Recensione Easy Girl (2010)

Nonostante le sue imperfezioni, Easy Girl è uno dei migliori teen movie visti sugli schermi americani per lo meno dai tempi di Mean Girls e ha il merito, oltre che di rilanciare un genere troppo spesso cannibalizzato dalla vendibilità e dalla mediocrità, di lanciare un'attrice di cui sentiremo parlare molto negli anni a venire.

John Hughes Lives

Tempi di viagra e di soft porno sdoganato, di Playboy al supermarket vicino ai fumetti e di escort governative; tempi in cui parlare di "morale", purtroppo o per fortuna, a seconda del punto di vista, fa un po' ridere. Eppure in quei piccoli e crudelissimi ecosistemi che sono i licei americani vige ancora un misterioso standard di condotta, che riguarda quasi esclusivamente la sessualità femminile e che riecheggia i mostruosi eccessi del puritanesimo coloniale. Così, in Easy Girl, la simpatica e brillante Olive Penderghast, diciassettenne vergine che rientra nella tipologia "ragazza della porta accanto" nel dizionario del teen movie, si lascia scappare una piccola bugia per mettere a tacere un'amica insistente e si ritrova risucchiata in un incubo adolescenziale che all'inizio la incuriosisce sociologicamente - oltre a renderla finalmente popolare - ma che diventa sempre più difficile da gestire e rischia di avere conseguenze di una preoccupante entità.


Emma Stone, deliziosa comédienne in erba che vedremo presto in un blockbuster della risma di The Amazing Spider-Man, incarna con brio incontenibile questa giovane, ilare, moderna Esther Prynne - protagonista de La lettera scarlatta, classico di Nathaniel Hawthorne che Olive studia durante il corso del suo insegnante preferito, Mr. Griffith (Thomas Haden Church), e che rivive al punto da "automarchiarsi" con la A di "adultera" (la Easy A del titolo orginale del film).
Il talento della Stone è al completo servizio di una regia vivida e di uno script capace, ad un tempo, di risvegliare la memoria delle commedia degli anni d'oro di John Hughes, e di evocare i folli ritmi contemporanei e i paradossi dell'era dell'informazione. E' attraverso il suo videoblog che Olive confessa all'intera comunità come ha rinunciato a rincorrere i calunniosi pettegolezzi che viaggiavano alla velocità della luce su monitor e smart phone, decidendo incautamente di abbracciare la sua nuova, infame reputazione.

Alle solidissime idee di partenza non corrisponde sempre la compattezza e lo smalto della scrittura: la narrazione, infatti, tende un po' ad ripiegarsi su sé stessa nella seconda parte della pellicola, in cui si attraversa una fase piuttosto monotona, popolata di stereotipi da high school - nerd, jock, gay in incognito e perfide cheerleader votate alla castità - a cui manca lo spessore e l'autenticità che caratterizzano la protagonista. A casa di Olive le cose vanno molto meglio, grazie ai fantastici Mr. e Mrs. Penderghast: i siparietti domestici tra la ragazza, i suoi favolosi genitori (interpretati da Stanley Tucci e Patricia Clarkson) e il tenero fratellino adottivo sono i momenti più gustosi del film, anche perché, in un contesto disfunzionale, è una boccata d'aria fresca vedere un'eroina adolescente avere un rapporto tanto onesto e affettuoso con i familiari.

Con tutte le sue imperfezioni, la principale delle quali è tuttavia il poco spazio destinato all'irresistibile coppia Tucci-Clarkson, Easy Girl rimane uno dei migliori teen movie visti sugli schermi americani per lo meno dai tempi di Mean Girls (2004), e ha il merito, oltre che di rilanciare un genere troppo spesso cannibalizzato dalla vendibilità e dalla mediocrità, di lanciare un'attrice di cui sentiremo parlare molto negli anni a venire.

Movieplayer.it

3.0/5