Bentornato papà, la recensione: Scene di famiglia in un interno

La recensione di Bentornato papà: il nuovo film di Domenico Fortunato, presentato in concorso al Bif&st di Bari e al cinema dal 7 ottobre, è una storia semplice e lineare, pensata per commuovere e far riflettere.

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Bentornato papà: una foto del film

Il tempo che passa, i figli che crescono e si allontanano, qualcosa che, seppur tragico, può riunire una famiglia. Vi parleremo di tutto questo nella recensione di Bentornato papà, il nuovo film di Domenico Fortunato presentato in concorso al Bif&st di Bari e in uscita al cinema dal 7 ottobre con Altre Storie. Il film di Domenico Fortunato, qui anche in veste di attore protagonista, è una storia semplice e lineare, pensata per commuovere e far riflettere. Dove però la commozione sembra voler scattare un po' a comando, e dove il reiterarsi di situazioni tragiche va a creare una sorta di monotonia. Degli attori in gran forma, però, riescono a valorizzare la storia.

Riunione di famiglia

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Bentornato papà: una foto

È la storia di una famiglia come tante, unita nonostante alcune incomprensioni. Franco (Domenico Fortunato), un padre amorevole e un grande lavoratore, è in ballo per una promozione. Il figlio Andrea (Riccardo Mandolini) è uno studente, ma ha le proprie ambizioni: sta iniziando a lavorare come deejay e intende proseguire su quella strada. La figlia Alessandra (Giuliana Simeone) ha anche lei il suo sogno, quello di diventare maestra. La moglie Anna (Donatella Finocchiaro), apprensiva e amorevole, è il pilastro che tiene su tutta la famiglia. I quattro sono riuniti nella casa al mare per qualche giorno di vacanza insieme, quando un tragico evento colpisce Franco improvvisamente, sconvolgendo la sua vita e quella dei suoi cari.

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I figli crescono

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Bentornato papà: un'immagine del film

La prima parte di Bentornato papà, i primi venti minuti, ci raccontano qualcosa che è nell'ordine delle cose in tante famiglie. È qualcosa di ciclico, che abbiamo vissuto da ragazzi e, lo sappiamo, lo vivremo da genitori. È quel momento in cui si cresce - se lo viviamo dal punto di vista dei figli - o si vedono i figli crescere - se lo viviamo, o proviamo a immaginarcelo, da genitori - e si cambia. Quel momento in cui i figli cominciano a staccarsi, a voler volare con le proprie ali. E i genitori devono imparare a lasciar andare, pur se non lo vorrebbero proprio, ma devono capire che così è la vita.

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Bentornato papà: una scena del film

L'incidente

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Bentornato papà: una sequenza

Quella prima parte di Bentornato papà è una storia in cui tanti si possono identificare, e ci sarebbe piaciuto vedere questa famiglia alle prese con la loro vita, con le relazioni, con le evoluzioni dei personaggi. L'incidente, invece, l'aspetto tragico, è un espediente narrativo che, in qualche modo, blocca il tempo e le evoluzioni naturali dei personaggi e in qualche modo le forza. L'unione che la famiglia ritrova attorno al letto d'ospedale di Franco è comunque una storia che merita raccontare, solo che forse è meno interessante di quella che prometteva il film nella sua prima parte.

La commozione non esce dallo schermo

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Bentornato papà: un frame del film

Il fatto è che, accumulando lungo la storia una sequenza di fatti tragici, il film in qualche modo rischia di essere monotono, una sorta di monotonia del dolore che ha il risultato di dare poco movimento al film. È come se, su un quadro tutto dipinto a tinte scure, anche quei tratti di nero che potrebbero essere interessanti rischiano di non risaltare. Anche la storia d'amore tra i due ragazzi, Andrea e Claudia, la figlia di un altro paziente ricoverato, che dovrebbe essere una sorta di luce in mezzo al buio, finisce per risaltare poco. Si piange tanto, nel film, ma l'idea è che si pianga un po' a comando. E che la commozione non esca dallo schermo come dovrebbe. La regia, poi, enfatizza alcuni momenti cupi, e questo non aiuta la storia.

Andrea Mandolini, un volto che sarebbe piaciuto a Pasolini

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Bentornato papà: una scena

Gli attori, però, sono tutti in parte, convinti, e tutti molto bravi. E riescono a tenere in piedi il film con la loro forza. Donatella Finocchiaro, una delle migliori attrici italiane, è la solita fuoriclasse, sempre perfettamente dentro il personaggio qualsiasi ruolo affronti. E ci sono piaciuti particolarmente Silvia Mazzieri, nel ruolo dl Claudia, la ragazza di cui si innamora Andrea, un ruolo che porta avanti con una delicatezza e un controllo che valorizza il personaggio. E, soprattutto, ci è piaciuto Andrea Mandolini, figlio d'arte (è il figlio di Nadia Rinaldi), che avevamo conosciuto grazie alla serie tv Baby, dove lo avevamo definito "un volto che sarebbe piaciuto a Pasolini". Confermiamo la nostra impressione e apprezziamo le nuove sfumature che abbiamo conosciuto di lui grazie a questo ruolo.

Conclusioni

Nella recensione di Bentornato papà vi abbiamo parlato di una storia semplice e lineare, pensata per commuovere e far riflettere. Dove però la commozione sembra voler scattare un po' a comando, e dove il reiterarsi di situazioni tragiche va a creare una sorta di monotonia. Degli attori in gran forma, però, riescono a valorizzare la storia.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
2.0/5

Perché ci piace

  • Gli attori, su tutti Donatella Finocchiaro e Andrea Mandolini, sono bravi e in parte.
  • La prima parte della storia, che ruota attorno alla crescita dei figli.

Cosa non va

  • L'espediente dell'incidente blocca la storia e la porta verso situazioni che non ci aspettavamo.
  • Il susseguirsi di eventi tragici dà al film una monotonia a livello narrativo.
  • La regia enfatizza gli aspetti tragici finendo per dare al film un tono cupo.