Amore e eroina, arriva in sala Il sesso aggiunto

Presentato a Roma il film d'esordio di Francesco Antonio Castaldo, un intenso dramma familiare incentrato sulla storia di Alan, un trentenne eroinomane che riflette sul percorso di vita che l'ha portato a vivere nella sua triste condizione in balia di una totale apatia nei confronti del mondo.

Uscirà nelle sale dei capoluoghi principali d'Italia correlato ad eventi e incontri Il sesso aggiunto, il film prodotto da Giovanni Madonna per Madcast (la società di produzione e post-produzione audiovisivi fondata nel 1998 proprio con il regista) e distribuito da IrisFilm che segna l'esordio dietro la macchina da presa di Francesco Antonio Castaldo, un passato da aiuto regista al fianco di Squitieri, Steno e Carlo Giuffrè e una specializzazione in backstage e promozioni di film, fiction e programmi televisivi della Rai. Accompagnato dall'attore protagonista Giuseppe Zeno, dalle due attrici Myriam Catania e Valentina D'Agostino, nel film le due donne amate dal protagonista che condividono con lui la schiavitù della droga, dal produttore Giovanni Madonna (anche montatore del film) e dal maestro Nicola Piovani autore delle musiche, Castaldo ha presentato il film alla stampa romana raccontando con grande trasporto questa sua coraggiosa opera prima che arriva dopo tantissimi anni di duro lavoro nel settore.

Signor Castaldo, perchè la decisione di fare un film d'esordio su un argomento così delicato come la tossicodipendenza da eroina?
Francesco Antonio Castaldo: In questo momento particolare assistiamo impotenti ad un drammatico ritorno, quello dell'eroina tra i giovani, un fenomeno che sembrava arginato ormai da anni sta purtroppo tornando in auge coinvolgendo le nuove generazioni in cerca di
sballo a tutti i costi, ragazzi che la fumano ma non per questo si definiscono tossici, non sapendo a cosa vanno incontro.

Che film è il suo?
Francesco Antonio Castaldo: Il sesso aggiunto è un film in cui la tossicodipendenza viene fotografata e non solo rappresentata, ho voluto raccontare "chi è" il tossicodipendente attraverso il viaggio interiore del protagonista, non ho voluto limitarmi a mostrare "cosa fa" un tossico come hanno fatto molti film prima di questo. Come avrete notato, da un certo punto in poi il film lascia il tema dell'eroina per parlare d'amore, è per questo motivo che amo definirlo un film sull'amore più che un film sulla droga. Il percorso di autopsicanalisi del protagonista è la parte fondamentale di questa storia, quello in cui egli rivive nella sua mente i momenti più significativi della sua vita e le scelte sbagliate che l'hanno condotto a questa condizione di emarginato. Ecco che riemerge la sua adolescenza, il rapporto conflittuale con il padre, con i suoi sogni, quelli da realizzare e quelli sfumati.

Quindi sognare e desiderare tanto una cosa a volte può nuocere anziché far crescere un ragazzo?

Francesco Antonio Castaldo: Sì, quando i sogni sono visti come unico traguardo ti fanno perdere la consapevolezza che esiste anche altro, che non si ha una sola scelta. Dietro ogni sogno c'è sempre un'influenza che ci viene dall'esterno, spesso dai genitori come accade ad Alan il cui padre ha influito in maniera sbagliata e negativa sul suo futuro non permettendogli di costruirsi delle alternative, aveva per lui scelto un futuro da calciatore e voleva ad ogni costo che il figlio diventasse un campione. A volte i sogni ti danno una ragione di vita, altre volte te la distruggono.

