Una bella giornata a Roma con Checco Zalone

A poco più di un anno dal successo di Cado dalle nubi, il comico pugliese ha presentato nella Capitale la nuova commedia "socialmente" scorretta, diretta da Gennaro Nunziante, in cui veste i panni di un addetto alla sicurezza che sventa un attentato contro il Duomo di Milano. Nel cast Rocco Papaleo, Tullio Solenghi e Ivano Marescotti.

Salvezza dell'Italia o castigo perenne del Belpaese. E' questa la domanda che aleggiava tra le platee del cinema Adriano a Roma, dove questa mattina è stato presentato Che bella giornata, il nuovo film interpretato da Checco Zalone (all'anagrafe Luca Medici); la commedia diretta da Gennaro Nunziante, in uscita il 5 gennaio prossimo, dà una risposta prevedibile. Finché ci sono persone come Checco, si può stare tranquilli. Il peggio che possa capitare è che una tela del '600 sparisca dal museo del Duomo di Milano. Cose di poco conto, insomma. A poco più di un anno di distanza dall'exploit di Cado dalle nubi, ottimi incassi e buon battesimo cinematografico di un "fenomeno" del piccolo schermo, la maschera di Checco è ancora quella del bravo ragazzo pasticcione e un po' maleducato, alla ricerca dell'anima gemella. Un canovaccio che si ripete anche in questo divertente film (prodotto dalla Tao Due di Pietro Valsecchi e distribuito da Medusa in 600 copie), dove il protagonista assoluto è il security di una discoteca brianzola, desideroso di diventare una guardia del corpo con tutti i requisiti al posto giusto. L'occasione arriva quando quando viene assunto come addetto alla sicurezza del Duomo di Milano, un posto dove le risicate qualità strategiche dell'uomo vengono costantemente messe alla prova, con esiti nefasti. Se ne accorge Farah (Nahiha Akkari), una ragazza araba che assieme al fratello tenta di far saltare in aria la Madonnina, e che vorrebbe sfruttare la goffaggine di Checco per compiere il suo piano; ma a contatto con quell'uomo disarmante dall'inconfondibile charme pugliese, la giovane vede svanire la sua sete di vendetta. E al grido di l'amore non ha religione (non è cattolico, non è mormone), anche Checco può sognare una nuova vita.

Spesso si abusa del termine "politicamente scorretto"; la vostra commedia, però, esalta questo tipo di spirito. Citiamo ad esempio la battuta del padre di Checco, un militare italiano di ritorno dall'Iraq, interpretato da Rocco Papaleo, che del suo lavoro dice "Non faccio niente, prendo 6000 euro al mese, questo è l'ideale per me". Avete paura di qualche reazione?
Gennaro Nunziante: Tra i militari impegnati sui vari fronti di guerra c'è una maggioranza di soldati del Sud. Noi abbiamo solo cercato di capire perché questa gente abbia fatto la scelta di partire. E' vero, per molti di loro questo serve a pagare il mutuo. Il loro atto di eroismo è quello di farsi una casa. E' ovvio che noi abbiamo affrontato certi discorsi con grande leggerezza, perché non vogliamo moralizzare nessuno. Sono sempre stato convinto che non bisogna impadronirsi di una morale o di un giudizio al termine di un film. E poi se non entra Luca in certi contesti, chi può farlo? Ecco quello che mi preme sottolineare, che noi rappresentiamo qualcosa di diverso in Italia. Abbiamo fatto un film evitando di parlare di corna, di mariti, di genitori e figli. Alla fine la cattiveria è venuta fuori naturalmente, senza volerlo.
Checco Zalone: Non nego che la famosa battuta della cena è stata oggetto di dibattito, anche con Pietro Valsecchi. Sono d'accordo con Gennaro quando dice che non vogliamo fare la morale. Abbiamo solo raccontato la realtà fuori dalla retorica, l'abbiamo smascherata, dissacrata.
Pietro Valsecchi: Questo non è un film politico, è una commedia che è anche la favola di un candido che cerca l'amore. Direi piuttosto che c'è voglia di qualcosa di nuovo e sono assolutamente contento del risultato finale. Forse non ci crederete ma è complicato lavorare con Zalone e Nunziante. Hanno impiegato un anno a scrivere la sceneggiatura. Loro si sentono degli autori, non dei comici. Parlare con Zalone è come parlare con Wim Wenders.

Altro elemento che farà discutere è il modo in cui viene raccontato il terrorismo islamico, anche se in questo caso ci troviamo lontani anni luce dalla ferocia dei veri terroristi. La domanda allora è per Nahiha Akkari, hai paura che ci possa essere qualche reazione contraria al film?
Nahiha Akkari: Io penso semplicemente che gli arabi come me rideranno. E' vero, prendiamo in giro il terrorismo, ma non c'è alcun giudizio pesante, è una commedia e credo che non ci saranno problemi. Quando ho letto la sceneggiatura la domanda me la sono fatta anche io, ma poi ho accettato.
Checco Zalone: Lo sberleffo è a noi, al nostro mondo occidentale. E poi Farah non è una vera terrorista, la sua è quasi una bravata. Siamo andati su di noi, sulla nostra ipocrisia, sulla nostra ignoranza. Se qualcuno se la prende è preoccupante. Abbiamo preso in giro noi stessi, tutto qua. Non colgo passaggi lesivi della dignità dei musulmani. La parte degli stupidi la facciamo noi.

