Recensione Piccole bugie tra amici (2010)

Forte di un cast eccezionale, Guillaume Canet rifiuta ogni facile stereotipo tratteggiando con accuratezza relazioni affettive costellate di quelle piccole crudeltà che spesso sono proprio gli amici più intimi a infliggerci.

In vacanza tra amici

Quanta verità nelle relazioni tra i personaggi di Piccole bugie tra amici. Con un dramma corale intenso e complesso come solo la vita sa essere, l'eclettico Guillaume Canet realizza il suo personale Il grande freddo. L'amicizia non è mai semplice e lineare come spesso viene raccontata sul grande schermo e Canet abbandona ogni buonismo per lavorare di cesello su personaggi contraddittori, su figure a tutto tondo dotate di pregi e difetti, dominate dalle passioni e dalle imperfezioni. Il gruppo di amici che, come ogni anno, si reca in vacanza al mare ospite del benestante Max, nonostante il grave incidente occorso a Ludo, uno dei membri del gruppo, rappresenta un microcosmo sballottato da eventi che allontanano ognuno da sè. Il soggiorno balneare si traforma allora in un sorta di lunga seduta di autocoscienza. A stretto contatto con gli altri, ogni personaggio troverà l'occasione per fare il bilancio degli errori commessi, per chiarire situazioni rimaste in sospeso, per prendere decisioni sulla propria vita sentimentale o addirittura per condividere drammatiche rivelazioni.


Il filo che separa verità e menzogna è talmente sottile che basta un nonnulla per spezzarlo, eppure i personaggi di Les Petits Mouchoirs attraversano la vita come equilibristi, nascondendo i propri sentimenti dietro una spessa coltre di ipocrisia borghese e di bugie che raccontano soprattutto a sè stessi. L'affiatato gruppo di amici comprende il ricco imprenditore sull'orlo di una crisi di nervi, la moglie ecologista, l'attore donnaiolo con fidanzata bellissima e talentuosa al seguito, la pasionaria dell'Amazzonia dalla vita sessuale disordinata, uno spaccato generazionale che abbraccia il target dei quarantenni parigini colti, benestanti, professionalmente realizzati, ricchi di interessi, ma minati nel profondo da fragilità e insicurezze. Forte di un cast eccezionale, Guillaume Canet rifiuta ogni facile stereotipo tratteggiando con accuratezza relazioni affettive costellate di quelle piccole crudeltà che spesso sono proprio gli amici più intimi a infliggerci. Intensa e vibrante, Marion Cotillard si merita inquadratura dopo inquadratura il ruolo femminile più intrigante, quello di una donna che tollera solo il sesso mordi e fuggi per sfuggire alle responsabilità che una vera relazione comporta. Profondamente egoista e straordinariamente generosa allo stesso tempo, la sua Marie cattura lo sguardo ogni volta che appare sullo schermo, ma stavolta non le è da meno il collega Benoit Magimel che sfodera il carisma e la sicurezza interpretativa che talvolta in passato gli sono mancati. In Piccole bugie tra amici, Magimel è chiamato a interpretare un personaggio delicato e complesso, che decide di mettere a nudo se stesso facendo una sconvolgente rivelazione all'amico Max, rivelazione che metterà a repentaglio la sua intera esistenza.

Nelle mani di un altro regista alcune situazione presenti nel film rischierebbero di scadere nella macchietta, ma l'equilibrio di cui Canet si dimostra capace gli permette di osare frammentando il ritmo drammatico con inserti visionari e siparietti comici che talvolta sfiorano il surreale. Sintesi di questo equilibrio è la figura di Max (François Cluzet), uomo d'affari e padrone di casa sufficientemente fuori di testa da risultare a tratti irresistibile nella sua incapacità di gestire la situazione in cui si trova coinvolto. Il pudore dimostrato dal regista nel trattare la materia più puramente tragica, l'incidente occorso a Ludo, si accompagna a un uso parco, ma mirato, della musica che rafforza la sensazione di autenticità e fa da controcanto a un finale catartico nella sua drammaticità. Con un risultato così convincente non possiamo che perdonare a Guillaume Canet la scelta di appoggiarsi a qualche facile simbologia per risolvere alcune delle situazioni in sospeso, unica sbavatura in un film d'autore che scuote, commuove e entusiasma.

Movieplayer.it

4.0/5