Caccia mortale, la recensione: un survival movie a spasso nella savana

La recensione di Caccia mortale, film che vede protagonista una famiglia problematica intenta ad avventurarsi nella savana per un safari in Kenya, con conseguenze assai pericolose. Stasera su Sky e disponibile su NOW.

Caccia mortale, la recensione: un survival movie a spasso nella savana

Come si suol dire "l'assassino torna sempre sul luogo del delitto". Una definizione che si può adattare in vesti molteplici a M.J. Bassett, regista britannico conosciuto dal grande pubblico per il fantasy Solomon Kane (2008) e per il sequel horror Silent Hill: Revelation (2012), tratto dall'omonimo videogioco di culto. Ma Bassett in carriera ha firmato anche molti horror, dominati per gran parte da un tema ricorrente, ovvero la lotta di uno sparuto gruppo di personaggi contro forze ostili, sovrannaturali o reali queste siano.

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Caccia mortale: una foto del film

Inoltre soltanto un anno prima di questo Caccia mortale qui oggetto di recensione, aveva firmato il rocambolesco action movie Rogue (2020) con protagonista una combattiva Megan Fox nei panni di una mercenaria che doveva vedersela con alcuni leoni inferociti, vittime a loro volta delle violenze dei bracconieri. Questa premessa in quanto anche il film di cui vi stiamo per parlare è ambientato proprio in quell'Africa selvaggia, dove la famiglia al centro della vicenda si troverà ad affrontare i pericoli della fauna locale.

Una vacanza da...incubo

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Caccia mortale: una scena del film

Jack e sua moglie Lauren hanno deciso di trascorrere una vacanza insieme ai due figli Noah e Zoe, nonché al fidanzato di quest'ultima Billy, in un parco in Kenya, con lo scopo di organizzare un safari. La famiglia sta da tempo attraversando un periodo di profonda crisi, tra situazioni irrisolte e segreti nascosti, e il viaggio è visto come un'occasione per riportare un pizzico di serenità tra le mura domestiche. Il giorno dopo il loro arrivo iniziano il loro tour nella savana, salvo andare incontro a qualcosa di imprevisto poco prima di entrare nell'area naturale: al possibile divieto, Jack decide di spingere l'acceleratore e fuggire ai controlli, ritrovandosi così a scorrazzare a bordo di un furgoncino per miglia e miglia di terra aspra e selvaggia, dove non si vede anima viva. Inizialmente le cose sembrano procedere per il meglio, ma l'improvviso incontro con un rinoceronte che si trovava a percorrere quel tratto di "strada" insieme al suo cucciolo scombina le carte: spaventato per il piccolo, l'animale carica la vettura, che si cappotta su un lato lasciando feriti in maniera più o meno grave i vari membri della famiglia. Sarà soltanto l'inizio di un incubo e una disperata lotta per la sopravvivenza...

Messaggi e metodi

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Caccia mortale: una scena del film

Al giungere dei titoli di coda una scritta informativa riporta che tra il 2015 e il 2019 oltre duemila esemplari di rinoceronti sono stati uccisi dai bracconieri, intenzionati a mettere le mani sulle loro preziosissime corna d'avorio. Nelle intenzioni Caccia mortale vorrebbe porre l'attenzione su questo tema sensibile, con un messaggio ecologista di fondo che stona però con quanto visto in precedenza sullo schermo, ovvero un'accozzaglia di situazioni rocambolesche che scadono di sovente in un trash primigenio. Il peggior difetto dell'operazione risiede senza dubbio in una sceneggiatura a dir poco improbabile, popolata da personaggi che toccano rare vette di idiozia, all'insegna di un continuo "chi è causa del suo mal, pianga se stesso". Difficile provare affezione o trasporto per figure che se la vanno continuamente a cercare, contro ogni logica e infrangendo in più occasioni delle imposizioni messe lì per ovvi motivi.

Uomini e bestie

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Caccia mortale: una scena del film

Non è un caso che la frase più significativa venga paradossalmente pronunciata proprio da uno dei cattivi, appartenente alle fila dei bracconieri, che sostiene come "gli americani vengano qui in Africa pensando di fare quello che vogliono": perfetto emblema delle scelte compiute dai protagonisti. Come se questo già non bastasse, la famiglia è stata caratterizzata eccessivamente sui generis, con problematiche varie ad aggiungere ulteriore carne sul fuoco. Da chi soffre di diabete e ha bisogno di insulina, dalla ragazza che ha un rapporto burrascoso con il patrigno all'altro figlio che ha una relazione omosessuale in patria malvista dal genitore; lo stesso villain principale, interpretato da Jerry O'Connell, ha un che di involontariamente caricaturale che guarda ai peggiori film di serie B. Non che il cast di vittime sacrificali brilli, a cominciare da una Rebecca Romijn irriconoscibile rispetto ai tempi in cui militava tra gli X-Men nelle succinte vesti di Mystica. Il contesto può contare sul fascino selvaggio della savana kenyota, ma lo stesso non si può dire per la rappresentazione degli animali: tolte infatti un paio di eccezioni, la maggior parte della fauna è realizzata tramite effetti digitali che scadono soventemente nel ridicolo.

Conclusioni

Un'allegra famigliola, in realtà non così tanto allegra, decide di trascorrere una vacanza in Kenya con l'obiettivo di prendere parte a un safari nella savana più selvaggia. Quando il tour rischia di esser loro vietato, decidono di fare di testa propria salvo ritrovarsi feriti e intrappolati dopo essere stati aggrediti da un rinoceronte, e ora alle mercé di predatori e bracconieri. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Caccia mortale, ci troviamo davanti ad un film ben più che improbabile, con personaggi vittime della loro stupidità, tra crisi coniugali e genitoriali che si inseriscono forzatamente in queste dinamiche da survival movie di serie B, tra un dozzinale uso del digitale e villain umani di cartapesta altrettanto finti.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La savana e la sua natura selvaggia hanno un certo fascino.

Cosa non va

  • Una sceneggiatura ricca di forzature nella gestione caricaturale e sui generis dei vari personaggi, ognuno alle prese con un problema di qualche tipo.
  • La realizzazione artificiosa degli animali e nella loro interazione con le figure umane è a tratti dilettantesca.
  • Tensione al grado zero, anche per via delle suddette forzature narrative che tolgono credibilità al tutto.