C’era una volta il crimine, la recensione: La libertà è partecipazione

La recensione di C'era una volta il crimine: il terzo film della trilogia di Massimiliano Bruno iniziata con Non ci resta che il crimine e continuata con Ritorno al crimine, prova ad alzare il tiro e a fare qualcosa di diverso rispetto alla solita commedia nostrana.

C Era Una Volta Il Crimine 5
C'era una volta il crimine: Marco Giallini e Giampaolo Morelli in una scena del film

Vi ricordate Bastardi senza gloria? A un certo punto del film appariva un Adolf Hitler piuttosto caricaturale, che serviva a prendere in giro e sdrammatizzare il Nazismo in un gioco in cui il cinema di genere si mescolava con la Storia per riscriverla. Nella recensione di C'era una volta il crimine, il terzo film della trilogia di Massimiliano Bruno iniziata con Non ci resta che il crimine e continuata con Ritorno al crimine, in uscita al cinema il 10 marzo, Hitler non si vede, è solo evocato da una telefonata. Però si vede Benito Mussolini, in una scena che, come quella del film di Tarantino, smitizza quella figura, e quindi anche quelle ombre che ancora porta con sé e che si allungano sui nostri giorni. È solo un dettaglio, ma fa capire come Bruno e il suo team di sceneggiatori abbiano provato ad alzare il tiro con un film che vuole essere qualcosa di diverso rispetto alla solita commedia nostrana, e a parlare di un altro tempo per parlarci dell'oggi. Il risultato è piuttosto riuscito: si sorride, ma in qualche modo si riflette anche. Come quando, in un dialogo, i nostri citano Giorgio Gaber e la sua "la libertà è partecipazione". Una frase che oggi più che mai, da dove la si guardi, è attualissima.

Non ci resta che il 1943

C Era Una Volta Il Crimine 4
C'era una volta il crimine: Marco Giallini con Gianmarco Tognazzi in una scena del film

Moreno (Marco Giallini) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi) si trovano a viaggiare indietro nel tempo fino al 1943 per rubare la Gioconda ai francesi. Per aiutarli Lorella (Giulia Bevilacqua) chiama Claudio Ranieri (Giampaolo Morelli), un professore di storia pignolo ed iracondo che però conosce come pochi la storia della Seconda Guerra Mondiale. I tre si rifugiano a casa di Adele (Carolina Crescentini), la giovane nonna di Moreno, dove l'uomo incontra anche sua madre Monica da bambina. Ma rivedremo anche Renatino (Edoardo Leo) e Gianfranco (Massimiliano Bruno).

Recensione Non ci resta che il crimine: da Frittole alla Roma criminale

Il Moreno di Marco Giallini come Marty McFly...

C Era Una Volta Il Crimine 3
C'era una volta il crimine: Marco Giallini con Giampaolo Morelli e Carolina Crescentini in una scena del film

Degli originali titoli di testa a fumetti servono anche da ellissi narrativa e ci portano dritti dopo il furto della gioconda. Come Tutti a casa, allora, la storia diventa quella del viaggio di ritorno, un viaggio di cui incontri, affetti e portali spaziotemporali modificano continuamente l'itinerario. C'era una volta il crimine dimostra di aver imparato la lezione dei capostipiti del genere, Non ci resta che piangere, e, più precisamente in questo caso, Ritorno al futuro. Così, se Marty McFly tornando indietro nel tempo incontrava sua madre da giovane, Moreno incontra la nonna da giovane e la madre da bambina. Come avrete capito, il film di Massimiliano Bruno è una continua commedia degli equivoci e di paradossi spaziotemporali. Sappiamo bene che chi viene dal futuro ne sa più degli altri, ma non può certo dire che viene dal futuro per non essere preso per pazzo.

C Era Una Volta Il Crimine 6
C'era una volta il crimine: Giampaolo Morelli, Gian Marco Tognazzi e Marco Giallini in una scena del film

Un partigiano come presidente...

