Roma 2010, faccia a faccia con 'il Divo' Servillo

Abbiamo incontrato al Festival di Roma 2010 l'elegante ed eclettico attore napoletano, in concorso con il noir 'Una vita tranquilla', che ci ha concesso un'intervista in esclusiva.

La presenza di una star come Toni Servillo basta a catalizzare in un lampo l'attenzione del pubblico festivaliero italiano ma non solo. Dopo aver raccolto il fragoroso favore degli spettatori di Gorbaciof alla Mostra di Venezia, l'attore napoletano si appresta a ricevere nuovi consensi nella Capitale. Protagonista del thriller-noir Una vita tranquilla, diretto da Claudio Cupellini, Servillo buca lo schermo con una performance straordinaria, calandosi in un personaggio perfino più complesso di quelli che finora gli hanno assicurato il successo e ne hanno diffuso la popolarità. Dall'indimenticabile Titta Di Girolamo de Le Conseguenze dell'amore, gangster duro e solitario, ad Andreotti, politico ambiguo e cupo, dal commissario Sanzio ne La ragazza del lago, determinato e schivo, al notaio incarognito di Gorbaciof. La fronte corrugata più famosa e riconoscibile del nostro cinema, lo sguardo socchiuso più espressivo dello schermo, l'interprete più versatile di un'intera generazione si è misurato con ruoli difficili, uomini spesso ridotti alla sola gestualità. Per ognuno di loro Servillo è riuscito a tracciare una personalità affascinante, iscrivendoli uno a uno nell'immaginario collettivo e arricchendo con le sue maschere la mitografia contemporanea.
Per Una vita tranquilla l'artista triplica addirittura i suoi sforzi e utilizza con magistrale talento le strade linguistiche per scalfire nella memoria di chi lo guarda e lo ascolta l'immagine di una figura umana al limite del borderline, a metà tra il bravo padre di famiglia e la iena spietata. Lo vediamo nella divisa bianca di uno chef che abita in Germania, ma alterna il tedesco al napoletano e all'italiano. Vive una vita normale, con una moglie ossessionata dalla gelosia e un figlio biondo con gli occhi azzurri. Quando irrompe nella sua tranquilla quotidianità il figlio Diego, abbandonato a Napoli, riemerge la parte oscura del suo passato e il suo equilibrio s'infrange in uno stato di agitazione e d'isteria ingestibile. Servillo-Rosario alias Antonio De Martino, che nella sua città credono morto, imbocca una strada perduta e senza ritorno.

Abbiamo parlato con l'attore, garbato e laconico, che ci ha confessato le perplessità che ha avuto inizialmente, quando ha dovuto prendere lezioni di tedesco per portare sullo schermo una sceneggiatura di cui si era subito innamorato. Servillo ci ha parlato con grande umiltà sostenendo che in un film il risultato è spesso legato a un lavoro di team, perfino quando gli attori più giovani trovano nella sua presenza un appoggio rassicurante. Tra i progetti futuri non esclude una collaborazione con l'ammirato Silvio Orlando, che pochi giorni fa aveva espresso al festival il desiderio di partecipare a un film sulla storia dei De Filippo manifestando la volontà di lavorare fianco a fianco con l'attore, suo conterraneo._ "Chi vivrà, vedrà", _ci ha detto Servillo e intanto cresceva già la speranza di vedere realizzato un progetto con un potenziale attoriale di questo livello!

Signor Servillo l'abbiamo vista confrontarsi con personaggi sempre complessi ed emblematici. Per Una vita tranquilla la vediamo perfino recitare in tedesco con una disinvoltura impressionante, affrontando con successo una nuova sfida. Come si è preparato per questo ruolo?

