Recensione In Bruges - La coscienza dell'assassino (2008)

La dark comedy incontra il thriller gotico e si immerge nelle suggestive atmosfere del borgo medievale meglio conservato d'Europa. Colin Farrell, Brendan Gleeson e Ralph Fiennes protagonisti di una killer-story politicamente scorretta destinata a diventare cult.

Bagno di sangue nelle Fiandre

Dopo un 'lavoretto' finito male che ha provocato per errore la morte di un bambino, Ray (Colin Farrell) e Ken (Brendan Gleeson) vengono spediti a Bruges dal loro capo Henry (Ralph Fiennes), un implacabile gangster inglese permaloso e un tantino psicopatico. I due killer irlandesi dallo spiccato humor nero si trasformano così in due maldestri turisti costretti a nascondersi e a ingannare il tempo in attesa di istruzioni. Mentre il più anziano Ken sceglie la cultura, spendendo le sue giornate di ritiro tra giri in carrozza, tour in battello e visite a musei e monumenti, il giovane e irrequieto Ray, sempre più schifato dalla situazione e tormentato dai rimorsi di coscienza, si lascia sopraffare dal suo senso polemico e riesce a malapena ad apprezzare la birra e le ragazze. Tutti i tentativi di Ken di coinvolgere l'amico nella scoperta della sonnolenta cittadina fiamminga falliscono miseramente. A movimentare il soggiorno dei due amici una minacciosa telefonata, quella in cui Henry annuncia il suo imminente arrivo a Bruges. Una spedizione punitiva che metterà drasticamente fine al loro viaggio-trappola.

Perennemente in bilico tra sarcasmo e tragedia, permeato dallo stesso tagliente humor irlandese che caratterizza anche tutte le sue opere teatrali, In Bruges - La coscienza dell'assassino è il lungometraggio d'esordio alla regia di Martin McDonagh, premio Oscar nel 2006 per il cortometraggio Six Shooter e definito dalla critica uno dei drammaturghi inglesi più in gamba degli ultimi decenni. Un'opera prima di grande impatto emotivo la sua, un'avventura al limite del mistico alla scoperta della natura umana che racconta il viaggio, dell'anima e del corpo, di tre criminali alla ricerca di se stessi, tre uomini schiacciati dai sensi di colpa in cerca di redenzione dopo una vita spesa all'insegna del peccato. Una dark comedy che fa il verso al gangster movie, In Bruges è anche un ironico action-movie dai tempi piacevolmente dilatati (poi improvvisamente accelerati) ricco di colpi di scena, in cui fanno volutamente capolino il thriller, il noir, la commedia grottesca e il dramma a sfondo morale, tutti racchiusi nell'indimenticabile mezz'ora finale che attualizza bruscamente le fiabesche atmosfere medievali di Bruges.

Luci e ombre, monotonia ed eccitazione, dramma e commedia, atmosfere dark e romantiche, antiche verità e misteri convivono da sempre in questo luogo incantato che a vederlo sembra uscito da una fiaba. Contrasti che rendono unico questo film, tutti racchiusi nel celebre passato di questa ridente cittadina delle fiandre occidentali che ha fatto letteralmente innamorare McDonagh, e che ha prestato non solo il nome, ma ogni angolo, ogni piazza, ogni canale e ogni sua meraviglia architettonica alla realizzazione di questa interessante produzione britannica, low-budget sì, ma dall'elevato peso specifico. Insieme agli altri tre interpreti in carne ed ossa, Bruges è uno degli incantevoli protagonisti di questa surreale e brillante storia scritta e diretta senza fronzoli ma con un pizzico di istintiva crudeltà da un inglese nato e cresciuto a Londra da genitori irlandesi, uno che sa che tasti pigiare per lasciare il segno. Capace di alternare momenti di introspezione e di intrattenimento puro, dialoghi pungenti e gustose perle di saggezza, In Bruges ha il grande pregio di essere semplicemente se stesso, di non citare né omaggiare, di non assomigliare a nessun altro film.

Impressiona la performance grottesca da spietato vendicatore di un Ralph Fiennes a dir poco irriconoscibile, divertono e commuovono la tenerezza e l'umanità del Ken interpretato da Brendan Gleeson, entusiasma e fa ridere di gusto lo sboccato e smanioso Ray di Colin Farrell, che arriva a definire Bruges "un cesso, una città per ritardati che per sopportarla ci si deve drogare", il Belgio come un paese di pedofili "reso famoso dalle violenze sui bambini e dai cioccolatini che ha inventato per attirarli" e il celebre quadro del Giudizio Universale di Bosch (uno dei più celebri pittori fiamminghi che amava dipingere creature mostruose, demoni e diavoli) come un'opera incompleta "in cui manca il Purgatorio, quel posto in cui vai quando non sei stato né una frana né un gran che. Come il Tottenham".
Il film è imperdibile e merita senz'altro di essere visto, come la deliziosa Bruges. Come dov'è? E' in Belgio!

Movieplayer.it

4.0/5