Il cinema contro la droga: nel film Polvere l'Italia marcia di cocaina

Dopo le difficoltà distributive, arriva finalmente nelle nostre sale il film indipendente diretto da Massimiliano D'Epiro e Danilo Proietti. La cocaina e l'importanza di combatterla anche attraverso il cinema sono stati gli argomenti principali della conferenza stampa di presentazione dell'opera.

Il cinema torna a interessarsi all'annoso problema della droga in un film indipendente, Polvere, che trova finalmente la via della sala dopo essere rimasto fermo per circa due anni a causa di difficoltà distributive. In molti hanno infatti sbattuto le porte in faccia ai due registi, Massimiliano D'Epiro e Danilo Proietti, considerando il loro primo lungometraggio, che mescola realtà e finzione attraverso l'escamotage del mockumentary, uno spot per quella droga sempre più diffusa nella nostra società, piuttosto che un film portatore di un messaggio positivo che aiuti a contrastarla. Alle accuse i due registi hanno sempre risposto ricordando che tutto il marcio presente nella loro opera non può essere in alcun modo preso a modello dai giovani che sapranno cogliere in esso gli effetti catastrofici che può provocare l'uso di cocaina anche di una sola notte. L'impasse è stata superata grazie all'intervento della Stella Production che a partire da venerdì 15 maggio distribuirà il film in una decina di sale romane, sperando poi di allargarsi nelle settimane successive alle varie zone d'Italia. Alla conferenza stampa di presentazione del film, ha ovviamente tenuto banco l'argomento cocaina, come droga alla portata di tutti che tocca ogni strato sociale e ogni fascia d'età. Attori e registi si sono dissociati dalle sue potenzialità di fascinazione, affermando a gran voce come Polvere sia un'opera decisamente contro la droga, che mostra gli effetti devastanti del suo uso. Intanto, il film si è visto assegnare il divieto ai minori di 14 anni: "Mi dispiace per questo limite, ma voglio sperare che la cocaina sia un problema che vada dai 14 anni in su" ha affermato Gianmarco Tognazzi, tra i protagonisti di Polvere. Accanto a lui un ricco cast formato da Primo Reggiani, Michele Alhaique, Gaia Bermani Amaral, Francesco Venditti, Lola Ponce, Loris Loddi e Rita Rusic.

Massimiliano D'Epiro, dopo tante vicissitudini Polvere arriva al cinema.

Massimiliano D'Epiro: Il nostro film trova finalmente il buio della sala dopo due anni di difficoltà distributive, dovute principalmente al tema che affronta. Quello della cocaina non mi pare però che sia un argomento così scottante, noi non abbiamo fatto nulla di così strano che portare sul grande schermo quello che succede abitualmente nel mondo fuori dalle sale. Oggi la cocaina è un collante che prende tutte le fasce sociali. Il prezzo ormai è irrisorio, perché si può comprare cocaina con soli otto euro.

Come nasce l'idea del film?

Massimiliano D'Epiro: Abbiamo cominciato ad interessarci al problema con il documentario Cocaina, intervistando i tossicodipendenti sul loro rapporto con la droga e soprattutto sugli effetti di questa dopo che avevano smesso di farne uso. Da lì ci è venuta l'idea di aggiungere a questo contesto reale degli elementi di fiction ed è nato così un lungometraggio. Il problema vero era la produzione, ma siamo stati fortunati nell'incontrare Umberto Massa e la sua Kupla Khan e il progetto è potuto così diventare realtà. Nessuno ci ha aiutato e penso sia davvero una cosa incredibile, visto che un film del genere avrebbe dovuto avere finanziamenti dallo Stato.

Quali sono gli elementi reali del film e quali quelli di finzione?

Massimiliano D'Epiro: Nel film chi ha la maschera dice la verità, mentre chi non ce l'ha finge, come ci ha insegnato Oscar Wilde.

Perché un film come Polvere dovrebbe aiutare a combattere la droga?

Danilo Proietti: Il film è nato per mandare un messaggio, che è suggerito da quello che avviene sullo schermo, cose cioè non belle che danno un'idea allo spettatore di quello che può succedere in una notte in cui si prende anche solo un grammo di cocaina.

Massimiliano D'Epiro: Il film non è moralista, perché l'interpretazione è lasciata allo spettatore, ma in esso si mostrano soltanto una serie di negatività che insieme formano il male. La cocaina è dappertutto nella nostra società, materialmente parlando, dall'aria che respiriamo all'acqua che scorre nei nostri fiumi.

Gaia Bermani Amaral: C'è da dire anche che la cocaina è un grosso problema della società, mentre a volte tende a passare con troppa leggerezza. Nel film abbiamo cercato di raccontare proprio questo.

Gianmarco Tognazzi: A noi che abbiamo realizzato questo film, sinceramente la cocaina fa schifo. Un film non cambia niente, ma nel nostro paese non ci sono molte pellicole che parlano di questo problema. Noi affrontiamo un tema che è la polvere, la cocaina, che tocca tutti i ceti sociali e tutte le fasce d'età. Un film non ha il potere di cambiare la società, ma può sensibilizzarla, attraverso personaggi sgradevoli ed enfatizzati. Di certo nel film non viene incitato l'uso della cocaina, il nostro intento era quello di allontanare le persone da questo problema. Bisognerebbe innanzitutto apprezzare la nostra buona fede.

