Death to 2020, recensione: come finire l’anno all’insegna della risata su Netflix

La recensione di Death to 2020, evento speciale di Netflix a firma di Charlie Brooker che mette alla berlina gli ultimi dodici mesi.

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Death to 2020: Samson Kayo in una scena del film

Scrivere la recensione di Death to 2020 comporta un effetto catartico di non poco conto, poiché il nuovo speciale di Netflix (i titoli di testa lo descrivono come "un evento comico originale") esorcizza tutto ciò che c'è da ricordare - o meno - di un anno fuori dal comune, con l'aiuto dell'ironia acidissima di uno sceneggiatore come Charlie Brooker, la cui voce è presente non solo nella brillante scrittura di questo finto documentario sul 2020, ma anche come interlocutore invisibile dei vari intervistati. E il tono è chiaro sin dall'inizio, mentre Samuel L. Jackson, nei panni di un giornalista, si prepara per il suo intervento e chiede quale sia l'argomento del film. Una volta udita la risposta, commenta "Perché cazzo vorresti fare una cosa del genere?". E così inizia l'autopsia comica di un anno che si spera rimanga un caso isolato nel lungo termine.

La parola agli esperti

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Death to 2020: Lisa Kudrow in una scena del film

Death to 2020 riunisce varie star attraverso il formato del mockumentary, con interviste singole (escamotage ideale per girare il progetto nel rispetto delle norme sanitarie vigenti nel mondo) abbinate a spezzoni d'archivio che illustrano i tratti salienti dell'anno che sta per finire: si parte da Greta Thunberg, che Samuel L. Jackson paragona a Billie Eilish ("È famosa, ma tutto quello che dice è deprimente"), per poi arrivare agli Oscar (sempre Jackson, commentando 1917: "L'anno del film, e il numero di personaggi bianchi"), dopodiché si parla quasi esclusivamente della pandemia e delle sue conseguenze globali, con un occhio di riguardo per le reazioni americane e britanniche, e della recente elezione presidenziale. A commentare ci sono, tra gli altri, Hugh Grant (uno storico), Lisa Kudrow (una portavoce conservatrice), Leslie Jones (una sociologa) e Tracey Ullman (la regina Elisabetta II). Il tutto narrato da Laurence Fishburne, che fa suo un copione che in circostanze normali sarebbe recitato quasi interamente dall'autore, con perle come questa: "Il lockdown è il più grande fenomeno globale dopo il Marvel Cinematic Universe."

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Death to 2020: Dianne Morgan in una scena del film

Eh sì, perché questa è l'evoluzione di un percorso, quello di Charlie Brooker, che il pubblico britannico conosce molto bene: se per noi lui è principalmente l'autore di Black Mirror, nel Regno Unito è famoso soprattutto per un altro programma satirico, il Wipe, dove commenta l'attualità con il suo classico mix di sarcasmo e cinismo (questo anche in altre sedi: nel 2016, invitato a condurre l'episodio di Have I Got News For You andato in onda subito dopo la vittoria elettorale di Donald Trump, ha commentato la cosa definendola "l'ennesima tappa di un esperimento politico volto a dimostrare che la democrazia è una merda"). Solitamente Brooker fa proprio un Wipe di fine anno, dove riassume gli ultimi dodici mesi avvalendosi di spezzoni d'archivio e di qualche collaboratore, come Diane Morgan - presente anche nel nuovo speciale nei panni della persona qualunque, che se ne esce con "Ma questo sarà disponibile su Quibi?" - nel ruolo di Philomena Cunk, personaggio di culto che ha avuto diritto a un proprio spin-off. Da qualche anno questa ricorrenza è saltata, a causa degli altri impegni di Brooker, ma qualche mese fa è tornata sotto forma di speciale a tema Coronavirus (di cui potete vedere un estratto qui sotto). In tale occasione Brooker ha anche spiegato, nel modo migliore possibile, perché anche uno come lui non riesce a seguire tutti gli aggiornamenti sulla pandemia: "Le notizie sono come la frutta: fanno bene, ma consumate in eccesso ti fanno venire il cagotto."

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Lavoro a più voci

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Death to 2020: Hugh Grant in una scena del film

Nell'affrontare il 2020, dunque, l'autore ha deciso di affidarsi a degli alter ego, ciascuno con una propria personalità ma al contempo in sintonia con la sensibilità comica e umana di Brooker. Illuminante, da quel punto di vista, la partecipazione di Hugh Grant, che negli ultimi anni si è divertito ad andare oltre la sua reputazione dell'eroe romantico un po' imbranato e qui si presta al gioco con una precisione recitativa micidiale, con tanto di accento simil-regale d'altri tempi che accentua il contrasto tra la sua aria autorevole e l'abisso di ignoranza e bigottismo che si cela sotto gli occhiali. E così, sulla falsariga del lavoro fatto da Sacha Baron Cohen con Borat: Subsequent Moviefilm, ci troviamo di fronte al modo migliore possibile di esorcizzare le paure e le ansie provocate dagli ultimi dodici mesi, tramite un autore britannico che rispolvera un format vecchio e lo adatta alla situazione attuale, regalandoci un'interazione agghiacciante ed esilarante tra realtà e finzione. In questo caso nessuno va in giro per strada, ma la realtà che è là fuori si fa sentire anche entro le mura delle interviste farlocche, come quando Morgan descrive il suo metodo per affrontare la quarantena: "Ho sviluppato personalità multiple per non stare da sola. Adesso però devo tenermi a un metro di distanza da me stessa."

Conclusioni

Chiudiamo con un sorriso un po' triste la recensione di Death to 2020, film-evento molto divertente ma con un sottofondo di malinconia e inquietudine che mette alla berlina ciò che è stato un anno a dir poco strano.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
2.6/5

Perché ci piace

  • La scrittura di Charlie Brooker è precisa e micidiale come sempre.
  • Il cast è sopraffino.
  • Anche le gag più scontate hanno una forza notevole.

Cosa non va

  • Sconsigliato a chi pensa che non ci sia da ridere sul 2020.