Toni Servillo: Ho avuto un'insegnante molto brava e ho studiato tantissimo. All'inizio ero terrorizzato dalla lingua e avevo paura, in certi momenti ho anche confessato al regista il mio scoramento e valutato la possibilità di rinunciare. Una volta ho detto al regista di chiamare Bruno Ganz! Però ero perfettamente consapevole del fatto che il mio personaggio parli in napoletano, in italiano e in tedesco fosse una possibilità per lui di avere delle tane in cui potersi nascondere per occultare la sua vera identità e tenersi stretta questa vita tranquilla, per fare in modo che non riemerga il suo passato.

Malgrado la protezione linguistica il suo personaggio non riesce però a nascondere quel passato scomodo...
Toni Servillo: Sì, il suo passato finisce per emergere e consegnarlo a un destino a cui non può sfuggire, a un finale tragico e giusto.

Una conclusione drammatica come quella riservata al suo Gorbaciof?
Toni Servillo: No, qui non si sa cosa succederà al protagonista. Credo che i due film siano molto diversi, mi hanno richiesto capacità diverse: Gorbaciof non parla, dice a stento due parole, Rosario invece parla molto, anche in tedesco. Anzi trovo che se non mi fossi accorto della loro diversità non vi avrei nemmeno partecipato.

Quando sceglie a quale progetto prendere parte quindi lei valuta il personaggio preferendo portare sullo schermo ruoli diversi rispetto ai precedenti?
Toni Servillo: Mi piace molto cambiare da un personaggio all'altro. Scelgo i miei ruoli in base alla qualità della scrittura. In secondo luogo poi conta la percentuale di rischio che il regista si accolla nella sua avventura e mia di mettermi in gioco rilanciando personaggi diversi da quelli interpretati prima.

Che tipo di sfida rappresentava questo film?
Toni Servillo: Il film è stato girato in Germania, è una coproduzione europea e credo che questo film sarà importante per il pubblico tedesco quanto per quello italiano.

Per la maggior parte dei film in cui lei è protagonista, si ha sempre l'impressione che lei venga caricato di una grossa responsabilità, quella di portare sulle sue spalle l'intero film. Come vive un attore questo peso?

Toni Servillo: Non credo che sia così: in Una vita tranquilla al mio fianco ci sono due giovani attori, Marco D'Amore e Francesco Di Leva, secondo me bravissimi, e due attrici tedesche fantastiche. Credo che sia un film in cui il contributo di tutti è determinante sul piano della recitazione e della riuscita finale: è un film corale. Per Gorbaciof invece Stefano Incerti mi ha chiesto di creare un personaggio e di imporlo.

Quanto pesa nella sua carriera e nelle sue interpretazioni l'appartenenza alle radici napoletane? Crede che abbiano influenzato il suo percorso artistico?
Toni Servillo: La mia napoletanità è molto importante per me. Per chi fa questo mestiere essere nati in Campania è una risorsa importante perché si ha alle spalle una tradizione legata all'esercizio di questo mestiere tra le più nobili e le più importanti.

La sua formazione attoriale è teatrale e lei continua ancora oggi ad affiancare i suoi progetti cinematografici a quelli teatrali. Recentemente John Turturro ha dichiarato di voler portare sul grande schermo Questi fantasmi di Eduardo De Filippo e Silvio Orlando ha espresso il suo piccolo sogno di partecipare a un film che racconti la storia della famiglia De Filippo, dicendo che sarebbe felice di averla al suo fianco. Cosa pensa di progetti di questo tipo? Se dovessero realizzarsi, le farebbe piacere parteciparvi?
Toni Servillo: Chi vivrà, vedrà. Dipende sicuramente dai progetti e da chi li scriverà, se avrà delle ragioni profonde e autentiche... ho un'enorme stima di Turturro e ho una profonda ammirazione per Silvio Orlando, che credo sia tra i nostri migliori attori di cinema e di teatro.

Si ritaglierebbe per una produzione del genere il suo primo ruolo da regista per il cinema?
Toni Servillo: No, il regista al cinema non lo farò mai: attore per tutta la vita!

_* Si ringrazia l'ufficio stampa del film Una vita tranquilla, coordinato da Daniela Staffa, per la collaborazione e la disponibilità. _