Quando dice che il film parla d'amore e non di tossicodipendenza a cosa si riferisce?
Francesco Antonio Castaldo: Mi riferisco all'amore che ognuno di noi ha dentro, una forza interiore paragonabile a Dio che è in ciascuno di noi, quella forza che pian piano scopriamo di avere nell'anima, con la quale conviviamo e che ci fa superare gli ostacoli a volte enormi che la vita ci mette di fronte. Più che le conseguenze, nel film approfondisco il motivo per cui ci si droga, le dinamiche interpersonali e familiari che coinvolgono i tossicodipendenti, il tradimento delle amicizie e dei sentimenti fino al momento in cui ci si rende conto che si è toccato il fondo. Non ho la presunzione di poter cambiare il mondo e confesso che avrei voluto non farlo, un film di questo tipo, ma se ho sentito questa esigenza è perchè quello che vedo intorno a me nelle nuove generazioni mi preoccupa molto. Oggi i ragazzi usano l'eroina come si usa un medicinale, la usano per calmarsi, per tranquillizzarsi, al termine di una serata di sballo e sono convinti di poterla controllare. Tutto ciò è raccapricciante.

A chi è rivolto un film del genere?
Francesco Antonio Castaldo: A tutti, ma avendo due figli adolescenti spero che tanti ragazzi possano vederlo, capirlo e rendersi conto di quanto realmente sia difficile uscire dal tunnel e convivere con la tossicodipendenza, che sia da eroina o da altro. Ogni forma di dipendenza è nociva, perchè il beneficio che se ne trae è solo temporaneo, è un'illusione, per questo i drogati amano gli eccessi, perchè non ne hanno mai abbastanza.

Cosa si aspetta il produttore di un film di questo tipo dall'uscita nelle sale?

Giovanni Madonna : Personalmente ho prodotto questo film per via della grande stima che ho per Francesco che ritengo essere un autore di grande talento, un professionista serio con cui collaboro da sempre e Il sesso aggiunto è il nostro sogno professionale che si realizza, spero solo il primo di una lunga serie. Il mio ruolo si è limitato al dietro le quinte, ho cercato con tutte le mie forze di trovare finanziamenti ed alla fine ci sono voluti un milione e quattrocentomila euro per realizzarlo, quindi non proprio pochissimi. Ho dato carta bianca a Francesco, ha avuto non solo tutta la mia fiducia ma anche il tempo necessario per realizzare un film che fosse veramente suo, senza dover far rinunce di alcun tipo. L'ha girato come sognava di girarlo, senza patemi, con la massima discrezione da parte mia. Lo reputo un film poetico, molto valido per l'argomento trattato, ma anche per le interpretazioni degli attori oltre che per la fotografia, per le musiche straordinarie di Nicola Piovani e per il montaggio che modestamente è stato fatto da me (ride).

Il film uscirà in sala con qualche divieto?
Giovanni Madonna: Niente censura, niente divieto ai minori di 14 anni come ci aspettavamo. Probabilmente è stato ritenuto un film di interesse per i giovani, è un film che deve comunicare proprio a loro e raccontare come l'assuefazione da droghe come quella da fumo, alcol e cibo sia da evitare sempre e comunque.

Lei ha parlato di una recrudescenza dell'eroina, ma rispetto agli anni '70, in cui l'eroina la trovavi per strada ad ogni ora del giorno e della notte e vedevi i tossici sdraiati in ogni angolo della città, questo oggi non avviene, siamo divenuti ciechi, siamo poco attenti oppure si nasconde diversamente?

Francesco Antonio Castaldo: Il boom vero e proprio dell'eroina è stato negli anni '80 e senza paura di esagerare posso dire che oggi i presupposti affinché si torni a quei livelli ci sono tutti. C'è in atto di questi tempi un'operazione di mercato gigantesca mirata proprio a fare questo, è stato immesso sul mercato un quantitativo enorme di eroina che ha fatto precipitare i prezzi in modo che fosse resa accessibile a tutti. Arriverà il momento in cui verrà ritirata dal mercato, i prezzi saliranno alle stelle e tutti quelli che sono caduti nella rete saranno ormai diventati dei tossici disposti a tutto. Ho un figlilo di 17 anni e mezzo e una figlia di 15 anni, vivo con i giovani frequento gli amici dei miei figli e in loro vedo delle potenziali vittime. Quello che distingue i giovani di oggi da quelli degli anni '70 è che all'epoca c'era un fermento politico, serpeggiava una voglia di cambiamento radicale e molti di quei 'ribelli' sono stati resi innocui proprio grazie all'eroina, sono caduti nell'apatia più profonda e hanno smesso di 'dare fastidio'. Oggi è esattamente il contrario, mentre prima c'era la voglia di rivoluzione e c'erano le idee, tante, troppe forse, oggi non c'è quasi nulla di tutto questo, manca l'entusiasmo nei ragazzi e questo, associato alla mancanza di sogni e alla difficoltà di realizzarli, può potenzialmente portare qualsiasi di loro a fare qualcosa di estremo, di avventato.

