La fine è il mio inizio: nelle sale la vita di Tiziano Terzani

A sette anni dalla scomparsa di Tiziano Terzani il suo romanzo testamento assume nuova forma e consistenza per arrivare sul grande schermo. Hanno presentato a Roma la pellicola di Jo Baier gli interpreti Bruno Ganz e Elio Germano, affiancati dal figlio dello scrittore, Folco Terzani.

"Allora, questa è la fine, ma è anche l'inizio di una storia che è la mia vita e di cui mi piacerebbe ancora parlare con te per vedere insieme se, tutto sommato, c'è un senso". A sette anni dalla sua scomparsa le parole di Tiziano Terzani, viaggiatore, giornalista, scrittore e curioso osservatore dell'umanità, assumono oggi nuova forma e consistenza per arrivare sul grande schermo. Distribuito da Fandango il 1 aprile con 60 copie e ispirato al romanzo postumo La fine è il mio inizio pubblicato da Longanesi, il film omonimo segue le orme di un'evoluzione spirituale e terrena svelata nell'intimo dialogo avuto con il figlio Folco durante gli ultimi mesi della sua vita. Dopo trent'anni trascorsi al servizio del giornalismo e un percorso professionale speso alla scoperta delle diversità del mondo e delle molte ricchezze racchiuse in esso, Terzani si arrende rispettosamente alla malattia che lo condurrà a una profonda e costante esplorazione di un viaggio allo stesso tempo personale e universale. Così, varcati i confini dell'Asia e ammirato l'imponenza dell'Himalaya, si ritira nella casa di famiglia all'Orsigna in Toscana per ripercorrere gli eventi di una vita piena e sfaccettata , aspettando con consapevolezza e gratitudine l'evento più sconvolgente e rivoluzionario di una intera esistenza. Passo dopo passo, guidato dalla mano di Folco Terzani, a cui si deve l'adattamento del romanzo e l'organizzazione a Roma della mostra fotografica Tiziano Terzani. Clic! 30 anni in Asia, il regista Jo Baier si cimenta nella non semplice ricostruzione di un testamento spirituale sostenuto dalla presenza della coppia Elio Germano/Bruno Ganz, protagonisti di questo intenso scambio d'amore tra padre e figlio. Ad accompagnare i due attori durante la presentazione alla stampa la famiglia Terzani al completo.

Dopo alcuni anni dalla scomparsa di Terzani La fine è il mio inizio è diventato un film. Com'è nato questo progetto?

Folco Terzani: Quando il produttore Ulrich Limmer ci ha contattato per realizzare il film abbiamo capito che eravamo sulla strada giusta. Non era sua e nostra intenzione aggiungere nulla che non fosse già inserito nel libri, anzi il nostro obiettivo è sempre stato quello di esplorare i confini del possibile nel reale. Da qui la scelta di non scrivere scene inventate ma di fondere i due mondi di mio padre, il suo rifugio sull'Himalaya e quello all'Orsigna dove si era ritirato nell'ultimo periodo della sua vita. Tutto è stato ricostruito esattamente così com'era.

Signor Germano lei ha vissuto questa esperienza sul set fianco a fianco con il vero Folco. La sua presenza è stata in qualche modo ingombrante?
Elio Germano: Folco non è stato assolutamente ingombrante, anzi mi ha accompagnato dolcemente in questa avventura che è andata ben al di là dell'aspetto tecnico del nostro lavoro. A volte il mestiere d'attore ti da la possibilità di fare nuove esperienze e questo è uno di quei casi particolari. Per due mesi mi sono ritirato in questo mondo fatto di silenzi e natura per cercare di immergermi nelle sensazioni per comprenderle e riproporle.

Qual'era l'idea di giornalismo che ha accompagnato Terzani durante tutta la sua carriera?
Folco Terzani: Nei tempi antichi esisteva la figura del pellegrino che viaggiava per il mondo alla scoperta delle sue meraviglie senza averne alcun guadagno o ricchezza. Da questo punto di vista possiamo dire che mio padre è stato un pellegrino dei tempi moderni ben pagato. I suoi riferimenti sono state le imprese dei grandi esploratori e per questo motivo nel suo essere giornalista si è sempre differenziato dagli altri. Invece di sedersi al tavolo con personalità più o meno note, preferiva immergersi nei mercati e tra la gente per assaporare in prima persona il gusto della loro cultura.

Signor Ganz, nonostante le molte esperienze della sua vita Tiziano Terzani è sempre rimasto nell'intimo un toscano spigoloso. Come ha affrontato il percorso esistenziale di quest'uomo così particolare?

Bruno Ganz: Tiziano è stato un europeo con un incredibile rispetto per la cultura degli altri, cosa che lo ha portato ad affrontare la sua carriera di giornalista in modo diverso e che lo ha avvicinato alla spiritualità asiatica. Ma nel fondo di ogni esperienza è rimasto sempre se stesso, mantenendo intatta la natura diretta e concreta di uomo semplice.

Il film mette in evidenza il rapporto conflittuale tra padre e figlio all'interno di un confronto che, comunque sia, si basa sempre sull'amore e sul rispetto reciproco. Quanto è stato difficile crescere con una figura così importante e intellettualmente imponente?
Folco Terzani: Le cose complicate insegnano molto più di quelle semplici, quindi posso dire di aver imparato veramente molto dal nostro rapporto. Era un pacifista certo, ma un pacifista eternamente indignato, sempre pronto a discutere per tutto quello che accadeva nel mondo. Grazie a lui e con lui sono cresciuto velocemente, ma a verso i diciotto anni è iniziato il nostro conflitto. Un confronto, però, che io non ho mai avuto nè l'esperienza nè la forza di vincere. L'unica volta in cui sono riuscito a prendere il sopravvento è stato proprio durante i suoi ultimi mesi di vita. E' stata una vittoria facile a causa della sua debolezza fisica ed ancora me ne pento.
Angela Terzani: Decidere di amare con una persona come Tiziano è un impegno che ti coinvolge intensamente per il resto della tua vita. La maggior parte di noi vive senza sapere quale direzione prenderanno le proprie esistenze ma per lui non è mai stato così. Tiziano ha sempre saputo con assoluta chiarezza dove andare e cosa fare. Vivere accanto ad un uomo con la strada già tracciata è stata una sfida che io ho deciso di affrontare senza trasformarmi mai in una vittima. Per questo motivo ho mantenuto intatta la mia personalità senza alcuna esigenza di gareggiare. La scena pubblica è sempre stata solamente sua, ma nel privato ho avuto la soddisfazione di poter partecipare alla realizzazione dei progetti come parte attiva. Oggi, posso dire con assoluta sincerità, che sono stata una donna incredibilmente fortunata.
Saskia Terzani: Dovrei essere abituata a rispondere a questa domanda ma in realtà rimango sempre spiazzata. E' difficile staccarsi da una esperienza personale, solamente oggi che ho una mia famiglia ed una vita da adulta comprendo quanto sia profondamente figlia di questa famiglia e dei suoi insegnamenti.