All Of Us Strangers (Estranei), la recensione: solo Andrew Scott e Paul Mescal nel palazzo

La recensione di Estranei (All Of Us Strangers), quarta pellicola di Andrew Haigh presentata in anteprima italiana ad Alice nella Città e al cinema nel 2024 con Searchlight Pictures.

All Of Us Strangers (Estranei), la recensione: solo Andrew Scott e Paul Mescal nel palazzo

Non è facile metabolizzare ciò che abbiamo visto mentre scriviamo la recensione di Estranei. Il film, intitolato in originale All Of Us Strangers e tratto dal romanzo omonimo di Taichi Yamada, è diretto da Andrew Haigh, apprezzato regista di tematiche LGBTQIA+ e non solo e, dopo l'anteprima ad Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma 2023, arriverà nelle sale italiane nel 2024 distribuito da Searchlight Pictures.

Only Loners in the Building

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Estranei: Andrew Scott in una scena

Ciò a cui ci troviamo di fronte all'inizio di All Of Us Strangers (Estranei) è un condominio nel cuore di Londra - "nel pieno dello smog", come dirà ad un certo punto un personaggio - che vuole mostrare come la vita delle grandi metropoli - ci è venuto in mente l'Arconia e ciò su cui basa il proprio racconto soprattutto nella prima stagione di Only Murders in the Building - a volte sia fatta soprattutto di grande solitudine. Siamo un filo in un campo di grano, siamo in mezzo a tante persone così diverse eppure così simili a noi, con le proprie vicissitudini, il proprio passato, i propri problemi, ma nessuno si fermerà per chiederci come stiamo, per vedere se abbiamo bisogno di qualcosa in caso non sembriamo al nostro meglio.

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All Of Us Strangers: Paul Mescal in una foto del film

Ognuno continua per la propria strada in un mondo che troppe volte - pandemia compresa - ha dimostrato il proprio egoismo. È il dilemma che si pone Adam (un magnifico Andrew Scott) quando incontra Harry (Paul Mescal, la conferma di un talento), un vicino di casa in quel grande palazzone in cui sembra non abitare nessuno - "speriamo arrivi qualcuno" dirà ad un certo punto il protagonista - e che acuisce la claustrofobia quotidiana di una persona solitaria come Adam, intento a scrivere sceneggiature per lavoro, a vivere le vite degli altri sulla carta piuttosto che la propria nella realtà. Utilizza il pc solo per la scrittura, nemmeno si avvicina ai social network per provare a restare in contatto col mondo là fuori. Far entrare il ragazzo che in fondo è un estraneo nella propria vita o continuare ad abituarsi alla propria quotidianità?

Tra sogno e realtà

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Estranei: Andrew Scott, Paul Mescal durante una scena del film

La dimensione del sogno e della realtà nella pellicola è volutamente poco chiara, e diventa maggiormente definibile solamente col procedere del racconto. La mente di Adam, come di qualsiasi persona solitaria, e per di più scrittore, viaggia attraverso una serie di film mentali senza soluzione di continuità e quasi come un flusso di coscienza, e noi spettatori non possiamo far altro che seguirlo. È così che ha modo di parlare con delle persone della sua vita - una gran bella accoppiata quella di Jamie Bell e Claire Foy - con cui altrimenti non avrebbe potuto dialogare e provare a confrontarsi, pretendere risposte, capire come sarebbe trascorsa la propria esistenza se i fatti fossero andati in modo diverso. All Of Us Strangers esplora vari livelli e sfaccettature della solitudine, perché tutti i personaggi lo sono a modo proprio.

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Estranei: Andrew Scott in una foto

Ci dice anche che lo sono tutte le persone al mondo - "Si vive insieme, si muore soli" - scegliendo un'ultima potente inquadratura che dia però un monito di speranza, una luce metaforica e letterale in fondo al tunnel per farci sapere che siccome non siamo gli unici a sentirci così al mondo, ma accade anche le persone vicino a noi, sulla metro, nel vicinato, nell'automobile a fianco al semaforo, e così via, forse possiamo sentirci uniti in qualcosa... e quindi un po' meno abbandonati a noi stessi. Una delle possibili interpretazioni di quell'epilogo, ben inteso, ma quella che ci siamo sentiti di tirar fuori dopo quasi due ore di tracollo emotivo.

Cuori solitari

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Estranei: Jamie Bell in una foto del film

Mentre ci domandiamo se la pellicola potrà avere qualche nomination agli Oscar - oltre alla sceneggiatura e alla bellissima fotografia di Jamie D. Ramsay, almeno uno dei quattro interpreti principali se la meriterebbe - ripensiamo anche alla filmografia di Andrew Haigh, che mai come in questa quarta opera ci fa sentire tutta la claustrofobia che provano i personaggi attraverso la propria regia di quel maxi-condominio con cortile annesso. Grandi finestroni di vetro fanno entrare la luce solare durante il giorno e le luci soffuse della Londra notturna nell'appartamento di Adam, eppure lui si sente ingabbiato come in un loop temporale, e noi con lui, nonostante esca all'aria aperta (ma lo farà davvero o si tratta solamente di un sogno?). Un nuovo passo a due per il cineasta di Harrogate, dopo la coppia anziana di 45 anni, quella giovane con tutta la vita davanti di Weekend e quella apparentemente improbabile di Charley Thompson e del cavallo Pete.

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Estranei: una foto del film

Da Weekend Haigh sembra prendere non soltanto la tematica LGBTQIA+ in sé ma anche la sua messa in scena, così dolce, eccitante, timida, esplicita, proprio come tutti i colori di una storia d'amore. Il protagonista di Weekend, Russell, non aveva mai potuto fare coming out coi propri genitori perché non li aveva mai conosciuti. Un percorso simile a quello di Adam, che si trova imbrogliato nel passato per altri motivi senza riuscire ad uscirne. I confronti genitori-figli sono molto intensi e schietti, fatti di silenzi e di sguardi, di azioni e reazioni verbali in quest'ultima opera - "Mi sono sempre sentito un estraneo nella mia stessa famiglia". Forse per questo la più matura e composita del regista. All Of Us Strangers (Estranei) è in fondo un film che ci dice che dovremmo imparare a tendere una mano verso il prossimo, perché potremmo non avere una seconda occasione. Dovremmo imparare a non dimenticarlo mai.

Conclusioni

Abbiamo parlato di solitudine nella recensione di All Of Us Strangers (Estranei), perché è ciò che Andrew Haigh partendo dal romanzo originario sceglie di mettere al centro della scena e di raccontarlo per immagini nelle più svariate sfaccettature. L’umanità è destinata a rimanere sola eppure c’è qualcosa che possiamo fare, forse, per cambiare il ciclico ripetersi delle nostre giornate. Basta voler essere soli insieme.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.9/5

Perché ci piace

  • Andrew Scott guida un cast in stato di grazia.
  • La regia claustrofobica di Andrew Haigh.
  • La fotografia di Jamie D. Ramsay.
  • La solitudine sviscerata in tutte le maniere possibili.

Cosa non va

  • Il finale è aperto a varie interpretazioni e potrebbe non soddisfare tutti.
  • È un film emotivamente molto intenso e ha alcuni passaggi molto compassati che potrebbero non essere apprezzati da tutti.