Il mio profilo migliore, la recensione: la vita virtuale per riscattare quella reale

La recensione di Il mio profilo migliore, il film di Safy Nebbou con Juliette Binoche e François Civil sui pericoli e le menzogne del web.

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Il mio profilo migliore: Juliette Binoche in una scena del film

Dopo essere passato dal Festival di Berlino e dal Biografilm di Bologna, arriva finalmente nel nostro paese Il mio profilo migliore, il nuovo film con Juliette Binoche che verrà distribuito dal 17 ottobre grazie a I Wonder Pictures. Iniziamo così la nostra recensione di Il mio profilo migliore sottolineando come questo film sia stato presentato più volte in ambito festivaliero. Tratto dall'omonimo romanzo di Camille Laurens, il film diretto da Safy Nebbou vuole porre l'attenzione riguardo le sfaccettature di una seconda vita virtuale e le sue intersecazioni con la vita reale.

La trama: una vita virtuale che condiziona inevitabilmente quella reale

Quando ci si crea una vita virtuale, basata sulle menzogne, è inevitabile che le conseguenze ricadano sulla vita vera, quella reale, quella insoddisfacente che continua ad essere tentata dal suo doppio virtuale, vista come un'isola felice. Fatti e situazioni che accadono a Claire, una donna appena cinquantenne che, con una separazione sulle spalle e due figli a carico, intreccia una relazione con un ragazzo molto più giovane di lei, Ludo.

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Il mio profilo migliore: Juliette Binoche in una sequenza del film

Sebbene il ragazzo sia propenso ad una relazione effimera e basata sul sesso, Claire vorrebbe qualcosa di più: per poter spiare il suo amante la donna decide di creare un profilo Facebook e spacciarsi per una ragazza con la metà dei suoi anni. È proprio così che Claire conoscerà Alex, un coinquilino di Ludo, e si innamorerà ben presto di lui che la contraccambia, convinto che la sua interlocutrice sia la giovane Clara. Nonostante le menzogne e gli inganni, Claire prova dei sentimenti reali nei confronti di Alex, emozioni forse nuove e che la rendono viva, la fanno sentire davvero una venticinquenne.

Di identità del doppio ed amori labirintici

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Il mio profilo migliore: Juliette Binoche in un'immagine

Il mio profilo migliore è un film di Safy Nebbou narrato su più livelli: il primo, quello reale, e il secondo, quello in cui tutto ruota intorno alla questione dell'identità, intesa in senso sia specifico del personaggio, sia rivolgendosi ad una dimensione più sociale. La storia di questo film, dunque, non si sviluppa in modo convenzionale, ma procede in maniera labirintica: le realtà, che si confondono e si aprono a diverse chiavi di lettura - il percorso romanzesco, i toni del thriller, la questione sociale - procedono lungo strade irte di imbrogli, bugie, mezze verità e veri sentimenti.

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Il mio profilo migliore: Juliette Binoche in un momento del film

Ma si può parlare di doppie identità, di metamorfosi virtuali, di sentimenti d'amore e, allo stesso tempo, di rivalsa, senza parlare di manipolazione affettiva e virtuale? Le azioni di Claire sono mosse da un sentimento di irrisolutezza profondamente radicato in lei e, soprattutto, dalla condizione di sentirsi una donna completamente invisibile sotto tanti punti di vista. Una donna che si vede avvizzire, mentre sembra che il resto del mondo continui ad andare avanti dieci volte più veloce di lei rimanendo giovane.

Spacciandosi per un'altra persona, in questo caso una ragazza con la metà dei suoi anni, la protagonista si sente fiera di vivere emozioni e desideri giovanili forse da lei mai provati, così come il fatto di sentirsi finalmente parte di qualcosa, di una relazione esclusiva, seppur virtuale. Ma il qui ed ora reale è ben altra cosa e dopo l'inevitabile intreccio con il fittizio, presto o tardi, il prezzo da pagare sarà alto sia per l'accalappiatrice, che per il suo amante virtuale.

Juliette Binoche protagonista di un gioco di specchi

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Il mio profilo migliore: François Civil in una scena del film

Ciò che maggiormente funziona in Il mio profilo migliore è la componente visiva che si sviluppa con un sapiente gioco di specchi. È in questo modo che viene moltiplicato il turbamento interiore della protagonista, visibile sullo schermo del computer, quello stesso schermo che contribuisce a mascherare la realtà vera, mettendola, esattamente allo stesso tempo, a confronto con quella virtuale e fittizia. Giochi di specchi spettrali, di ferite psicologiche riflesse che vedono protagonista una Juliette Binoche sempre più sprezzante della paura di mettersi in mostra e a nudo, di affrontare narrazioni nuove con coraggio. Un'attrice che ha dato al suo personaggio non solo le caratteristiche previste in sceneggiatura, ma che ha donato il suo essere donna, un animo che non vede l'ora di incendiarsi e abbandonare lo status di fuoco fatuo. Un film, quello diretto da Safy Neebou, che vede anche il giovane attore François Civil, già visto in Frank e Necropolis - La città dei morti, nei panni del giovane Alex, in grado di trasmettere tutte le emozioni e l'animo del protagonista utilizzando quasi principalmente la voce e tutta la sua sensibilità.

Conclusioni

In conclusione alla recensione de Il mio profilo migliore, diventa opportuno sottolinearne la dimensione sociale molto forte. Perché gli eventi vissuti dalla protagonista non fanno altro che riflettere quella società ormai alla deriva nella virtualità dei social media. Un mondo, quello virtuale, in cui diventa sempre più difficile scindere il reale da ciò che non lo è, con il rischio di confondere i livelli e diventare vittima delle conseguenze.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.4/5

Perché ci piace

  • Il film illumina i problemi delle differenze di età, soprattutto quando è la donna a essere più vecchia dell'uomo, e della sudditanza psicologica causata dall'invecchiamento.
  • È un'interessante riflessione sugli sviluppi delle relazioni nell'era di internet.
  • Juliette Binoche illumina una pellicola che parte da un premessa intrigante.

Cosa non va

  • Il film tende sempre a dare l'impressione di non riuscire a fare quello step oltre per procedere nell'analisi delle tematiche descritte.
  • Ma a lungo andare inizia a girare a vuoto, soprattutto per via della scelta di aggiungere troppi finali.