Recensione L'inventore di favole (2003)

La rapida ascesa e caduta di un talentuoso giovane, che, per l'arrivismo ha tradito la "nobile arte". Il giornalismo. Tratto da una storia realmente accaduta.

Bugiardo, bugiardo!

Da giornalista, il cinema sul giornalismo, è visto sempre con curiosità, e un soffio di volontario protagonismo. Da giornalista, è corretto vivere con l'idea che le parole scritte su qualunque media abbiano un grosso peso nei confronti di chi legge e una responsabilità nei confronti dei fatti dei quali si tratta. Shattered Glass è la storia vera della rapida ascesa e conseguente caduta di Stephen Glass, un rampante ragazzo che sulla nobile arte aveva costruito la sua vita. Complimenti ai colleghi (da far invidiare il "ti stimo molto" di Pasotti in Volevo solo dormirle addosso), sorrisi e innocui ammiccamenti alle segretarie, disponibilità al divertimento e a condividere le esperienze con gli studenti aspiranti giornalisti e un viso da babyface, completano il suo arrivismo, fino a raggiungere il sogno di divenire co-direttore del New Republic, e collaboratore fisso di Rolling Stone, Harper's e George. In poco tempo Glass diviene una delle penne più ricercate dalla carta stampata. Il suo desiderio di raggiungere l'inarrivabile, d'un tratto, lo tradisce e lo fa sprofondare negli inferi. Sbugiardato e licenziato, così come è arrivato, se ne va, e abbandona il mondo di chi ha il dovere di dichiarare il vero.

Sebbene di interesse, per i temi attuali trattati, a deludere in questo film è la fattura troppo televisiva e obsoleta, che non ha niente a che fare con le immagini delle redazioni à la Dentro la notizia o Quinto potere, per citarne due a caso, film che si soffermavano sui dettagli delle scrivanie e degli archivi accumulati nel tempo. Il personaggio di Glass, poi, è fastidioso ed irritante nei suoi atteggiamenti, non facendo trasparire quel carisma dichiarato di cui il giornalista era in possesso.

Il risultato è un yuppismo evidente da anni '90 (e quindi di per sé anacronistico), urlato e non sussurrato come si dovrebbe confare a chi ha raggiunto gli allori in così breve tempo. L'inventore di favole si lascia vedere soprattuto per la ricostruzione dei fatti, e per la puntigliosa opera del regista e sceneggiatore Billy Ray, che, per non romanzare gli accadimenti realmente avvenuti, si è avvalso delle consulenze dirette dei protagonisti, che si sono trovati a rivivere il momento di un uomo, talentuoso e idealista, ottusamente offuscato dal successo.