Quanto è diffuso il problema della cocaina in Italia?

Danilo Proietti: Basta pensare agli eventi drammatici degli ultimi due mesi a Roma. Nessuno ci pensa, ma quei ragazzi coinvolti in risse finite tragicamente erano sicuramente sotto l'effetto di qualche droga. Oggi la cocaina è presente nel 70% delle tasche dei ragazzi che escono il sabato sera. Secondo alcune indagini, si consumano una media di 500 chili di cocaina al giorno in tutta Italia, soprattutto al Nord. Tutti pensano che la cocaina si usi solo nel fine settimana, ma ci sono anche persone che la usano tutti i giorni, che arrivano addirittura a fumarla e ne muoiono.

Massimiliano D'Epiro: Il problema della cocaina è che si usa settimanalmente, è pop. Il nostro film non ha ambizioni autoriali, ma vuole essere proprio pop come il tema di cui parla.

Qual è il rapporto con la cocaina dal punto di vista femminile?

Gaia Bermani Amaral: Non credo che cambi molto da uomo a donna. Forse è un rapporto più aggressivo perché la donna si è emancipata ormai, ma non penso si possa fare distinzione tra i due sessi in merito al problema.

Danilo Proietti: C'è da dire che la cocaina piace sopratuttto alle donne, che sono quelle che più facilmente ci ricadono, che ne sono più affascinate. Se poi si tratta di donne del mondo dello spettacolo è facile che si venga a sapere con maggiore scalpore. Pensiamo agli episodi degli anni '80 che hanno visto coinvolte Laura Antonelli e Serena Grandi, di cui si è fatto un gran parlare solo perché erano donne. Non è un caso che nel film sia proprio la donna quella che si ferisce più di tutti, perché ha meno difeso rispetto all'uomo che maschera meglio.

La voce narrante del film è la cocaina stessa.

Massimiliano D'Epiro: Abbiamo pensato che la cocaina fosse l'unica voce che dovesse avere questa possibilità, perché era inutile far parlare un tossico o uno spacciatore. La cocaina stessa era più fascinosa e intrigante e sapeva rendere giustizia a sé stessa.

Anche nel mondo del cinema esiste il problema cocaina?

Loris Loddi: Ho cominciato a fare l'attore da quando avevo 3 anni e 8 mesi e posso dire che la cocaina è una piaga che sta dappertutto. Ve lo dice uno che nel 1979 si bucava quotidianamente e che si è guardato sempre attorno nell'ambiente.

Primo Reggiani: Ma il problema dell'uso di cocaina ormai non ha più limiti. La prendono i commessi dei supermercati, gli operai, i musicisti, i pittori, gli scrittori, i giornalisti. Io stesso ho degli amici che per scaricare ogni giorno le casse dai camion hanno bisogno di ricorrere alla cocaina. E' un problema diffuso ed è inutile nasconderlo.

Quale sarà secondo voi l'accoglienza del messaggio del film da parte del pubblico?

Gianmarco Tognazzi: In questi due anni ha girato su internet il trailer del film che ha destato notevole interesse. Sono fiducioso su come il messaggio possa essere recepito perché più di una volta sono stato contattato da docenti, liceali e universitari che mi chiedevano di poter essere messi in contatto con i produttori del film per organizzare delle proiezioni scolastiche. Se solo un minuto di trailer su YouTube ha già messo in moto tutto questo, sono convinto che il film saprà essere ben recepito dai suo spettatori.

Quali sono i progetti futuri di due attori così giovani e bravi come Michele Alhaique e Victoria Larchenko?

Michele Alhaique: Polvere è stato il mio primo film, girato ormai un po' di tempo fa. Nel frattempo ho fatto altre cose. Tra poco farò una fiction per RaiUno diretta da Alberto Sironi, il regista di Montalbano, e prenderò poi parte al nuovo film di Renato De Maria. Inoltre, ho avuto l'onore di partecipare a Nine, il remake di Otto e mezzo, diretto da Rob Marshall, in tre scene accanto a Daniel Day Lewis. L'esperienza di girare un film indipendente come Polvere è però qualcosa di irripetibile, perché la sintonia che si crea sul set non finisce con lo stop delle riprese. Spero di continuare a fare questo tipo di cinema, anche se è importante garantirgli una distribuzione.
Victoria Larchenko: Si fa sempre un po' di gavetta. Io ho cominciato a fare l'attrice otto anni fa e qualche fiction ci è scappata. Ora è arrivato finalmente il momento dell'uscita al cinema di Polvere che mette ben in mostra le mie qualità e trasmette un messaggio importante. Prossimamente sarò nel film La bella gente diretto da Ivano De Matteo, accanto a nomi del calibro di Elio Germano, Monica Guerritore e Iaia Forte.