La fiera delle illusioni – Nightmare Alley e The Prestige, due film sull'illusione

La fiera delle illusioni - Nightmare Alley è un film che parla di cinema, del suo senso, del rapporto che si crea tra un regista e il suo pubblico: ci ha fatto pensare a The Prestige, di Christopher Nolan; entrambi ci parlano, con passione, della Settima Arte.

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La fiera delle illusioni - Nightmare Alley: Cate Blanchett in un'immagine

Il nuovo film di Guillermo del Toro, La Fiera Delle Illusioni - Nightmare Alley, tratto dal romanzo di William Lindsay Gresham, al cinema dal 27 gennaio, ha riportato l'attenzione e il dibattito degli appassionati intorno a un film in uscita nelle sale, in un'era in cui si parla tanto e soprattutto di contenuti in streaming e di serie tv. È bello che si parli ancora di cinema, nel senso di un film che è orgogliosamente uscito in sala, e che in sala va visto per godere del suo impianto scenico e del suo respiro, che ci riportano a un cinema che quasi non si fa più, quello dei noir degli anni Quaranta. È un film a colori, ma che - per come le luci, le inquadrature, gli sfondi e i volti dei personaggi potrebbe essere tranquillamente un film in bianco e nero. A tratti, durante la visione, ci sembrava proprio di percepirlo così. Ma, soprattutto, La fiera delle illusioni - Nightmare Alley è un film che non solo è puro cinema, ma che parla anche di cinema, del suo senso, del rapporto che si crea tra un regista e il suo pubblico. Per questo ci ha fatto pensare immediatamente a The Prestige, il film di Christopher Nolan. Del Toro e Nolan raccontano la storia di un mentalista (un finto mentalista, in realtà) e di due illusionisti, ma in fondo entrambi ci parlano, con amore e passione, del cinema.

"Io sono sempre in scena"

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La fiera delle illusioni - Nightmare Alley: Bradley Cooper in un'immagine

Stanton Carlisle, il protagonista de La Fiera delle Illusioni - Nightmare Alley, interpretato da Bradley Cooper, dopo aver incontrato una chiaroveggente e a suo marito, un ex mentalista, rubare i segreti del mestiere a quest'ultimo: i modi da imbonitore, le frasi giuste da dire, il modo per cogliere gesti e dettagli, per infilarsi nella vita degli altri e dir loro quello che già sanno, quello che vogliono sentirsi dire. La fiera delle vanità - Nightmare Alley è questo, è un film sull'illusione. Stanton Carlisle si presenta come un mentalista, ma è un grande illusionista. Inganna gli spettatori, li illude, li ammalia, fa credere loro qualcosa che non esiste, fa credere loro di essere qualcuno che non è. La fiera delle illusioni - Nightmare Alley è in fondo un film sullo spettacolo, sull'arte della messinscena, l'arte di incantare il pubblico, è un film sul cinema e la recitazione. "Io sono sempre in scena" risponde Stanton al personaggio di Cate Blanchett. È un film che indaga sul rapporto tra un artista e la sua audience. Stanton Carlisle è un artista che dà al suo pubblico quello che vuole, lo studia, cerca di conoscerlo, lo cattura e lo lusinga. È un discorso molto attuale, di cui, in modo completamente diverso, si parla in un film come il nuovo Scream. È giusto dare al pubblico quello che vuole, cioè quello che si aspetta? Si va in scena per il pubblico, certo, ma si deve sottostare al suo volere? Nel caso di Stanton la risposta è ovvia. L'artista va incontro al pubblico e lo fa per denaro. Se continuiamo la riflessione paragonando il suo lavoro a quello di un cineasta, torniamo a un dibattito in voga da sempre. Un artista deve fare i film per il pubblico o per raccontare la propria visione del mondo? Il cinema è puro entertainment o forma d'arte? Il denaro non può essere l'unico fine di un'opera come un film, ma senza gli incassi, cioè il pubblico, il cinema non può vivere.

La fiera delle illusioni - Nightmare Alley, la recensione: le bugie che ci raccontiamo

"Volete essere ingannati"

Hugh Jackman con Michael Caine in una scena di 'The Prestige'
Hugh Jackman con Michael Caine in una scena di 'The Prestige'

The Prestige è la storia di due maghi, due Duellanti che si affrontano nella Londra vittoriana di fine Ottocento per essere il numero uno nel proprio campo. Ma è il film stesso che funziona come un vero e proprio gioco di prestigio. Come il film di Del Toro è chiaramente, e dichiaratamente, un film sull'illusione. E, come in Nightmare Alley, per i due artisti l'illusione non finisce una volta scesi dal palcoscenico. Sia per il protagonista de La fiera delle illusioni che per quelli di The Prestige, tutto, sul palco come nella vita, è un trucco, è illusione. Per i due maghi di The Prestige la cosa più preziosa è proprio il trucco, il segreto che permette il gioco di prestigio. È quello che i nostri occhi non vedono: nel momento del trucco, i nostri occhi sono spesso coperti o sviati. C'è spesso una tenda a nascondere quello che accade, una botola dove spariscono le persone. Ci sono le belle assistenti, "il modo più efficace per sviare gli sguardi". Ci sono addirittura dei servi di scena ciechi per tenere al sicuro il segreto. Ma la chiave sta in quello che ci viene detto alla fine del film. "Ora voi state cercando il segreto, ma non lo troverete, perché non lo state cercando. Non volete sapere. Volete essere ingannati" ci ammonisce la voce narrante. Si tratta di stare al gioco, farsi incantare, abbandonarsi alla magia. È così anche per il cinema. Ed è per questo che The Prestige è un film sul cinema.

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La fiera delle illusioni - Nightmare Alley: Cate Blanchett in una sequenza

Del Toro e Nolan, così lontani così vicini

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La fiera delle illusioni - Nightmare Alley: Cate Blanchett in un momento del film

La fiera delle illusioni - Nightmare Alley è molto vicino, ma anche lontano, a The Prestige di Christopher Nolan. Perché, proprio pensando al cinema, e quindi al senso del suo lavoro, Nolan ci suggerisce che c'è un patto tra artista e pubblico, tra incantatore e incantato. Allo spettacolo di prestidigitazione, come al cinema, il pubblico non vedere il trucco, è contento di non farlo. Prende quello che accade per vero. Anche il pubblico de La fiera delle illusioni prende quello che accade per vero, ma in questo caso non è preparato, non ha stretto un patto. Gli è stato promesso qualcosa che non gli viene dato, a differenza del pubblico di The Prestige, che sa a cosa sta assistendo. C'è qualcuno punta sulle debolezze delle persone, sui vuoti delle loro vite, per mostrare loro quello che vogliono vedere. In un caso c'è un patto, per quanto tacito, nell'altro una truffa. La differenza tra gli illusionisti di Nolan e quello di Del Toro, in fondo, potrebbe essere questa. Quella che passa tra un artista che propone al pubblico un prodotto dichiaratamente di finzione e un comunicatore che propone al pubblico un prodotto che dichiara di mostrare la realtà, la verità (un reality show, un servizio filmato, una notizia) quando è comunque un'opera costruita, qualcosa che è oggetto di manipolazione.

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