Greco, Battiston, Angiolini e le (buone) Notizie degli scavi

Il nostro incontro con il regista ed il cast del film tratto dall'omonimo racconto di Franco Lucentini; guariscono assieme dalle sofferenze di una vita Giuseppe Battiston e Ambra Angiolini che ammette 'E' una faccia che racconta tanto quella che ho visto sullo schermo. Quell'essere speciale ha molto della mia vita. Che adesso fa ancora meno male'.

Celebrato solo pochissimi giorni fa dal Festival del Cinema Europeo di Lecce, che gli ha dedicato una retrospettiva completa, Emidio Greco è un agguerrito signore del nostro cinema. Non tragga in inganno la mise impeccabile e la capigliatura canuta, il regista di Leporano è un vero fiume in piena quando parla della sua ultima fatica, Notizie degli scavi, già presentata fuori concorso all'ultimo Festival di Venezia e in uscita il prossimo 29 aprile in 30 copie grazie alla Movimento Film. Lo abbiamo incontrato questa mattina a Roma assieme agli interpreti della pellicola, Giuseppe Battiston, Ambra Angiolini e Iaia Forte, protagonisti della storia narrata nell'omonimo racconto di Franco Lucentini, originariamente ambientato negli anni '60 e trasportato da Greco ai giorni nostri. La vicenda si sviluppa attorno alla relazione particolare che si instaura tra il Professore (Battiston), factotum di una casa d'appuntamenti romana, che vive continuamente separato dalla realtà, quasi perdendo il filo del pensiero e la Marchesa (Ambra), una prostituta che cerca faticosamente di rimettere in piedi la sua vita dopo un tentato suicidio. Obbligato dal rapporto con la donna misteriosa, il Professore recupera in parte la sua identità, aiutato anche dalla scoperta degli scavi di Villa Adriana, noto sito archeologico alle porte della capitale che l'uomo frequenta nell'attesa di riportare a casa alcune prostitute in 'trasferta' di lavoro. A contatto con quelle pietre antiche il Professore riprende contatto con il mondo reale.

Greco, la genesi del film è piuttosto bizzarra, potremmo quasi parlare di un vecchio amore con cui scoppia nuovamente la passione...
Emidio Greco: Avevo letto il libro nel '64 e subito scrissi la sceneggiatura. Dovevo entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia e serviva un lavoro originale. Evidentemente piacque molto, perché mi hanno preso. Sono felice che il mio ultimo film sia in realtà la mia opera prima. Ho aspettato 47 anni per poterla realizzare. E ho fatto bene. Se l'avessi girata allora probabilmente non l'avrei fatta nella maniera giusta.

Cosa vuol dire esattamente?
Emidio Greco: Diciamo che nel frattempo è successo qualcosa nella realtà italiana, qualcosa che oggi dà maggiormente valore al film. Il malessere che prova il Professore nei confronti della realtà è più nuovo oggi che allora. All'epoca, e parlo dell'Italia del Boom economico questo personaggio sembrava fuori binario. Oggi non è assolutamente così. Non solo è verosimile ma riesce a veicolare questa necessità di mettere tra sé e la realtà uno schermo protettivo. Probabilmente nel '64 avrei anche commesso l'errore di considerarlo vicino ai 50 o ai 60 anni, mentre la senilità non ha nulla a che vedere con il personaggio. E' un uomo giovane che si trova lì non per fattori esterni, ma per scelta, per difendersi dalla realtà. Finché non arrivano il sentimento per la Marchesa e la bellezza delle pietre di Villa Adriana. Il film ha una carica etica molto forte. E poi non avrei mai immaginato di poter avere con me Giuseppe Battiston e Ambra Angiolini. Li ho trovati semplicemente magnifici. Io adoro gli attori, ma in questo caso dico che ci siamo proprio innamorati. Ho capito che Giuseppe sarebbe stato perfetto appena l'ho sentito recitare nella prima scena, già dalla prima battuta. Mentre Ambra ha mantenuto un livello di concentrazione altissimo durante tutte le riprese, senza fermarsi mai un secondo. Nonostante il caldo di quei giorni.