C Era Una Volta Il Crimine 1 Wb3Rwmu
C'era una volta il crimine: Massimiliano Bruno in una scena del film

È un film che ha una grande opportunità, però, quella di giocare con un momento preciso, e fondamentale della Storia. E la coglie in maniera piuttosto intelligente. Così il 1943 è l'occasione per incontrare un giovane Sandro Pertini (interpretato da un divertente e divertito Rolando Ravello), allora partigiano, e di far giocare i protagonisti che arrivano dal futuro con tutto quello che sappiamo di lui e che lui ancora non sa (da "un partigiano come presidente" cantata da Toto Cutugno alla partita a scopa sull'aereo di ritorno della finale dei mondiali dell'82). Ed è anche l'occasione per mostrare un Benito Mussolini (Duccio Camerini) che entra in scena come il colonnello Kurtz di Apocalypse Now e nel dialogo con i nostri sfata lui stesso tutti i falsi miti sul "quando c'era Lui" (i treni, la bonifica delle paludi, le pensioni). Prendere in giro il Duce, come Tarantino faceva con Hitler e il Ku Klux Klan, è qualcosa di catartico: vuol dire farsi beffe di fascismi e razzismi, mostri che ancora oggi, se abbassiamo la guardia, sono sempre in agguato. Sono due tra i momenti più intelligenti e spassosi di una sceneggiatura con degli spunti intelligenti. Che, però, a tratti, è un po' schematica, didascalica, lineare.

Ritorno al crimine, la recensione: Massimiliano Bruno ci riporta nell'Italia del 1982

Carolina Crescentini, il lato tragico della commedia

C Era Una Volta Il Crimine 2
C'era una volta il crimine: Carolina Crescentini e Gian Marco Tognazzi in una scena del film

In questa Armata Brancaleone che sono i protagonisti di C'era una volta il crimine, si inserisce una figura femminile nuova e diversa dalle altre. Carolina Crescentini, nel ruolo di Adele, rappresenta il lato tragico della commedia, una donna che ha perso il marito in guerra, che è sola con una bambina, che è spaventata. Ecco, Carolina Crescentini è bravissima a mantenere un registro tragico, realistico, nella sua recitazione, ma senza eccedere in modo che si possa amalgamare con il registro comico degli altri attori che, d'altra parte, non è mai enfatizzato. In questo modo il cast riesce a ottenere un equilibrio che non era facile. Ma, soprattutto, si riesce a mantenere quel senso di pericolo che è la chiave di un film di guerra e che, in alcune commedia, si tende a dimenticare (vedi Monument's Men di George Clooney). Non danno l'idea di pericolo invece le scene d'azione, che però in un film come questo sono più da considerarsi come un ponte tra una scena divertente e l'altra.

Commedia all'Italiana e commedia anni Ottanta

C Era Una Volta Il Crimine 1
C'era una volta il crimine: Giulia Bevilacqua e Massimiliano Bruno in una scena del film

In questo modo C'era una volta il crimine fa un salto di qualità e da film comico, si avvicina timidamente, o prova a farlo, alla vecchia Commedia all'Italiana. Ci piacciono quei personaggi "sordiani" di Giallini e Tognazzi, un po' cialtroni un po' egoisti, che però finiscono per avere una loro evoluzione alla conclusione dell'arco narrativo dei tre film. Ma C'era una volta il crimine è anche il film comico degli anni Ottanta, quando, senza volervi anticipare niente, arriva quel Grazie Roma di Antonello Venditti, inno caro ai romanisti quanto ai Vanzina di Vacanze di Natale e Vacanze in America. In ogni caso, volersi rapportare con la Storia, con un genere glorioso del nostro cinema è segno di un'ambizione nuova, non così sfrenata e dirompente come quella di Freaks Out di Gabriele Mainetti, ma comunque un buon segno del nostro cinema, che osa dove un tempo non avrebbe osato. Così come è un buon segno che, invece di volgarità, si provi a fare cultura. "La libertà è partecipazione" di Giorgio Gaber è cultura, ma anche attualità. Ascoltate il testo e capirete quanto parli dei giorni che stiamo vivendo.

Conclusioni

Nella recensione di C'era una volta il crimine vi abbiamo parlato di un film piuttosto riuscito: si sorride, ma in qualche modo si riflette anche. Come quando, in un dialogo, i nostri citano Giorgio Gaber e la sua "la libertà è partecipazione". Una frase che oggi più che mai, da dove la si guardi, è attualissima.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • L'idea di trasportare la storia nel 1943 e di giocare con la storia di quegli anni.
  • L'arrivo nel cast di Carolina Crescentini, che porta un altro tipo di recitazione accanto agli attori comici.
  • I momenti legati a Pertini e Mussolini, tra i più riusciti.

Cosa non va

  • Al netto di certi momenti, la sceneggiatura è piuttosto schematica e didascalica.
  • Le scene d'azione non sono al livello del resto del film.