Gli Occhi del Diavolo, la recensione: una scuola per esorcisti e un horror femminista ma debole

La recensione de Gli Occhi del Diavolo: una suora cool, pochi sussulti e (quasi) nulla di nuovo per un altro horror sugli esorcismi. Protagonista del film, Jacqueline Byers. Al cinema.

Gli Occhi del Diavolo, la recensione: una scuola per esorcisti e un horror femminista ma debole

Diverse intuizioni visive, una cornice curiosa, lo sguardo sovrannaturale che inquieta senza però spaventare chissà quanto. E una domanda: il tasso di horror - in un film, in un romanzo - è oggettivo o soggettivo? Ciò che incute terrore è una legge universalmente riconosciuta, oppure c'è sempre e comunque un filtro personale a separare la finzione dalla realtà? Alcuni restano impassibili davanti a L'Esorcista di William Friedkin, altri invece si spaventano leggendo Piccoli Brividi di R.L. Stine (chi sta scrivendo fa parte del secondo insieme), e dunque non c'è una legge specifica che possa misurare il tasso orrorifico di un'opera. Però si può assolutamente misurare il tasso narrativo, che rimbalza sull'atmosfera tipica del genere. Dunque, per la nostra recensione de Gli Occhi del Diavolo (Prey for the Devil, titolo originale) di Daniel Stamm partiamo dal fatto reale che scatena gli eventi del film: sì, esistono delle scuole per esorcisti.

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Gli occhi del diavolo: un momento del film horror

O meglio, leggendo in rete, abbiamo scoperto che esistono dei corsi sul "Mistero dell'Esorcismo e la Preghiera di Liberazione". Un risvolto che potrebbe aver fatto da spunto allo sceneggiatore Robert Zappia (che finora aveva sceneggiato innocui film per bambini under 10!), che ha immaginato queste scuole come fossero Hogwarts o la X-Mansion degli X-Men. Scuole aperte però solo al clero, e con l'esorcismo pratica limitata ai preti. E le suore? Assistono, accudiscono i posseduti. Insomma, danno una mano come fossero delle infermiere. Anche perché i report che arrivano da San Pietro sono chiari: negli ultimi anni i casi di possessione sono aumentati in maniera esponenziale.

A scuola di esorcisti con Suor Ann

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Gli occhi del diavolo: un'inquadratura del film

Come dicevamo introducendo Gli Occhi del Diavolo (scusate ma, da fan di Boris, non possiamo non accostare questo titolo a Gli Occhi del Cuore), la Chiesa Cattolica sembra aver riaperto in modo segreto queste enormi accademie. Le più importanti si trovano a Boston e, naturalmente, in Vaticano. A Roma vengono trattati i casi più complessi, quelli "terminali". Il film è quasi interamente ambientato nella scuola di Boston, dove studia la giovane Suor Ann (Jacqueline Byers). La sua vocazione sarebbe quella di compiere direttamente gli esorcismi, nonostante gli unici autorizzati siano i sacerdoti. Come fossimo in un film degli X-Men dal sapore clericale, Padre Quinn (Colin Salmon), uno dei professori della scuola, accoglie il talento di Suor Ann permettendole di studiare le pratiche e assistere ai rituali. Ma nella struttura è ospitata una bambina posseduta, Natalie (Posy Taylor), che si rivelerà connessa con il passato oscuro della suora.

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Un horror che non spaventa

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Gli occhi del diavolo: una scena del film horror

Riallacciandoci all'iniziale filo del discorso, Gli Occhi del Diavolo è il solito horror sovrannaturale che rivede il concetto di possessione come una sorta di vergogna, che accomuna le sfortunate vittime. In mezzo, tra (pochi) sussulti e svolte annunciate, c'è un buon taglio registico, troviamo una riflessione sul concetto religioso ed ecclesiastico assurdamente precluso al genere femminile, e una Jacqueline Byers che ce la mette tutta per essere credibile nel ruolo di una suora marcatamente cool. Com'è purtroppo ovvio per operazioni del genere l'assetto non basta per generare un racconto credibile. Credibile non al livello reale, bensì credibile a livello cinematografico: sospendiamo l'incredulità e facciamo un patto con il racconto, ma se quel racconto non regge diventa necessariamente un nostro problema.

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Gli occhi del diavolo: una scena

Chiaro però che titoli come quello di Daniel Stamm (ripetiamo, ha un buon occhio) siano concepiti per intrattenere in modo molto semplice e lineare, agganciando sia i fifoni che i temerari. In fondo, al livello narrativo, c'è nulla o quasi che possa incutere paura, se non altro in funzione del concetto di esorcismo, che equivale ad uno dei misteri più oscuri della Fede. Ciononostante ripetiamo che le emozioni, tra cui la stessa paura, sono soggettive. E allora, magari, potreste spaventarvi anche con Gli Occhi del Diavolo...

Conclusioni

Pochi sussulti, idee discrete e un horror che non aggiunge poi molto al filone sovrannaturale e religioso. Chiudiamo la recensione de Gli Occhi del Diavolo consigliandolo solo agli appassionati del genere, che potrebbero trovare qualche spunto interessante.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Jacqueline Byers, ce la mette tutta.
  • La sfumatura femminista è interessante.

Cosa non va

  • La paura è soggettiva, ma qui si fa fatica a provare anche il minimo brivido.
  • L'accademia degli esorcisti sembra Hogwarts.
  • Il finale, che sfocia nell'ilarità.