Il genio di Stephen King al cinema

E' lo scrittore più saccheggiato dall'industria cinematografica americana: le sue storie hanno turbato le notti di estrosi sceneggiatori ed avidi produttori.

Stephen King è un uomo felicemente sposato da 33 anni, padre di tre figli, residente in una villa isolata nello stato del Maine. E' anche lo scrittore più saccheggiato dall'industria cinematografica americana e, per questo, lautamente ricompensato. La sua mente ha generato storie fantastiche destinate a turbare le notti di estrosi sceneggiatori ed avidi produttori. Romanzi, novelle, racconti sono diventati opere filmiche più o meno memorabili, spaziando qualitativamente dall'acqua minerale allo champagne.

Il botto lo fece Stanley Kubrick quando si assicurò i diritti per realizzare la versione cinematografica di Shining, ritenendo ottima l'idea portante del romanzo e mediocre lo sviluppo. Lo smontò, lo rimontò personalizzandolo e creò un terrificante viaggio all'interno della psiche umana. Nonostante il mattino avesse l'oro in bocca, King non apprezzò mai quella revisione e, quando ne ebbe l'opportunità nel 1997, curò di persona una nuova versione in tre episodi destinata al mercato televisivo. Discreti risultati sono stati ottenuti da mini serie televisive come quelle ricavate da It, I langolieri, L'ombra dello scorpione o I Tommyknockers, mentre La tempesta del secolo e Rose Red sono stati originariamente concepiti per essere sfruttati direttamente dal piccolo schermo e solo in seguito le sceneggiature hanno visto la luce in edizione cartacea.

Prodotti cinematografici di forte impatto emotivo ci sono stati regalati da Frank Darabont e Rob Reiner. Il primo ebbe il merito di lasciare pressoché inalterate due storie meravigliose come Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank (diventato nelle sale italiane Le ali della libertà) ed Il miglio verde. Le sceneggiò e le diresse con una certa reverenza limitando il suo ruolo ad umile intermediario tra parole e immagini. Persino interi dialoghi dei due racconti sono riportati tali e quali sullo schermo. Il talento narrativo di Reiner ha invece saputo restituire l'anima dell'avventura adolescenziale tra disincantati ricordi de Il corpo (Stand by me - ricordo di un'estate) e l'angosciante prigionia forzata a colpi di mazza sulle caviglie di Misery non deve morire. Non meno dignitosi i lavori di Brian De Palma per Carrie - Lo sguardo di Satana, di Taylor Hackford per Dolores Claiborne (L'ultima eclissi) e di Bryan Singer per Un ragazzo sveglio (L'allievo).

La metà oscura di George A. Romero ha convinto solo a metà, appunto. Il film ha probabilmente sofferto la cattiva scelta del protagonista. Il seppur bravo Timothy Hutton non era sufficientemente versatile per il doppio ruolo previsto della trama. Al contrario Christopher Walken è il magnifico e dolente Johnny Smith de La zona morta di David Cronenberg, elogiato da King per le trovate raffiguranti le "visioni" del protagonista.

Il recente L'acchiappasogni di Lawrence Kasdan è un confuso amalgama di orrore, commedia, filosofia e science-fiction. Tecnicamente interessante se non altro, ma si esce dalla sala scrutandosi a vicenda nell'attesa che l'imbarazzo collettivo si stemperi.
La meravigliosa opera Cuori in Atlantide, ridotta e semplificata da William Goldman, lo stesso sceneggiatore di Misery (evidentemente ormai alla frutta), perde tutto il fascino di un King maturo, sia anagraficamente sia letterariamente. Il libro si articola in cinque racconti ambientati in spazi e tempi diversi che hanno come unico denominatore la carismatica Carol Gerber il cui passaggio nelle vite altrui lascerà tracce indelebili. Malinconico, nostalgico, amaro. Forse il più autobiografico dei suoi romanzi, in cui le riflessioni dello scrittore ormai cinquantenne s'infrangono sugli scogli della consapevolezza che il passato, quel continente ricco di gioventù, sogni, speranze, si è inesorabilmente inabissato.

Realizzati con budget modesti, come s'imponeva per il filone di film horror degli anni '80, Christine, la macchina infernale del maestro John Carpenter, Cujo, Fenomeni paranormali incontrollabili tratto da L'incendiaria, L'implacabile tratto da L'uomo in fuga con Arnold Schwarzenegger e diretto da Paul Michael Glaser (Starsky nella serie TV "Starsky & Hutch"), non sono niente di più che gadget per fans incalliti. Da assumere con cautela, digerire e dimenticare.

Stephen King si è inoltre piacevolmente prestato ad apparire nei film figli dei suoi libri quando se n'è presentata l'occasione. Impresario di pompe funebri ne I sonnambuli, prete in Cimitero vivente, dottore ne L'occhio del male... Si è addirittura concesso il lusso di un'esperienza registica con il film Brivido, tratto dal suo racconto Camion. Ma sì, divertiamoci a praticare un altro sport, avrà pensato. Come fece Michael Jordan passando al baseball professionistico. Scadenti risultati per entrambi, meglio quindi tornare a tirare a canestro. Jordan si è finalmente ritirato, dopo vari falsi allarmi, dall'attività agonistica. King riuscirà con ogni probabilità a trovare l'elisir di lunga vita e continuerà a scrivere diventando immortale. La vita avrebbe un carico meno gravoso per tutti noi se lui ci sopravvivesse in eterno. Ma soprattutto sarebbe un bel finale aperto.