Paul Giamatti a Venezia con La versione di Barney

Il mattatore Paul Giamatti presenta il letterario La versione di Barney al Lido. Con lui a Venezia la bellissima Rosamund Pike e il regista Richard J. Lewis.

Mattatore nella vita e sulla carta, il cinico Mordecai Richler prima di morire ci ha lasciato il suo testamento parzialmente autografico celando le proprie memorie dietro la straordinaria maschera dell'ebreo canadese Barney Panofsky. Ora La versione di Barney diventa un film che vede nel cast due dei più talentuosi attori del panorama hollywoodiano, Paul Giamatti e Dustin Hoffman nei panni del protagonista Barney e dell'eccentrico padre ex agente di polizia. A completare il quadretto familiare Jake Hoffman, figlio di Dustin, interpreta nella finzione il figlio di Barney. Purtroppo la dinastia Hoffman ha disertato Venezia, ma a presentare Barney's Version, ultimo film in concorso alla Mostra, ci pensano Paul Giamatti, la splendida Rosamund Pike, Bruce Greenwood, Scott Speedman e il regista Richard J. Lewis. All'incontro è presente, inoltre, Domenico Procacci, coproduttore del film con la sua Fandango.

Noi conosciamo la tua abilitica registica grazie alla serie CSI: Crime Scene Investigation. Quanta preoccupazione c'è stata ad accostarsi a un romanzo così popolare e ben riuscito?

Richard J. Lewis: Il libro è fantastico, perciò ho sentito molta pressione nel lavoro. Per me il fulcro del romanzo era la storia d'amore tra Barney e Miriam perciò ci tenevo che nell'adattamento questa parte venisse curata particolarmente.

Paul e Rosamund, come vi siete avvicinati al personaggio di Barney?

Paul Giamatti: Anch'io sono un tipaccio amabile. Nel romanzo Barney è molto più aspro e cinico, ma sullo schermo abbiamo deciso di addolcirlo. Io ho seguito con attenzione le indicazioni della sceneggiatura. Non ho preso decisioni autonome.

Rosamund Pike: Io credo che si sia molto fortunati ad avere la possiblità di interpretare un personaggio come Miriam. Ci sono donne di tre generazioni che si rispecchiano in lei. La storia d'amore è stata una grande sfida e ho chiesto aiuto a donne più mature di me per accostarmi con accuratezza al ruolo.

Paul, come è stato lavorare con Dunstin Hoffman?

Paul Giamatti: Dustin è molto divertente e pensa che raccontare barzellette sporche tutto il giorno sia parte del suo lavoro. Trent'anni fa avrebbe fatto il mio ruolo molto meglio di me. Quando Dustin sente la necessità di entrare più in profondità nel ruolo diventa pazzo, diventa un quadro cubista, ma è molto generoso sul lavoro. Quando Barney va a trovare il padre per annunciargli l'intenzione di divorziare vedere ciò che Dustin ha fatto fuori scena è incredibile. A un certo punto Dustin mi ha detto che non mi credeva e lo diceva con rabbia. Mi ha fatto cambiare completamente la scena per aiutarmi. Sono stati spesi molti soldi in pellicola perché Dustin chiedeva sempre di non tagliare.

Come avete creato l'equilibrio tra il cattivo carattere di Barney e i suoi lati positivi?

Paul Giamatti: E' tutto merito del libro e delle note di regia di Richard. Barney è un romantico frustrato e ha un'ossessione che spesso lo fa agire in modo negativo.

Richard J. Lewis: Abbiamo cercato di mantenere una certa continuità nelle riprese iniziando a girare a Roma per poi spostarci in Canada, in modo da mantenere un filo conduttore.

Il film si evolve lungo l'arco della vita di Barney. Quale è stata l'età più difficile da rappresentare?

Paul Giamatti: E' stato più difficile interpretare il Barney giovane perché ormai sento che sto invecchiando. Nel film, con la parrucca, avevo più capelli di quanti ne avessi a quindici anni e mi sentivo un po' in difficoltà. La vecchiaia di Barney, invece, mi ha dato più libertà creativa.

Per realizzare il film ci avete impiegato più di dieci anni. Come mai?

Richard J. Lewis: Nel mondo anglosassone ogni film non indirizzato ai quindicenni è una corsa a ostacoli. In più Mordecai Richler doveva occuparsi della sceneggiatura, ma purtroppo si è ammalato prima di iniziare. A quel punto ci siamo impegnati a cercare uno scrittore che onorasse l'integrità del romanzo e ci abbiamo impiegato moltissimo tempo perché volevamo mantenere la dimensione letteraria senza fare uso di voci fuori campo, uno strumento che non amiamo molto.

Domenico Procacci: Ho incontrato il produttore Robert Lantos cinque anni fa. Sapevo che stava lavorando all'adattamento del libro, che avevo amato molto, perciò ho seguito il progetto. Quando parte della storia è stata spostata da Parigi a Roma, in accordo con Mordecai Richler, Robert ha cercato una coproduzione italiana. Abbiamo girato per un paio di settimane a Roma ad agosto scorso e vi sono alcuni attori italiani che hanno partecipato al film.

Come avete affrontato lo humor ebraico presente nel romanzo?

Richard J. Lewis: Per anni Mordecai Richler è stato l'enfant terrible della società ebraica visto che prendeva in giro la comunità in cui è cresciuto. Più che umorismo ebraico parlerei di umorismo politically incorrect. Attutire la feroce satira politica nel film non avrebbe reso un buon servizio al romanzo, ma il focus del film non è la dimensione politica, ma il sentimento. E' stato proprio Mordecai nella sua prima bozza di script a prendere la decisione di elidere parte della dimensione politica per concentrarsi sulla parte drammatica.

Nel film Barney abbandona il suo matrimonio per corteggiare Miriam. Paul, nella vita hai mai fatto qualcosa di altrettanto folle?

Paul Giamatti: Il giorno del matrimonio anche io sono stato tentato di fuggire con la cameriera, ma poi non l'ho fatto. Viviamo in una società civile, non possiamo fare i selvaggi, ma magari un giorno anche io farò qualcosa di folle.