Daaaaaali!, la recensione: dieci, cento, mille Salvador

La recensione di Daaaaaali!. nuova folle pellicola firmata dal regista francese Quentin Dupieux, che anima il Fuori Concorso veneziano.

Daaaaaali!, la recensione: dieci, cento, mille Salvador

L'estro di Salvador Dalì unito alla follia di Quentin Dupieux. Dopo il roboante Yannick, presentato a Locarno 2023, anche la Mostra del Cinema di Venezia ospita l'ennesima opera dell'eccentrico regista francese che abbraccia il surreale come una religione. E decisamente surreale, fin dal titolo, è il suo Daaaaaali! che vede Anais Demoustier nei panni di un'aspirante giornalista chiamata a intervistare Salvador Dalì per realizzare un film sull'artista.

Daaaaaali 2
Daaaaaali!: una foto del film

I numerosi tentativi della giornalista, spronata da un committente che ha il volto malandrino di Roman Duris, finiscono in un buco nell'acqua a causa della, anzi delle, personalità debordanti di Dalì e delle strane leggi del tempo e della fisica a cui risponde il film di Dupieux. A interpretare il multiforme Salvador Dalì sono, infatti, vari attori, in primis Edouard Baer, Jonathan Coen e Pio Marmaï, in un gioco costante di scambi di identità in cui la persona del pittore e scultore si frammenta in una miriade di identità diverse per età e aspetto, ma tutte caratterizzate da baffi a punta e dalla strana parlata spagnoleggiante.

Surrealismo mon amour

Daaaaaali
Daaaaaali!: una scena del film

Descrivere la trama di Daaaaaali! è tutt'altro che facile. Come da tradizione, Quentin Dupieux sembra lavorare per un libero accostamento di immagini, idee e sogni. La dimensione onirica ha una posizione predominante in Daaaaaali!. E come potrebbe essere altrimenti? Tra corridoi di hotel che diventano sempre più lunghi man mano che si avanza, lussuose ville nel deserto, salti temporali in uno strano passato in cui si mangiano zuppe di vermi e un prete racconta gli strani sogni che vedono protagonista lui stesso o l'amico Dalì, di logico nel film di Dupieux c'è poco o niente.

Il regista adegua la forma al contenuto e applica le regole del surrealismo in una (non) trama che procede secondo un libero adattamento di immagini e parole seguendo il funzionamento dell'inconscio. Come una matrioska, il sogno nel sogno nel sogno tormenta lo spettatore fino a risultare estenuante, mentre la povera giornalista di Anais Demoustier cerca di barcamenarsi in questa follia.

Venezia 2023: la nostra guida ai 15 film più attesi della 80a Mostra del Cinema

Il cinema è sogno o il sogno è cinema?

Daaaaaali 1
Daaaaaali!: un'immagine del film

Ma il sogno e la dimensione onirica hanno anche molto a che vedere con l'essenza del cinema e infatti il punto cardine di Daaaaaali! è il film che la giornalista tenta di realizzare provando a vincere le ritrosie del pittore che sembra non volerne sapere. E infatti la reporter si ritrova all'improvviso davanti a un cinema di Parigi in cui si proietta il film che lei non è riuscita a realizzare (o forse sì?). Tra pianoforti da cui sgorga acqua, capre che brucano fiori in una camera d'albergo e telefoni che sembrano sul punto di sciogliersi, l'eccentrica cornice costruita dal regista rievoca quadri, temi e ossessioni dell'opera di Dalì, ma concede anche molto spazio all'atipico humor che permea i suoi lavori.

Alla lunga le immagini surreali e nonsense confezionate da Quentin Dupieux potrebbero anche stancare, ma il regista francese, pur calcando la mano con continue reiterazioni dei leit motiv del film, si salva grazie al suo humor dissacrante che trapela da molte sequenze. Il suo non è un cinema per tutti, ma chi ne apprezza la follia deve solo farsi trascinare in questo gioco di specchi godendo delle magistrali interpretazioni dei vari Dalì senza porsi domande. Anche perché le risposte potrebbero non essere rassicuranti.

Conclusioni

La recensione di Daaaaaali! torna a mettere in luce i tratti caratteristici e la poetica anarchica del cinema di Quentin Dupieux, che qui si sposano col surrealismo puro in uno strano e folle omaggio a Salvador Dalì. Una manciata di interpretazioni divertite e sopra le righe arricchiscono il film, che sarà promosso da chi apprezza follia, calembour e humor nonsense.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Puro Quentin Dupieux 100%.
  • Le interpretazioni formidabili degli interpretati di Salvador Dalì.
  • Le scenografie eccentriche e surreali.

Cosa non va

  • Alla lunga diventa ripetitivo.