio di maniera. Accade così che i personaggi diventino attori, forzando il loro ruolo specifico con la tipica conseguenza che Liam Neeson interpreta Liam Neeson, Michael Caine interpreta Michael Caine e Morgan Freeman anche, più che i ruoli specifici usciti dalle penne di Nolan e David S. Goyer, senza comunque tutto sommato inficiare il lavoro complessivo della loro prova. Diverso il discorso per il resto del cast. Bale rimette su in poche settimane i cinquanta o quanti siano chilogrammi persi per L'uomo senza sonno e si cala con talento in un ruolo difficile che lo vede uscire vincente, come l'ottimo Gary Oldman, lui si fuori dalle sue corde in un ruolo dimesso e riflessivo. Meno avvincente la prova della lanciata Kate Holmes a cui non basta l'intero campionario di smorfie e di espressioni dolci per far prendere quota ad un personaggio piuttosto anonimo.