Recensione 4bia (2008)

Quattro episodi che strizzano l'occhio all'horror occidentale, tra sequenze da incubo e ironia, per un lavoro riuscito solo a metà.

L'orrore si fa in quattro

Quattro storie spaventose per un film a episodi che chiude questa lunga estate di "brividi thailandesi", quattro piccoli film diretti da altrettanti registi che si sono misurati con temi, stili e approcci al genere molto diversi. I primi due episodi di 4bia (del quale è stato realizzato anche un sequel, lo scorso anno) Happiness e Tit for Tat sono firmati da Yongyoot Thongkongtoon e Paween Purikitpanya, mentre gli altri due, In the Middle e The Last Fright, sono stati diretti individualmente da Banjong Pisanthanakun e Parkpoom Wongpoom, i due autori di Alone, distribuito in Italia alcune settimane fa, e del convincente Shutter, che viene citato ironicamente, e più di una volta, nel terzo episodio di questo film.

Stili e temi differenti, dicevamo, per quattro episodi collegati tra loro da dettagli narrativi marginali, e l'intenzione esplicita di omaggiare alcuni capisaldi della cinematografia horror e thriller occidentale. La protagonista di Happiness è una ragazza costretta in casa da un'ingombrante ingessatura alla gamba, che trascorre le giornate affacciata alla finestra (vi ricorda qualcosa?) oppure attaccata al cellulare, grazie al quale tenta di sfuggire alla noia scambiando SMS con un misterioso sconosciuto. La tediosa convalescenza si trasforma ben presto in un incubo quando la protagonista acconsente a mandare una sua foto allo sconosciuto e lui ricambia con un'immagine che in apparenza sembra la stessa che lei gli ha inviato, ma in realtà, ad uno sguardo più attento, rivela un dettaglio inquietante. Il primo episodio di 4bia è sicuramente il più inquietante di tutti e quattro, con una seconda parte da pelle d'oca, che si svolge nel buio del piccolo e modesto appartamento della protagonista e mentre i colori e alcune brevi sequenze omaggiano Hitchcock e la sua Finestra sul cortile (con le dovute distanze) la trama è una scommessa in parte riuscita sui meccanismi della ghost story applicati alle moderne tecnologie e ai nuovi sistemi di comunicazione.

Più ricco di citazioni cinematografiche - e altrettanto convincente, più sul livello dell'ironia che della tensione - il terzo episodio, In the Middle, che a modo suo richiama Scream ironizzando su certi cliché abusati della storia di fantasmi in salsa orientale - uno su tutti, lo spettro femminile con il viso coperto da lunghi capelli corvini - e allo stesso tempo cita The Others, Il sesto senso e azzarda un paragone autoironico e un po' folle tra Titanic di James Cameron e Shutter. Il punto di forza di In the Middle è proprio nelle battute che si scambiano i protagonisti, quattro ragazzi che si ritrovano a campeggiare insieme per un weekend di rafting estremo che poi si concluderà tragicamente. Non mancano le sequenze da brividi, soprattutto nella seconda parte, quando uno dei quattro ragazzi, nel cuore della notte, fa ritorno alla tenda dopo essere stato dato per disperso.
Decisamente meno convincenti gli altri due episodi che compongono questa "quadrilogia del terrore", Tit for Tat e The Last Fright. Tit for Tat riprende il tema della vendetta soprannaturale, con un pizzico di magia nera e contestualizzato in una vicenda di bullismo giovanile. Montaggio da videoclip, colori saturi ed eccessi alla Final Destination (con una sequenza finale che strizza l'occhio anche al primo Creepshow) che vede protagonisti un gruppo di ragazzi orribilmente decimati da una maledizione. Un episodio penalizzato da una recitazione scadente, ma soprattutto da un abuso sconsiderato del digitale - tra l'altro di fattura mediocre - che inevitabilmente azzera le distanze tra lo spettatore e la storia.
Si spinge il pedale sul grottesco con The Last Fright, storia di rivalità femminile che si trasforma in un incubo ad alta quota, quando una spocchiosa principessa, assistita durante un lungo tragitto aereo da una hostess, rifiuta con sdegno i pasti preparati appositamente per lei e pretende che le siano serviti quelli riservati al personale. Resterà uccisa da una terribile allergia ai gamberi, e la povera hostess sarà costretta a scortare il suo cadavere lungo il drammatico tragitto di ritorno, durante il quale lo spettro della principessa gliela farà pagare molto cara per aver "intrattenuto" il suo consorte durante uno dei suoi numerosi viaggi. Una forma di vendetta autodistruttiva e contorta, che inizia con l'indifferenza e i dispetti dell'aristocratica protagonista ai danni dell'assistente di volo, e si conclude tra le urla e le crisi isteriche di quest'ultima, costretta a vedersela con la salma della principessa, che non vuole sapere di restare ferma al suo posto, discretamente avvolta nel suo sudario.

Nel complesso, 4bia si rivela quindi un lavoro riuscito per metà, con qualche momento di discreta tensione e divertimento ed episodi meno riusciti, ma l'horror orientale fortunatamente può contare su pellicole più riuscite e suggestive.

Movieplayer.it

2.0/5