Gli addestratori, la recensione: Lillo (che non fa Lillo) in una commedia dalla tenera semplicità

La recensione de Gli addestratori: spirito indie e sceneggiatura emotiva, quello di Andrea Jublin è un film amorevolmente piacevole. In streaming su Prime Video.

Gli addestratori, la recensione: Lillo (che non fa Lillo) in una commedia dalla tenera semplicità

Il più grande problema delle commedie italiane degli ultimi vent'anni è l'abuso del concetto di "imprevisto". Quell'imprevisto che invece di fungere solo da espediente narrativo, gioca un ruolo da protagonista, offuscando di conseguenza una sceneggiatura spesso gracile. Ce ne accorgiamo anche dalle note di produzioni, o dalle sinossi ufficiali, di quanto il contrattempo sia usato e abusato in modo spasmodico. Veloce intro per dire invece che ne Gli addestratori di Andrea Jublin, l'imprevisto che altera la storia, è assolutamente funzionale, facendo sì che il film, arrivato su Prime Video, possa avere una sua ragione indotta non tanto dalle regole stantie del genere, bensì dallo spirito di una visione, per quanto possibile, libero e perché no, anche sofisticato.

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Lillo, protagonista de Gli addestratori

E qui ci chiediamo, se Gli addestratori è effettivamente un buon film, come mai la promozione non è stata all'altezza? Domanda probabilmente fine a sé, in quanto l'opera di Jublin (che bello il suo Banana del 2014) ha il suo riverbero nell'emotività tipica di quel cinema indipendente anglofono, sia per stile che per visione. Non è una commedia dura e pura, né un vero e proprio family movie (e questo è un bene: in Italia i family movie non li sappiamo fare), e forse per questo la sua catalogazione, per le regole dello streaming, lo renderebbe poco comunicabile agli utenti (che comunque l'hanno premiato!). Tant'è, che Gli addestratori, nella sua semplicità e nel suo calore, sembrerebbe quasi un film "da Sundance", se non fosse che il protagonista è un Lillo (più o meno) libero dalle sue maschere.

Gli addestratori, la trama: bambini e cani insieme? Si può

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Geppi Cucciari e Lillo, insieme ai protagonisti a quattro zampe

La storia, scritta da Lara Prando e Michele Abatantuono, parte da una negazione diretta al solito luogo comune di "mai lavorare al cinema con bambini e con i cani". Spesso più bravi degli attori veri e propri, cani e bambini sono proprio i protagonisti de Gli addestratori. Accade che Pasquale (Lillo Petrolo), addestratore, dopo aver perso una gara contro la sua ex moglie Marta (Geppi Cucciari, spregevole villain), è costretto a cederle l'amato cane, Cecchino. In qualche modo Pasquale deve risollevarsi, e provare a riprendersi il suo amico a quattro zampe. Che fare? Organizzare un asilo per cani. E qui irrompe l'imprevisto: complice un annuncio, l'asilo per cani viene scambiato per un asilo per bambini. Costretto a far di necessità virtù, Pasquale prova a tenere botta, fingendo di aver le capacità pedagogiche giuste, aprendo le porte ad un gruppo di bambini e bambine che, diremmo, scalmanati e poco avvezzi all'unione.

Tenerezza e spirito indie

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Tutti insieme appassionatamente!

Macchina a mano, spirito intraprendente (divertente la citazione a Il signore delle mosche), umorismo dosato, e mai compiaciuto. Volutamente fuori tempo e fuori posto, come il Pasquale di un Lillo che molla per un attimo l'immaginario pop che si è costruito, lasciandosi andare ad una storia definibile di formazione, che appunto fa della spontaneità e del tempore una sorta di rifugio sicuro, in cui i sentimenti e la benevolenza sono in qualche modo il motore capace ancora di fare la differenza, rendendoci migliori e, soprattutto, rendendoci all'altezza emotiva dei cani e dei bambini. Direte voi, suscitare emozioni con i bambini e con i cani è facile. Vero, ma bisogna saper organizzare al meglio il materiale umano e animale a disposizione, per non scendere nel didascalico, nel fiabesco a tutti i cosi, o appunto nei soliti cliché del film per-tutta-la-famiglia.

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Lillo insieme a Francesco Pannofino, guest star del film

Certo, poi sarebbe bastato poco per rendere Gli Addestratori riuscito nella sua totalità: un finale che avrebbe previsto almeno un'appendice, risultando quasi tagliato per quella che sembra una risoluzione troppo sbrigativa. Tuttavia, resta lo svagato divertissement cercato da Andrea Jublin, mettendo al centro del film le disavventure di un uomo qualunque che non si vuole rassegnare, ma anzi cerca in tutti i modi di andare avanti, puntando a ritrovare un posto nel mondo. Niente di imprescindibile, eppure sarà lo stile indie di Jublin, sarà la tenerezza sbadata di una sceneggiatura che avrebbe molto da dire, che Gli addestratori finisce per riuscire proprio dove altre operazioni simili hanno fallito, trovando la giusta misura anche all'interno di una tenera semplicità.

Conclusioni

Un po' a sorpresa, eccoci a giudicare in modo positivo una commedia dal sapore indie, per merito della visione narrativa ed estetica di Andrea Jublin. Gli addestratori, arrivato su Prime Video senza però la giusta comunicazione, riesce nel suo intento, liberandosi dagli archetipi del family movie, puntando invece sulla semplicità di una storia piccola ma non per questo poco efficiente.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • La regia di Andrea Jublin.
  • La fotografia, colorata e calda.
  • La tenera semplicità.

Cosa non va

  • Il finale, decisamente sbrigativo.