Fratelli Detective: incontro con Giulio Manfredonia

Abbiamo rivolto alcune domande al regista della nuova fiction Mediaset interpretata da Enrico Brignano ed in onda l'8 Giugno nella prima serata di Canale 5.

Da aiuto regista per Luigi Comencini e poi per la figlia Cristina dal 1985, al debutto con il lungometraggio Se fossi te del 2001, fino ad arrivare al recente David Giovani vinto dal suo terzo film, Si può fare, la carriera del giovane regista Giulio Manfredonia è arrivata ad un punto di svolta importante ed ora si arricchisce di un'ulteriore esperienza con l'esordio alla regia di una produzione televisiva per Mediaset: Fratelli Detective, in onda l'8 Giugno in prima serata su Canale 5.
Il film per la TV è una miscela di commedia e poliziesco che il pubblico nostrano ha già dimostrato di apprezzare proprio alcuni mesi fa con la serie di casa Rai Il commissario Manara e che Mediaset ha realizzato con l'intento di farne un episodio pilota per una potenziale serie da produrre nel prossimo futuro.
Girato a partire dallo scorso Natale in alta definizione a Roma, dal Pigneto ad alcuni luoghi storici della capitale come Piazza Navona, piazza Argentina e il Pantheon, il film è stato sceneggiato da Dido Castelli ed ha come protagonisti Enrico Brignano ed il giovane Marco Todisco nel ruolo dei due fratelli del titolo, affiancati da un gruppo di attori affiatati e composto da Tiziana Lodato, Luca Angeletti e Rosaria Russo, con la partecipazione Bebo Storti ed Antonio Catania.
Ma prima di approfondire il discorso sulla nuova fiction Mediaset, non potevamo iniziare la nostra chiacchierata con il regista Giulio Manfredonia in altro modo che complimentandoci con lui per il riconoscimento ottenuto meno di un mese fa, per il quale il regista si è detto felice ed orgoglioso, "uno dei traguardi per i quali si lavora una vita intera".

Pensa che l'accoglienza ricevuta da Si può fare, sia alla sua proiezione al Festival di Roma sia successivamente con il David vinto, ma soprattutto con le nove candidature ricevute, possa procurare un'attenzione maggiore per i suoi prossimi lavori, sia a livello produttivo che di pubblico?

E' indubbiamente una grande opportunità, questi riconoscimenti aiutano noi giovani registi che in Italia siamo quasi invisibili. Ci permettono di metterci in mostra e di raggiungere una platea più vasta, anche in occasione della trasmissione televisiva della premiazione. E soprattutto aiuta il fatto che il film sia stato considerato di valore ed abbia ricevuto tanto spazio e tanti giudizi positivi.
E' un rammarico che tantissimi premi e riconoscimenti si concentrino su film che non ne avrebbero bisogno per ottenere visibilità, mentre ci sono tanti piccoli film che ne gioverebbero.

Quali sono invece gli ingredienti principali di Fratelli Detective, e a chi potrà piacere questa nuova fiction?

E' la storia di due fratelli che si conoscono all'inizio del film ed entrano in contatto perchè il padre di entrambi muore e lascia in eredità a Forti il fratello piccolo, di cui ignorava l'esistenza. All'inizio si tratta di un lascito non gradito, perchè Forti è un poliziotto disincantato, uno scapolo incallito ed inoltre prova del rancore nei confronti del padre. Insomma per lui occuparsi di questo ragazzino è soprattutto un peso. Col tempo, però, nasce una grande solidarietà tra i due ed un rapporto che sfocia anche nel lavoro, perchè il piccolo Lorenzo è un appassionato di gialli ed ha delle intuizioni geniali che aiutano Francesco nelle indagini che sta seguendo.
Il risultato è una armoniosa commistione di generi, con le sue diverse anime ben bilanciate tra loro: c'è il giallo classico, incarnato dai due casi seguiti nel corso del film, alternato ad elementi da commedia molto lieve, mai volgare, ma anche sentimentale, se vogliamo, perchè non mancano anche sfumature romantiche.

Il genere della detection-story è pieno di coppie particolarmente astute e abili nel risolvere misteri, si pensi a Sherlock Holmes e il fido Watson, o anche a Tommy e Tuppence Beresford, ideati da Agatha Christie. Per i due fratelli protagonisti della serie si è ispirato a una celebre coppia di detective, o ha deciso di prendere una direzione completamente nuova?

Il legame alla detective story classica non viene fuori tanto nel rapporto tra i due protagonisti, quanto nella costruzione delle storie vere e proprie. Infatti non si tratta di un poliziesco come è inteso negli ultimi tempi, ma più propriamente di un giallo con uno sviluppo narrativo molto classico, alla Agatha Christie, con un mistero da scoprire, delle indagini con colpi di scena ed una rivelazione finale. Si tratta di intrecci gialli veramente ben scritti da Dido Castelli.

Come ha scelto il cast del film? Ha avuto in mente Brignano per il ruolo del protagonista fin dall'inizio?