Può raccontarci a chi aveva pensato, all'epoca, per la parte del protagonista?
Emidio Greco: Certamente a Leopoldo Trieste.

Ambra, non capita tutti i giorni di sentir dire ad un regista di essere innamorato dei suoi attori...
Ambra Angiolini: Quello con Emidio è stato un incontro bello. Credo che non lo ringrazierò mai abbastanza per la possibilità che mi ha dato. Anzi, mi dispiace tantissimo che la preparazione sia stata fin troppo breve, perché ho amato nel profondo il percorso fatto per costruire il personaggio.

Un ruolo molto impegnativo, il tuo...

Ambra Angiolini: Doveva essere una donna che aveva molto sofferto. In effetti per me non è stato difficile. Di mio sono abbastanza incline a certe cose. Sono di una fragilità spiazzante e mi si attribuisce una forza che non ho. Però mi riprendo, mi recupero e riparto. Basta avere l'onestà di liberare le cose che ritieni troppo intime. Emidio queste cose le ha scoperte, quasi come fa l'uomo della tua vita, che conosce di te aspetti che non immagini. E allora mi sono aperta, anche per esorcizzare un po' il dolore. Amo il film perché ci ho visto cose di me che fatico a riconoscere. E' una faccia che racconta tanto quello che ho visto sullo schermo. Quell'essere speciale ha molto della mia vita speciale. Che adesso fa meno male.

E com'è stato recitare al fianco di Giuseppe Battiston?
Ambra Angiolini: Era nei miei desideri da un sacco di tempo e a forza di pensarci il sogno si è materializzato. Sul set Giuseppe mi ha proposto il suo professore. Mi sono limitata a rispondergli, intonandomi a lui.
Giuseppe Battiston: Le cose che mi hanno colpito recitando con Ambra sono stati i nostri silenzi, la qualità degli sguardi. Sono molto colpito dal film, che trovo davvero profondo e poetico. Sono quasi emozionato oggi a parlarne. Sono felice che Emidio abbia aspettato per 47 anni.

Giuseppe hai mai pensato di fare il regista?
Giuseppe Battiston: Forse non è il mio mestiere. Io non sono un autore. Raccontare per immagini non appartiene a tutti. E' una cosa che mi affascina, certo, forse cercherò di farlo, ma non credo affatto che sarà facile.

Iaia, tu invece interpreti la Signora, la tenutaria della casa di appuntamenti dove il Professore vive. Com'è stata la tua esperienza sul set?
Iaia Forte: E' sempre divertente fare le cattive e poi il mio è un personaggio favoloso, che riporta alla mente figure simili già viste in letteratura. A parte questo ho amato Emidio che reputo un regista serio, folle e appassionato e ho adorato questo film anticomnformista per il modo in cui disegna i personaggi e per come racconta nature così diverse. Credo che nella difficoltà di stare al mondo del Professore c'è la metafora di quanto sentiamo oggi noi, uno spaesamento davanti alla contemporaneità.

Sicuramente il film si discosta nettamente dal panorama cinematografico italiano, dominato dalle commedie. Anche lo stile, per certi versi, rimanda ad un'impostazione teatrale...

Emidio Greco: Beh, non so se il termine teatrale sia quello più giusto, di certo non è uno stile istericamente cinematografico. Non faccio film con l'ansia del ritmo, con la paura che il pubblico si annoi. Anzi, non penso mai allo spettatore quando lavoro ad una pellicola, anche perché i pubblici sono tanti. Per quanto riguarda il film, posso dire solo di aver fatto quello che volevo fare. Sappiamo tutti che il cinema italiano è povero, mi sono sempre detto che i sacrifici dovessero almeno essere compensati dalla libertà. Dal 1957, anno in cui è stato coniato il termine cinema d'autore, bisogna essere convinti che il cinema o è d'autore o non è. Il discorso vale anche a Hollywood. Se uno passa al setaccio tutti i film che vengono prodotti, restano i fratelli Coen, Woody Allen, Clint Eastwood e via di seguito. Io mi adopero per difendere il cinema d'autore e poi faccio film da "appartato".