Come hanno lavorato le due attrici ai loro personaggi e come sono riuscite ad avvicinarsi ad una tematica così delicata?
Myriam Catania: Di questo personaggio mi ha attratto il percorso inverso rispetto al solito. Nancy è una ragazza giovane che dopo un passato di tossicodipendenza esce dalla comunità e anziché tornare a vivere normalmente torna a drogarsi. L'eroina le è talmente entrata dentro da non riuscire a staccarsene definitivamente. La bravura di Francesco è stata quella di aver saputo delineare con tratto deciso un personaggio con poche scene. La tossicodipendenza era una cosa che non conoscevo, una cosa di cui parlavo come parlano del parto le donne che non hanno mai avuto figli, per intenderci. Ho parlato a lungo con ex-tossicodipendenti, mi sono fatta spiegare nel dettaglio il senso di benessere generale, fisico e psicologico, che ti lascia l'eroina addosso, e i loro racconti mi hanno molto aiutata.
Valentina D'Agostino: Mi sono preparata anch'io molto dal punto di vista degli effetti collaterali ma anche dal punto di vista psicologico perchè l'eroina ti libera dalla responsabilità pesante di essere qualcuno e di fare qualcosa la mattina quando ti alzi. L'eroina annulla qualsiasi cosa, si diventa una nullità totale ed è questa 'liberazione' ad attrarre così tanto gli eroinomani, il non dover pensare più a niente diventa finalmente possibile. Non ho mai fatto uso di droghe ma ho imparato ad entrare nel tunnel psicologico della dipendenza sfruttando le piccole dipendenze che tutti noi abbiamo, dal caffè la mattina, ad un fidanzato che non ti da tregua, da un mestiere che non riesci a fare e ti intestardisci ad una città che ti imprigiona ma che ami alla follia. Ho portato queste mie piccole dipendenze dentro al mio personaggio e ne vado molto fiera.

Signor Zeno, lei come si è preparato per interpretare Alan?
Giuseppe Zeno: Era talmente bello quello che c'era scritto nella sceneggiatura che non ho voluto studiare per conto mio, ho capito la strada da intraprendere per interpretare il personaggio partendo da quel che ha scritto Francesco. Mi disse che non sarebbe stato un film sulla droga ma sull'amore e io ho accettato fidandomi di lui. Volevo interpretare il suo punto di vista, non quello di altri, non sono andato nelle comunità nè ho parlato con ragazzi tossicodipendenti, è tutta farina del sacco dell'autore.

Cos'ha convinto il premio Oscar Nicola Piovani ad accettare di comporre le musiche di questo film?
Nicola Piovani: Il mio è un mestiere splendido che mi porta a viaggiare in tante situazioni diverse, lontane tra loro e lontane anche da me, il tutto senza muovermi troppo da Roma. Mi sono ritrovato un po' per caso in questo progetto, mi è capitata questa sceneggiatura tra le mani e convinto di leggere lo script di una commedia, visti i trascorsi di Francesco, mi sono immerso nella lettura. Avevo immaginato un film diverso, invece mi sono ritrovato in un dramma affascinante, inedito, molto autentico. Con la musica non si può più di tanto dire la propria sull'argomento tossicodipendenza, ma questo non è un film sulla droga bensì a mio avviso un film sull'assenza e sull'impotenza dell'amore. E' attraverso questo disastro sociale e civile che viene incastrata la storia di Alan e mi sono soffermato su queste sensazioni per tirar fuori la musica che avete sentito. Sulla droga ho delle idee elementari che vi riassumo in poche parole, il problema è il lucro, il profitto, il mercato. In un mondo regolato dal profitto tutto ciò che lo produce diviene lecito e finché sarà così saremo in queste condizioni disastrate.