Valsecchi ha appena spiegato che per scrivere il film avete impiegato un anno. Qual è il segreto per raggiungere i vostri tempi comici così sincronizzati?
Gennaro Nunziante: Per prima cosa buttiamo giù la struttura, che deve essere chiara e precisa dall'inizio alla fine e cominciamo a "riempirla" con le battute. Solo quando hai uno schema ben organizzato si può improvvisare per bene. Quando tutto è pronto, iniziamo a togliere il superfluo. Lo facciamo perché sentiamo ogni volta la necessità di trovare qualcosa che sia fresco. Ecco, spesso Checco/Luca recitava battute diverse dal copione, così gli altri attori reagivano in maniera non preordinata. Se il testo sta fermo per mesi e mesi, muore, mentre noi sul set diamo sempre delle cariche. Io e Luca, poi, sentiamo il ritmo, la battuta deve per forza essere incalzante e allora inventiamo.
Checco Zalone: Giusto, le cose più belle vengono quando le inventiamo sul set. Ad esempio la scena della nonna che lavora a maglia o si addormenta a seconda se la luce è spenta o accesa. Nel film abbiamo lasciato quella in cui Nahiha ride.

Questo modo di lavorare mette alla prova gli attori...
Rocco Papaleo: Assolutamente sì. Per un attore come me, abituato ad approfondire (sogghigna), non è il massimo. Uno sta lì, impara le battute da ripetere diligentemente e poi ne devi dire un'altra. E' un bel problema. A parte gli scherzi, avere a che fare con questo mix è totalmente nuovo. La loro teoria della freschezza è giusta perché leva quegli schematismi che hanno fatto arenare certa commedia italiana. Per noi oltre che un piacere è stato bello..
Tullio Solenghi: Lavorare con Luca e Gennaro non è lavorare con dei comici. Loro sono dei matematici. Però è molto soddisfacente perché entri in una struttura solida. E' bello, poi, vedere il modo in cui stanno attenti è vedere la reazione della troupe, degli operatori. E' la prima sponda su cui puoi capire l'effetto della battuta.
Ivano Marescotti: Io, invece, sono stato sorpreso e felice di essere stato chiamato ancora. Checco è socialmente scorretto, il che non vuol dire che il film sia meno politico. Ecco, Zalone tende verso la figura politica di Alberto Sordi. Se in passato ci siamo meritati Sordi, adesso ci meritiamo Checco Zalone.

E' stato molto complesso il lavoro di casting? E poi, raccontateci anche com'è andata con Caparezza, che fa una comparsata breve, ma molto divertente...
Checco Zalone: Parto da quest'ultima domanda. Caparezza ci ha letteralmente salvati. In realtà dovevano venire gli Afterhours, ma avevano una serata e ci hanno mollati sul più bello. Così abbiamo chiesto a Caparezza, che è pugliese come me e che si è esibito gratis. Quanto al casting, in realtà abbiamo fatto dei normalissimi provini. Il ruolo più difficile da coprire è stato quello della ragazza araba. Dico la verità, in Italia ho visto attrici dai tratti arabi più spiccati rispetto a quelli di Nahiha, ma appena parlavano erano troppo romane, troppo napoletane. In Francia abbiamo trovato questa (indica la Akkari) che andava benissimo. E poi prendeva poco. Ho avuto molta soggezione di Tullio Solenghi. I primi giorni è stato davvero difficile lavorare con lui, poi mi sono sciolto e ho perso le inibizioni. Quando abbiamo confrontato le dichiarazioni dei redditi e siamo diventati amici. Di Papaleo invece sono un fan...
Gennaro Nunziante: Dopo il successo di Basilicata coast to coast Rocco si stava esaltando e ha fatto il prezioso. Poi gli ho detto che se non c'eravamo montati la testa noi con 14 milioni di incasso di Cado dalle nubi, non poteva farlo di certo lui con 3. E ha accettato.

Vi spaventa la prova botteghino?
Giampaolo Letta: Da subito con Pietro Valsecchi decidemmo di uscire il 5 gennaio, visti gli ottimi risultati del film di Carlo Verdone che lo scorso anno andò benissimo. Pare proprio che una commedia possa avere una forte potenzialità proprio sulla coda del week end natalizio ed eravamo consapevoli che il film di Zalone potesse ottenere un certo risultato. Aggiungo anche che non ci sarà nessuna guerra di sale con il film di Aldo, Giovanni e Giacomo. Tanto più ora, visto che ieri sera c'è stato il sorpasso.

L'ultima parola spetta a Checco/Luca. Soddisfatto da questo secondo film?
Checco Zalone: Diciamo che stiamo appena entrando in questo mondo del cinema. Di una cosa però sono convinto: di non avere le corde drammatiche e come attore lo avverto come problema. Io non affronterei mai una cosa del genere. Quello a cui agognamo è il successo di pubblico. Il tormento è che i miei amici non trovino divertente il film, altro che stroncature dei critici. La mia speranza è che si divertano le persone "normali".