Cold War, la recensione: l’amore è la vera guerra fredda

Proprio come il precedente Ida, anche l'ultimo film di Pawlikowsi è girato in uno splendido bianco e nero e in un formato 4/3 che sembra voler avviluppare i suoi personaggi e non lasciarli mai liberi, nemmeno di sognare. D'altronde, con Cold War il regista polacco racconta l'amore come fosse una interminabile guerra a distanza.

Cold War: Joanna Kulig in un momento del film
Cold War: Joanna Kulig in un momento del film

Non bisogna lasciarsi ingannare dal titolo, nel nuovo film di Pawel Pawlikowski non ci sono spie, trattati politici o minacce nucleari. Eppure meglio di tanti altri film con la stessa ambizione, questo Cold War racconta quell'epoca in cui in tanti nei paesi dell'est europeo, come appunto la Polonia, guardavano con speranza e desiderio verso Occidente.
Riuscire a raccontare non solo un paese ma un'intera epoca attraverso una storia d'amore è il chiaro segno di un grande talento e di un grande autore. Ed è il vero motivo per cui il pubblico di Cannes ha giustamente tributato a quest'opera la prima grande ovazione dell'edizione numero 71. Se dopo l'Oscar per Ida sarà la volta anche della Palma d'Oro è ancora presto per dirlo, ma di certo il regista polacco è riuscito nella difficile impresa di non deludere le pur altissime aspettative.

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Cold War: Agata Kulesza e Joanna Kulig in una scena del film
Cold War: Agata Kulesza e Joanna Kulig in una scena del film

Po Po Land

In un'ora e mezza i due protagonisti della pellicola si amano, si lasciano e si ritrovano a suon di musica folk e jazz: lui, Wiktor, è un pianista e compositore che vaga per le campagne alla ricerca di giovani talenti per uno show di musical tradizionale; lei, Zula, è una ragazza ambiziosa ed energica, dalla bellezza talmente sfacciata da far passare in secondo piano le pur discrete doti canore.
L'intesa tra i due è immediata ma la loro storia sarà tormentata, destinata ad essere costantemente rimandata nel tempo e nello spazio: Varsavia, Berlino, Parigi, la Yugoslavia e poi di nuovo la Polonia; ogni luogo ha un suo significato ben preciso, ogni data che scandisce i loro incontri ci ricorda che il mondo intorno a loro va avanti eppure il loro amore rimane non solo immutato ma anche immobile. Impossibilitato ad andare avanti. Perché se da una parte lui vuole lasciare il proprio paese ed abbracciare definitivamente le tante opportunità offerte dal mondo occidentale e libero, lei non riesce a rinnegare le proprie origini e tradizioni, a non vivere un'eventuale partenza come un tradimento.

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Ellissi in bianco e nero

Cold War: Joanna Kulig in una scena del film
Cold War: Joanna Kulig in una scena del film

Proprio come il precedente Ida, anche questo film è girato in uno splendido bianco e nero e in un formato 4/3 che sembra voler avviluppare i suoi personaggi e non lasciarli mai liberi, nemmeno di sognare. Ma d'altronde con Cold War Pawlikowski racconta l'amore proprio come se fosse una interminabile guerra a distanza: non un amour fou ostinato ed impetuoso, ma una lotta di equilibri dolorosa e calcolatrice in cui ogni mossa spinge l'uno verso l'altro nel modo più inaspettato.
L'esito di questa storia d'amore è già tutta nel titolo e nella metafora che sottende l'intero film, ma poco importa quando il viaggio è di questa intensità ed eleganza. E quando gli interpreti, in particolare la splendida e magnetica Joanna Kulig, sono assolutamente perfetti. Una guerra allegorica come questa mostrataci da Pawlikowski, combattuta non a suon di cannone ma a colpi di cuore, non si vedeva sullo schermo forse dai tempi di Casablanca, e siamo certi che ci vorrà altrettanto tempo prima di vederla eguagliata.

Movieplayer.it

4.5/5