Recensione Fughe e approdi (2010)

Pur seguendo un impianto di tipo tradizionale, che alterna immagini di repertorio con le testimonianze delle persone del luogo, il documentario si caratterizza per seguire un'insolita doppia traccia, quella del personale viaggio nella memoria dell'autrice e quella del recupero storico e cinematografico.

Le isole del cinema

Vi è stato un periodo in cui le isole Eolie hanno costituito per il cinema italiano un'attrazione irresistibile. Spinti dalla irreale conformazione di questi luoghi, dalla dolce asprezza degli scogli; attirati dalla tavolozza cromatica unica che questi territori sono in grado di fornire (dal baluginante biancore della pomice di Salina, all'impenetrabile oscurità lavica di Stromboli), maestri come Roberto Rossellini e Michelangelo Antonioni hanno fatto propri questi territori e li hanno plasmati con la loro arte. Tra questi anche i fratelli Taviani, che nel 1989 furono a Lipari per filmare alcune scene di Kaos. Con loro c'era anche la piccola Giovanna Taviani, che interpretava una ragazzina isolana in fuga con la famiglia verso l'isola di Malta per sottrarsi alla persecuzione borbonica. Dopo tredici anni la Taviani - divenuta nel frattempo documentarista, nonché ideatrice del "SalinaDocFest - Festival del Documentario narrativo" - torna sugli stessi luoghi del set, accompagnata di nuovo da "Figliodoro", lo stesso navigatore che in Kaos aiuta la sua famiglia, per ripercorrere un viaggio a ritroso, rivisitando la storia (cinematografica, ma non solo) di questo arcipelago.


In Fughe e approdi il percorso geografico della documentarista si intreccia con un viaggio indietro nel tempo, che ripercorre le principali tappe storiche legate alle Eolie. Da isole di pescatori e di lavoratori nelle cave - costretti a emigrare per la povertà e vittime dell'intossicazione da silicosi -, a luogo di confino per illustri prigionieri politici del regime fascista come Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Nitti, nonché teatro della storia d'amore clandestina tra Edda Ciano e il segretario del partito comunista di Lipari. Ma ciò che interessa di più a Giovanna Taviani è il recupero dell'immaginario cinematografico legato a queste isole. Vengono così rievocate le lavorazioni di Stromboli, terra di Dio e del suo film "gemello", Vulcano di William Dieterle, in cui recita una disperata Anna Magnani, abbandonata da Rossellini per Ingrid Bergman. Ma anche le riprese de L'Avventura di Antonioni, durante le quali Monica Vitti e Lea Massari si persero sullo scoglio di Lisca Bianca. Il percorso cronologico continua poi con i documentari di Vittorio De Seta, fino ad approdare in epoca contemporanea, dove le Eolie sono state nuovamente riabbracciate dal cinema con Il postino e Caro Diario.

Pur seguendo un impianto di tipo tradizionale, che alterna immagini di repertorio con le testimonianze delle persone del luogo, il documentario si caratterizza per seguire un'insolita doppia traccia, quella del personale viaggio nella memoria dell'autrice e quella del recupero storico e cinematografico. I filmini familiari si alternano così, senza soluzione di continuità, ai cinegiornali del regime fascista, ai filmati tratti dal set del passato, fino alle immagini del viaggio del ritorno della documentarista, riuscendo in definitiva a restituire l'atmosfera nostalgica delle fughe e degli approdi succedutisi alle Eolie nel corso tempo.