2Night: provarci senza crederci davvero

Desideroso di creare una storia in bilico tra sogno e realtà, immortalando uno spaccato di vita giovanile nella Roma notturna, Ivan Silvestrini inciampa negli stereotipi e cliché di un cinema vecchia e privo di attrattiva.

Presentato durante la XI. Festa del Cinema di Roma, all'interno della rassegna parallela Alice nella Città, 2night è il viaggio, lungo una notte, di due giovani che dalla mera ricerca di una passione fugace, per annullare i pensieri e i dubbi di una vita incompleta, si ritrovano complici nel condividere il reale volto sotto le maschere di spensieratezza. Il giovane regista Ivan Silvestrini si ispira all'omonimo film israeliano di Roi Werner, ambientato a Tel Aviv e con protagonista sempre due giovani trentenni che, nel liberarsi di qualsiasi filtro e travestimento, lasciano trasparire la cultura, le contraddizioni, e il cambio generazionale che caratterizza quel paese.

2night: Matteo Martari e Matilde Gioli in un momento del film
2night: Matteo Martari e Matilde Gioli in un momento del film

Accade tutto in una notte

I protagonisti del film di Silvestrini sono semplicemente un lui (Matteo Martari) e una lei (Matilde Gioli). Due ragazzi che, come tanti, si incontrano in un venerdì notte romano, avvolti dalle luci e dalle casse rombanti di una discoteca. Lui apparentemente riservato ma capace di osservare e aspettare; lei intraprendente, travolgente e desiderosa solamente di essere notato. Complici dal primo sguardo, i due giovani si ritrovano inghiottiti dalla città, alla ricerca di un posto dove appartarsi. Eppure, a causa di ostacoli (poco plausibili), lui e lei si ritrovano dalla passione alla tristezza, dalla gioia all'angoscia, in una notte lunga una vita, alla scoperta dei segreti e del vero volto del loro compagno di "viaggio".

2night: Matteo Martari e Matilde Gioli in un'immagine tratta dal film
2night: Matteo Martari e Matilde Gioli in un'immagine tratta dal film

L'intenzione di Silvestrini è quella di renderci partecipi della conoscenza dei personaggi, nello stesso tempo in cui l'uno scopre qualcosa di più dell'altra, e viceversa; ma, l'escamotage usato dal regista, dal non trovare parcheggio al non voler prendere una multa, dagli immensi bisogni fisiologici all'arrivo improvviso di ex-fidanzati sbucati dal nulla, rende la pellicola inverosimile. Paradigma del "tutto accade in una notte", dove due sconosciuti si incontrano, senza neanche dirsi il proprio nome, solo per del sesso, finendo poi col raccontare tutto, o quasi delle proprie vite, è piuttosto vecchio per un cinema italiano che esige una rinascita. E la colpa di Silvestrini non è tanto quella di aver usato un canone già conosciuto, ma quella di non averlo saputo svecchiare per nulla, facendo unicamente affidamento su due attori ai loro primi anni nel cinema.

Un film da "una botta e via"

2Night vuol essere un film più profondo di una semplice "botta e via", intenzione primaria dei protagonisti, eppure alla fine della giostra tutto si riduce semplicemente a questo: una sveltina. Agonizzata, sofferta, paradossale. Una sveltita inutile, priva di coinvolgimento e dalle tematiche di un cortometraggio dei primi anni duemila. Ivan Silvestrini inciampa, dalla sceneggiatura ai dialoghi, dalla finta fotografia suggestiva di una Roma abusata in storie del genere, negli errori di uno studente ai primi passi dietro la macchina da presa. Passando da un dialogo banale a una scena senza un vero significato per l'egemonia della narrazione, il film si sviluppa attorno a una serie prevedibile di "colpi di scena", annoiando e irritando lo spettatore. La lei di Matilde Gioli è un personaggio che apparentemente si muove senza cognizione di causa. Vuole rappresentare il caos nell'ordinaria compostezza della controparte maschile. Un personaggio che vuole parlare per frasi fatte, battute già sentite quando il primo Gabriele Muccino sperimentava la freschezza e spensieratezza dei giovanissimi italiani, e che finisce col rivelarsi il classico stereotipo insoddisfatto di ragazza incattivita perché considerata dagli altri uomini solo un trofeo da mostrare. Incapace, a detta sua, di mostrare realmente i suoi sentimenti, ma capacissima di parlare di fantasie sessuali un attimo prima per poi un attimo dopo mettersi a piangere.

2night: Matteo Martari in un momento del film
2night: Matteo Martari in un momento del film

Il lui di Matteo Martari troppo rigido, ingessato, talmente tanto costretto dal personaggio da sembrare terribilmente enfatico. Una recitazione teatrale, impostata e falsamente naturale. Esasperante dal primo all'ultimo secondo. Entrambi i personaggi parlano di sentimenti, passioni e pulsioni, ma non c'è mai un vero e proprio momento in cui lo trasmettano davvero. Incastrati in una pellicola che non osa davvero, non ha il coraggio di provarci neanche, incapace di cedere alle pulsioni che dovrebbero muovere i due protagonisti.

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L'importanza del contesto culturale

2Night vuole essere la storia di due trentenni che si scoprono lentamente nel corso di una notte, ma finisce col portare sullo schermo due trentenni che agiscono come due liceali. Ben poco credibili e che, a differenza dell'intenzione del regista, ben poco dimostrano la precarietà sociale e sentimentale dei giovani di adesso. Il 2Night di Werner, pur affondando le radici su un canone già visto e abusato, riusciva a trasmettere l'originalità della pellicola proprio attraverso il particolare contesto sociale e culturale all'interno di Tel Aviv. Una città perennemente divisa tra tradizione ed evasione, di chi scappa dalla propria religione, dalla regole imposte di una società ancora troppo legata ad un inutile rigore.

2night: Matteo Martari e Matilde Gioli in una scena del film
2night: Matteo Martari e Matilde Gioli in una scena del film

La Roma di Silvestrini non può trasmettere di certo questo, non avendo delle imposizioni come quelle delle cultura islamica. L'errore di questo giovane regista sta nel non aver saputo trovare un elemento che, come la Tel Aviv di Roi Werner, sapesse far trovare allo spettatore la chiave di volta per andare ben oltre la semplice immagine sullo schermo. Scavare nei personaggi, creare empatia ed emozioni, ricreare situazioni plausibili. E per quanto un incontro notturno, dettato da un bicchiere di troppo o la semplice voglia di perdersi per una notte, possa essere qualcosa di comune per diverse fasce d'età, il 2Night di Silvestrini non riesce a rivolgersi a nessuno, né agli adolescenti, né ai ventenni e tanto meno a trentenni, apparendo qualcosa di superato e assurdo anche a un pubblico ancora più maturo.

Movieplayer.it

1.5/5