Romain Goupil e Valeria Bruni Tedeschi sono Tutti per uno

Il nostro incontro con il regista francese e l'interprete femminile del film presentato come evento speciale al Festival di Cannes 2010; protagonisti della pellicola sono un gruppo di agguerriti bambini di Parigi che insieme impediranno l'espulsione di una loro compagna di scuola, immigrata clandestina; 'In Francia siamo tornati indietro, il modo in cui il governo si è comportato con la questione tunisina è stato vergognoso', confessa Goupil.

Non ci vuole molto per capire che Romain Goupil e Valeria Bruni Tedeschi, rispettivamente regista e attore e interprete femminile di Tutti per uno, abbiano dato anima e corpo per questo piccolo grande film; un'opera leggera e delicata su un tema scottante come pochi, la dura politica repressiva attuata dal governo francese contro i sans-papiers (gli immigrati irregolari), che arriva in Italia il prossimo Primo giugno per ammaliare gli spettatori di casa nostra, dopo aver ben impressionato pubblico e critica d'Oltralpe al Festival di Cannes 2010. E tanto per mettere le cose in chiaro, incontrando questa mattina i giornalisti a Roma assieme alla protagonista del film, Goupil si è subito tolto il dente. "Coraggio, volete fare subito la domanda sulle reazioni della sorella di Valeria alla visione del film? A Cannes è stata la prima cosa che ci hanno chiesto. Evidentemente siete più educati dei giornalisti francesi". In effetti la domanda sui possibili malumori dell'Eliseo per l'intensa e convincente prova della sorella della première dame Carla Bruni, nonché cognata del presidente Nicolas Sarkozy, principale ispiratore della politica del pugno di ferro contro i clandestini, è passata per la testa a più di un cronista, ma alla fine è sembrata questione secondaria rispetto a quanto visto in questa sorta di favola dolce-amara che vede come protagonista Milana, una ragazzina cecena che rischia l'espulsione e che viene letteralmente salvata da un gruppo di suoi compagni di classe. Capitanati da Blaise, e con il tacito aiuto della di lui madre Cendrine, i bambini organizzano una fuga per aiutare la loro protetta, un gesto che spinge un'intera comunità a riflettere sulla durezza di certe situazioni, che vanno ad incidere sulle vite dei più deboli e indifesi.

Signor Goupil, quando i piccoli protagonisti del suo film vengono scoperti dalla polizia, escono dal loro rifugio con le mani in alto, un'immagine forte che richiama alla mente il celebre scatto del bambino che esce dal ghetto di Varsavia. E' un riferimento voluto il suo?
Romain Goupil: In un certo senso sì. Il prologo e l'epilogo del film sono ambientati nel 2067, anno in cui ritroviamo i due protagonisti, Milana e Blaise, ormai cresciuti. Nessuno di loro ricorda esattamente cosa sia successo nel momento in cui sono usciti fuori dal loro covo. Milana ad esempio rammenta di aver alzato le mani in alto, mentre Blaise rimarca il silenzio che li circondava. Un silenzio che in realtà non c'è mai stato. Dico questo perché non conta sapere se sia andata davvero così, la cosa che importa è l'immagine che esce fuori. Certo, il bimbo che esce dal ghetto di Varsavia, ma anche la bambina bruciata dal napalm in Vietnam. Quello che mi premeva è far capire che c'è stato un periodo della storia in cui i bambini sono stati maltrattati e feriti.

Valeria, tu interpreti la mamma di Blaise, la donna che accoglie in casa Milana e che la protegge in un momento difficile. Quanto hai messo di tuo in questo personaggio in grado di avere un rapporto vero e sincero con i bambini del film...
Valeria Bruni Tedeschi: Non so quanto questo emerga dal film, ma io ho lavorato a stretto contatto con Romain nello scrivere la sceneggiatura, questo perché non volevo che il personaggio di Cendrine fosse convenzionale. Questa fase mi è servita per sentirmi a mio agio, per dare naturalità al ruolo. Volevo che le sue parole fossero giuste e vere. Di mio ho messo la mia energia di madre e di essere umano. Spero nella realtà di non essere cattiva con il mio fidanzato come lo sono stata con lui nel film (ride rivolgendosi al regista). E poi mi piaceva essere una mamma chioccia con tanti pulcini attorno, mi piaceva capire i bambini, anzi essere l'unico personaggio del film che capisse il loro linguaggio, mettermi alla loro altezza.

