Cocainorso, la recensione: un film sdentato

La recensione di Cocainorso: una storia vera che diventa poi leggenda urbana (ad alto tasso cinematografico), per un film dalla dimensione bizzarra e sfocata, senza essere fino in fondo un b-movie assoluto. Dirige Elizabeth Banks.

Cocainorso, la recensione: un film sdentato

Il punto teorico è che non ci sarebbe nulla da ridere. Perché non c'è lo stesso spirito buffonesco di Snake on Planet, né lo stesso approccio esagerato di Sharkando. Figuriamoci se può reggere il paragone con Lo Squalo di Steve Spielberg, in grado di mettere in circolo le nostre paure più recondite per mezzo di un enorme squalo bianco, a cui lo stesso Spielberg, cinquant'anni dopo, chiederà ammenda, sentendosi in colpa per aver in qualche modo demonizzato il carcarodonte (termine scientifico) oggi considerato vulnerabile nella scala di conservazione. Detto ciò, con la giusta chiave e il giusto senso si potrebbe ridere di tutto, senza offendere le parti in causa (vedi alla voce I Griffin). Del resto, come sempre e come tutto, è una questione di prospettive, di approccio, di scrittura. Tenendo ben a mente che vittima e carnefice sono concetti sfocati (molto, sfocati) in natura. Per questo, scorrendo i novantacinque minuti di Cocainorso, diretto da Elizabeth Banks, l'altalena umorale influisce pesantemente sul risultato, senza che la vicenda - altamente cinematografica - compia il suo naturale processo.

Cocaine Bear Keri Russell
Cocainorso: Keri Russell e l'orso in una scena

Nel senso: il film, teoricamente, potrebbe essere molto più complesso di quanto voglia sembrare. Oppure, incredibile ma vero, potrebbe essere addirittura molto più semplice di quanto invece voglia apparire. Dipende dai punti di vista, e da quanto il nostro lato empatico sia affinato: Elizabeth Banks, infatti, sembra non voglia troppo sbilanciarsi. Non calca troppo la mano sull'aspetto weird di una storia vera tinta da leggenda urbana, ma nemmeno si sbilancia prendendo dichiaratamente le parti di un povero orso (anche se il finale, questo sì riuscito, lo suggerisce), offuscato e alterato da una partita di cocaina volata per caso nel suo habitat. Chiaro, un autore non ha il dovere o l'obbligo di schierarsi, ma la tonalità incrociata del film potrebbe non aiutare, facendo perdere l'orizzonte della sceneggiatura, e conseguentemente generando un'impasse umorale che impatta sui personaggi, sulla cornice e sugli spettatori, sconquassati in una situazione mai troppo divertente, ma nemmeno troppo seriosa.

Cocainorso: una storia vera. O almeno non del tutto.

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Cocainorso: una scena del film

In fondo, a leggere la trama di Cocainorso, avulsa dalla cronaca (ci torneremo), il pretesto funziona: siamo nel 1985, e intanto che Ronald Reagan professa la sua guerra nei confronti degli stupefacenti, un narcotrafficante si lancia dall'aereo con un carico di cocaina. Anzi, ci prova: paracadutandosi sbatte sul portellone, cadendo inerme a terra. Il corpo finisce in Tennessee, dove viene identificato dal detective Bob (Isiah Whitlock Jr.), mentre la partita di cocaina, sparsa un po' ovunque, finisce nella riserva naturale Chattahoochee-Oconee, in Georgia. I panetti, disseminati nel bosco, attirano l'attenzione di un enorme orso nero che, ingerendo lo stupefacente, viene irrimediabilmente alterato. Diventa aggressivo, vorace, ansimante.

