Il male non esiste, la recensione: Hamaguchi ancora in viaggio, questa volta nella natura

La recensione di Il male non esiste (Evil Does Not Exist), il nuovo film di Ryusuke Hamaguchi in concorso all'edizione 2023 della Mostra del Cinema di Venezia.

Il male non esiste, la recensione: Hamaguchi ancora in viaggio, questa volta nella natura

Il Giappone è un paese fatto di contrasti. Se ne accorge chi passeggia per le strade di Tokyo, scorgendo un tempietto dal sapore d'altri tempi che fa capolino nella modernità dei grattacieli e le insegne dei negozi; lo capiamo vedendo i giovani con vestiti iperpop accanto a chi veste ancora in abiti tradizionali. Lo percepiamo in tantissimi dettagli che tratteggiano un mondo unico e affascinante e lo ricordiamo in apertura di questa recensione di Il male non esiste (Aku wa sonzai shinai nel titolo originale giapponese) perché il contrasto, o confronto o conflitto, è presente anche nel nuovo lavoro di Ryusuke Hamaguchi, che tanto ci aveva entusiasmati col precedente Drive My Car.

Uomo e natura nella trama di Evil Does Not Exist

Il Male Non Esiste  2023 Neopa   Fictive 2
Il male non esiste: un'immagine del film

In questo caso il conflitto è insito rapporto tra uomo e natura, che si concretizza nel villaggio di Mizubiki, nei pressi di Tokyo, dove Takumi e la figlia Hana vivono un'esistenza modesta, sincronizzata sul ritmo e i cicli naturali. Un'esistenza messa a rischio dall'arrivo della modernità, dal progetto di gampling da realizzare sul territorio, per offrire agli abitanti della metropoli una valvola di sfogo dalla frenesia della vita di città. I primi incontri dei funzionari che arrivano da Tokyo rendono però subito chiaro che gli interventi avranno un impatto negativo sulla rete idrica locale, mettendo a rischio il delicato equilibrio della natura e suscitando il malcontento degli abitanti del posto.

Il suono della natura

Aku Wa Sonzai
Il male non esiste: una scena del film

I primi minuti di Il male non esiste ci immergono nel mondo pacifico di Mizubiki, dell'esistenza fuori dal tempo dei suoi abitanti: i rami degli alberi che scivolano via, Takumi che taglia con metodo e calma la legna, l'acqua raccolta al ruscello. Ogni dettagli segna il tempo di vite che si muovono secondo tempi e logiche diversi da quelli della frenesia della vicina Tokyo che sta per invaderli. La musica di Eiko Ishibashi è colonna portante del film di Hamaguchi: alla loro seconda collaborazione dopo Drive My Car, il lavoro portato avanti è di natura diversa, più collaborativo, con la compositrice coinvolta anche durante le riprese. Lo si percepisce dal ritmo della pellicola e dalla sua natura più libera da costrutti narrativi tradizionali.

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Il messaggio ecologista

Il messaggio ecologista di Evil Does Not Exist è palese e preponderante nell'economia del film, ma declinato secondo la visione personale di Ryusuke Hamaguchi: il regista sembra voler suggerire che i due mondi sono in un equilibrio nel quale non bisogna intromettersi, che si determina, muta o mantiene secondo dinamiche che si modificano nel tempo. Senza forzature, senza interventi bruschi e ingiustificati. L'ecosistema di Mizubiki si muove secondo le proprie regole e le sue dinamiche che possono essere alterate, rovinate, distrutte.

Il Male Non Esiste  2023 Neopa   Fictive 1
Il male non esiste: una foto del film

Evil Does Not Exist è un film diverso da Drive My Car ed è forse nel complesso meno dirompente, ma conferma la capacità di Hamaguchi di portare avanti il proprio discorso autoriale con coerenza e convinzione. E lo dimostra che a diverse ore dalla proiezione a Venezia 2023, dove è in Concorso, stiamo continuando a pensarci e discuterne.

Conclusioni

Non è il nuovo Drive My Car il film di Ryuskuke Hamaguchi di cui vi abbiamo parlato nella recensione di Evil Does Not Exist, ma non mancano motivi di interessi nel lavoro del regista presentato alla Mostra di Venezia 2023: diverso il lavoro della e sulla musica, diversi i tempi narrativi, prezioso il messaggio ecologista che ammonisce nei confronti di ciò che altera il complesso equilibrio tra uomo e natura. Un'opera che non colpisce in prima battuta, ma lascia germogliare il seme della riflessione nella mente dello spettatore.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Il lavoro sulla musica, realizzato insieme alla compositrice Eiko Ishibashi.
  • Il messaggio ecologista e il sottolineare l’equilibrio uomo/natura.
  • La capacità di fotografare i luoghi in cui ci si muove, cogliendone la bellezza autentica.

Cosa non va

  • A dover fare il confronto con l’opera precedente, si nota una minor solidità dal punto di vista di scrittura e regia.