Recensione Red (2010)

Poco importa che gli interpreti siano troppo qualificati per una pellicola senza pretese: hanno il tempo di fare bella mostra di sé, e bilanciare i rispettivi, mostruosi talenti lasciandoci una sensazione di armonia e divertimento.

Pensionati coraggiosi

Per essere un pensionato, Frank Moses è decisamente in gran forma. La sua casa è perfettamente in ordine, le sue abitudini regolari, il suo fisico una macchina da guerra. La solitudine, però, si fa sentire: Frank ha una cotta per l'impiegata che si occupa del suo piano pensionistico, e i sotterfugi e le scuse per una chiacchierata telefonica sono un'abitudine praticamente quotidiana. Fino al giorno in cui riesce a trovare il coraggio di proporle un incontro...
E qui finisce il prologo di quella che potrebbe sembrare una commedia romantica e che, quando entra in scena un manipolo di uomini armati fino ai denti e decisi a fare la pelle all'attempato ma speranzoso corteggiatore, si rivela essere qualcosa di ben più scatenato.


Quest'avvio con twist, insieme al duetto iniziale tra Bruce Willis e la sua bella, Mary-Louise Parker, è una delle cose migliori di Red - comic movie tratto dall'omonimo graphic novel di Warren Ellis e diretto da Robert Schwentke (già autore di un adattamento di un'opera letteraria popolare come La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, arrivato nelle sale italiane come Un amore all'improvviso) - ma, per fortuna, non l'unica. Quello che sembra, nella trama e nello spirito, una sorta di ibrido tra Innocenti bugie e A-Team è infatti decisamente più divertente di questi due titoli messi insieme, anche se non meno rocambolesco e implausibile. Rispetto al filone in cui si colloca, quello ormai piuttosto florido dell'action ad alto tasso di humour, si può riconoscere a Red un merito in particolare: quello di imporre, in barba al dilagante ageism di Hollywood, un cast abbondantemente e orgogliosamente over 40, con la deliziosa Parker, classe '64, nei panni della fanciulla da salvare, e un gustoso cameo per il novantatreenne Ernest Borgnine, ironicamente assegnato agli archivi segreti della CIA.

E' vero che Bruce Willis è sempre fedele a sé stesso e al proprio imperituro e soprannaturale fascino; è vero che Morgan Freeman interpreta sempre, cascasse il mondo, Morgan Freeman, e che John Malkovich ripete un po' troppo spesso la partitura dello schizoide, più o meno amabile (qui è adorabile); è vero pure che Brian Cox, anche con l'accento russo, è un po' troppo Brian Cox, e che Helen Mirren non è esattamente la "nonnetta" della porta accanto, anzi, è prossima ad essere la donna più sexy del pianeta con un'arma semiautomatica in mano.
Ma quello che conta, in questo caso sì, è l'anagrafe, e fa bene al cuore vedere questo battaglione di splendidi pensionati prodursi in una cavalcata mozzafiato, con tanto di inseguimenti e sparatorie, e rendere felici anche gli executive della Summit, che hanno festeggiato con Red il loro maggiore successo domestico al di fuori della saga di Twilight.
Poco importa che gli interpreti siano quasi tutti troppo qualificati per una pellicola scanzonata e senza pretese: hanno tempo sufficiente a fare bella mostra di sé, e a bilanciare i rispettivi, mostruosi talenti lasciandoci una sensazione di armonia e divertimento che ci fa perdonare le pecche della sfilacciata sceneggiatura di Erich e Jon Hoeber e la mano un po' pesante di Schwentke, un tantino ossessionato dai movimenti di macchina circolari e avvolgenti. E anche a farci sorridere, per una volta, al pensiero del sequel in arrivo.

Movieplayer.it

3.0/5