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Cocainorso: un'immagine del film

Per di più, diventa dipendente dalla cocaina, mostrando delle vere e proprie crisi d'astinenza. Sarà un caso o sarà il destino, nella foresta si incrociano le storie di diversi personaggi che faranno inevitabilmente conoscenza dell'orso: ci sono Daveed (O'Shea Jackson Jr.) e Eddie (Alden Ehrenreich), incaricati dal boss Syd White (Ray Liotta) con l'ordine di recuperare la cocaina; c'è il detective Bob che indaga sul caso, e ci sono gli adolescenti Dee Dee (Brooklynn Prince) ed Henry (Christian Convery), che quella mattina hanno deciso di marinare la scuola, e c'è naturalmente Sari (Keri Russell), la preoccupata mamma di Dee Dee. Un gruppo di disomogenee figure, a cui si aggiunge la bizzarra ranger Liz, interpretata da un'agguerrita Margo Martindale (nemmeno a dirlo, la nostra preferita). E ora: sì, sappiamo cosa vi state chiedendo, ma no, la sceneggiatura di Jimmy Warden non è attinente alla realtà dei fatti (se volete scoprire di più trovate qui la storia vera), e non vi è traccia della scia di sangue lasciata da un orso che, in effetti, è stato ritrovato morto per aver ingerito della cocaina di un contrabbandiere schiantatosi dopo essersi gettato (come in Cocaniorso) da un piccolo aeroplano.

Cocainorso: la regista Elizabeth Banks svela le sue fonti di ispirazione per il folle film

Una buona idea per un film sdentato

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Cocainorso: una foto del film

Se le suggestioni dello script sembrano perfette per una digressione cinematografica, con una sceneggiatura cucita al meglio su un cast efficace ma forse un po' troppo ampio (a conti fatti, Cocainorso andrebbe visto solo per essere l'ultima interpretazione di Ray Liotta), lo sviluppo non ci pare troppo vicino alla leggerezza del più tipico b-movie. Perché sia la regia che la scrittura, unendoci le interpretazioni, pur essendo sovrabbondanti, non sconfinano mai nell'assurdo più genuino, e neppure nel divertimento assicurato. Ripetiamo e sottolineiamo: la storia vera che ha ispirato il film porta in sé il dramma di un essere vivente morto atrocemente dopo aver ingerito inconsapevolmente cocaina (quindi, indirettamente per mano dell'uomo), e la declinazione filmica, pur intelligente nelle sue svelte dinamiche in pieno stile pop-corn movie, si mantiene su un precario equilibrio, tastando uno scivoloso terreno.

Cocainorso: la storia vera che ha ispirato il film di Elizabeth Banks

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Cocainorso: una sequenza del film

Si può ridere di un orso intrippato, in preda ad una crisi di astinenza? Certo, purché il film non si prenda troppo sul serio, facendoci partecipare ad una farsa dichiarata, schietta e spassosa. Il punto è che Cocainorso, quando l'orso entra in scena (e non solo), finisce spesso per incastrarsi in un'oscurità che lascia poco spazio alla bizzarria e alla leggerezza tonale, facendoci perdere di vista le prospettive narrate, i personaggi (che si accumulano) e lo stesso orso protagonista che, invece di farci ridere, ci intenerisce per essere la "vittima collaterale" dell'arroganza umana. Un b-movie solo all'apparenza, strizzando l'occhio ad un meme movie, dato che le scelte visive e umorali forse sono diverse da quelle che la platea si aspetterebbe da un'operazione del genere. Ma se è giusto ricordare quanto la natura sia vittima e non carnefice, allora Cocainorso, nella sua lungimirante intuizione narrativa (ma incongruente nel suo svolgimento), spinge a guardare le cose da un'altra angolazione. Che sia un orso in versione Tony Montana o un film meno clamoroso di quanto potessimo immaginare.

Conclusioni

Cocainorso, come scritto nella nostra recensione, è un film "strano" nella sua inconsueta e schizofrenica altalena di umori, di stili, di inflessioni. Un b-movie? Un thriller? Una spassosa digressione? Uno splatter annacquato? E se fosse invece più serio di quanto voglia far credere al pubblico? Potrebbe valere tutto oppure no, ma tant'è...

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Il casting.
  • Il finale.
  • L'orso, e l'idea di partenza...

Cosa non va

  • ... portata però avanti in modo altalenante.
  • Così altalenante che il tono generale non sempre convince.
  • Troppi personaggi?