Abbiamo lavorato, come sempre in questi casi, partendo dai personaggi e poi scegliendo gli attori più adatti ad interpretarli. Nel caso di Brignano, il personaggio gli calza a pennello e gli dà anche la possibilità di dare un'immagine inedita di sè: non appare solo divertente, ma anche tenero. Ha affrontato anche le situazioni d'azione da attore completo, sono stato molto impressionato dalla sua bravura e dalla sua professionalità.

In caso di ascolti positivi, è previsto che questo film TV possa diventare una serie a tutti gli effetti nel prossimo futuro?

Ci piacerebbe molto, perchè è stata una bella esperienza. Abbiamo messo insieme una squadra di attori ben amalgamata ed interessante: oltre a Brignano, ci sono volti nuovi come Luca Angeletti e Rosaria Russo che fanno parte della squadra di poliziotti che collabora con Forti, c'è Tiziana Lodato nel ruolo della cameriera innamorata del protagonista, un magnifico Bebo Storti nel ruolo di un commissario cattivissimo, una bella partecipazione di Antonio Catania che dà il volto ad un perfido professore molto ben descritto... insomma abbiamo messo insieme un bel gruppo e sarebbe bello poter continuare.

Il mix tra poliziesco e commedia ha già dato risultati positivi nel corso di questa stagione televisiva con Il Commissario Manara, questo la rende fiducioso riguardo l'accoglienza che otterrà Fratelli Detective?

Siamo fiduciosi perchè il prodotto è carino e siamo riusciti a fare tutto quello che avremmo voluto, quindi siamo soddisfatti del risultato. E' stata una bella esperienza, perchè ero circondato da una gruppo affiatato e professionale ed è sempre stimolante lavorare in un ambiente del genere e su testi ben scritti come questo. Inoltre tra gli attori si è creata una bella alchimia, dal rapporto tra Brignano ed il giovane Todisco che che contribuisce ad aggiungere un tocco delicato e piacevole alla storia, alla partecipazione di Bebo Storti ed Antonio Catania che rappresentano un valore aggiunto.

Tornando a Il Commissario Manara, si tratta di una serie che ha visto al lavoro un altro giovane regista italiano, Davide Marengo, anche lui di provenienza cinematografica. Trova che rispetto al passato ci sia anche in Italia un maggiore interscambio tra l'ambiente cinematografico e quello televisivo?

Un regista giovane non può fare a meno di considerare anche la televisione, perchè permette di avere una visibilità maggiore e di dialogare maggiormente con il pubblico. E' senza dubbio un'opportunità ed è bene che ci sia questo cambio generazionale in atto, ma allo stesso tempo gli autori che vengono dal cinema portano anche un valore aggiunto alle produzioni televisive. Devo dire che Mediaset è più attenta a questi aspetti, mentre la Rai, soprattutto nella sua rete ammiraglia, resta più tradizionalista e legata al passato. Non mancano produzioni interessanti, ma c'è meno coraggio di sperimentare ed andare verso nuove direzioni.
E' comunque in atto un cambiamento interessante che non può che giovare a tutto l'ambiente.

Lei ha già collaborato in passato con due produzioni televisive come I Liceali e Giornalisti, ma ha lavorato soprattutto per il cinema. Ritiene che ci siano ancora molte differenze, nel modo di raccontare una storia per la televisione o per il grande schermo?

Trovo il lavoro molto simile, la differenza è soprattutto sui tempi: in televisione si lavora più in fretta. Quindi paradossalmente serve anche più mestiere. Per il cinema invece c'è bisogno di lavorare a storie più ambiziose perchè si deve smuovere lo spettatore e convincerlo ad andare in sala. In definitiva trovo che la televisione sia una palestra stupenda, che ci sia la possibilità di realizzare prodotti eccellenti e che cinema e tv insieme possono contribuire a formare una variegata squadra di registi che possa affrontare i più diversi temi e generi.
Tanto cinema anche europeo viene dalla televisione, penso per esempio anche agli autori danesi del dogma che nascono da una TV molto attenta e coraggiosa. Purtroppo nel nostro paese c'è poco cinema in televisione e molta fiction, questo a causa del predominio della televisione generalista, che deve accontentare un pubblico ampio e che inoltre ha fatto sviluppare la tendenza malsana di realizzare anche molto cinema standardizzato su criteri di scelta televisiva.
Ora con le produzioni di Sky si può andare in una direzione diversa; d'altra parte anche la rinascita della televisione americana viene dalle televisioni satellitari o a pagamento che possono effettuare scelte più coraggiose e fare da rompighiaccio per quello che viene dopo. Noi dovremmo cercare di stare un passo avanti e non restare indietro, dovremmo cercare di anticipare i tempi.

Per quanto riguarda il cinema, invece, ha già nuovi progetti in cantiere per il futuro?

Ci voglio pensare bene, dopo Si può fare ci vuole un progetto importante. Per il momento mi voglio dedicare a Fratelli Detective, perchè penso che ci sia una buona squadra al lavoro e si possa fare qualcosa di interessante.