Quindi non è vero che lavorare con i più piccoli sia una rovina per un attore...
Valeria Bruni Tedeschi: E' una grande lezione che un attore dovrebbe fare con regolarità, perché ti obbliga alla verità e a non truffare. Loro sono dei talenti naturali ed io ero incantata quando li guardavo recitare. Erano freschi ed entusiasti di fare il cinema, avevano negli occhi un sogno.
Romain Goupil: Sì certo ha ragione a parlare così Valeria, ma la verità è che se non ci fosse stata lei tutta questa naturalità non sarebbe venuta fuori. Ecco, voglio proprio renderle omaggio. Quando lavori con un bambino non lo puoi dirigere, non sai cosa succederà. Noi abbiamo scritto la sceneggiatura, i piccoli l'hanno letta ma in ogni caso non sapevamo se l'avrebbero ripetuta in quella maniera o meno. C'erano degli aspetti che li hanno divertiti, altri che invece li hanno spiazzati. Ribadisco che se lei non si fosse messa alla loro altezza non avremmo ottenuto lo stesso risultato. Valeria li ha saputi segure nelle loro reazioni improvvisate e diverse, regalando al suo personaggio una fisicità fortissima che si esternava attraverso il linguaggio del corpo. I suoi abbracci erano forti ed accoglienti, si comportava un po' come la lupa del Campidoglio con Romolo e Remo e sapevo che questo aspetto sarebbe emerso girando il film.

Valeria quanto ti ha aiutato l'adozione di tua figlia per la costruzione del ruolo?
Valeria Bruni Tedeschi: Io lavoro sempre con la mia vita personale ed è naturale che ora che sono mamma le cose siano diverse. Prima quando dovevo interpretare il ruolo di una donna con dei figli per forza di cose dovevo lavorare d'immaginazione. Detto questo non ho adottato mia figlia per uno slancio di solidarietà com'è successo nel film, anzi. Non riesco proprio a vedere la differenza tra avere un figlio biologico e l'adozione. L'unica differenza è che ho saltato alcune tappe della sua vita. In nessun caso però penso che sarei diversa se fossi la madre biologica della mia bambina.

Qual è al momento la situazione in Francia per quanto riguarda il dibattito sull'immigrazione?
Romain Goupil: Dopo le mobilitazioni degli anni '80 siamo veramente tornati indietro nel tempo. E le cose sono peggiorate con l'elezione di Nicolas Sarkozy. Certa politica vede nel diverso un nemico. Con questo film invece mostriamo l'impotenza degli adulti davanti alla caparbietà dei bambini. A forza di massicce dosi di realismo noi 'grandi' riusciamo a passare sopra a certi principi, i più piccoli no. Loro non riescono a dimenticare la solidarietà e difendono i più deboli. Il potere invece fa leva sulla parte bieca della società, trasformando gli immigrati in diversi da noi. Ma chi siamo noi?

Quali sono state le reazioni in Francia alle immagini arrivate da Lampedusa?
Romain Goupil: Quello a cui abbiamo assistito, e mi riferisco al botta e risposta tra Francia e Italia sulla sorte degli immigrati tunisini è stato vergognoso. Di certo non mi metterò a dire chi sia stato peggio tra Sarkozy e Berlusconi, certo è chei permessi temporanei dovevano essere estesi. L'Europa tutta dovrebbe aiutare questi paesi dal punto di vista sociale ed economico, visto che il momento è forte come la caduta del muro di Berlino, invece si fa passare l'idea che l'immigrato sia quello che viene a rubare il pane in casa tua.
Valeria Bruni Tedeschi: Sono d'accordo al cento per cento con lui. Non ho visto le immagini di Lampedusa, ma penso che fossero violentissime. Una situazione insostenibile per me.