Recensione L'amore buio (2010)

Non senza eccessi e con qualche lungaggine, Capuano è bravissimo a restituire un'immagine verace, crudele, positiva e appassionata della gioventù bruciata di Napoli, con tutti i suoi contrasti e le sue incoerenze.

Napul'è mille dolori

Ciro e Irene sono due ragazzi napoletani di sedici anni, ma la loro non è una storia d'amore. Dopo una giornata trascorsa al mare insieme ai suoi amici del quartiere, Ciro partecipa allo stupro di gruppo di Irene, una ragazza della Napoli bene che poco ha a che fare con la malavita e il degrado in cui lui e i suoi giovani compari sono cresciuti. Dilaniato dai sensi di colpa e cosciente delle conseguenze che il suo gesto comporterà, Ciro non ce la fa a reggere il peso e il mattino successivo si reca al Commissariato per una confessione spontanea, nella quale compaiono anche i nomi di tutti gli altri componenti del branco. Il trasferimento nell'Istituto penitenziario minorile dell'isola di Nisida è immediato, come il conseguente isolamento fisico e mentale di Ciro dal resto del mondo. Non sono state meno dolorose le conseguenze dell'accaduto sulla vita di Irene, che nel frattempo è divenuta scostante, fredda, insicura, depressa, ma ha mantenuto intatta la sua sagacia, la sua voglia di 'scoprirsi', dentro e fuori, la sua voglia di conoscere a fondo una città che le appartiene solo anagraficamente ma con cui non è riuscita a stabilire un legame forte.

Due mondi opposti quelli di Ciro e Irene, due anime in pena, due cuori che dopo la tempesta cercheranno un po' di quiete guardando dentro se stessi con uno sguardo molto più adulto e consapevole di prima. Da lontano, raccontandole per iscritto i suoi turbamenti e i suoi stati d'animo, Ciro inizia a comunicare con Irene e lei, dopo il rifiuto iniziale inizierà un lentissimo e sofferto avvicinamento verso di lui fino al giorno del rilascio, due anni dopo, momento in cui per entrambi inizierà una nuova vita...

Già vincitore della Settimana della Critica nel 1991 con Vito e gli altri e in concorso nel 2001 con Luna Rossa, Antonio Capuano torna a Venezia con L'amore buio, un nuovo doloroso racconto ambientato nella sua Napoli, la Napoli dei delinquentelli, adolescenti nati e cresciuti nei quartieri più difficili, la Napoli dei giovani, quella dei mille colori e dei mille dolori che il regista aveva già raccontato in tanti altri film (Pianese Nunzio 14 anni a maggio su tutti), sempre con occhio lucido e disincantato, e con un realismo impressionante. I due giovani e bravi protagonisti, attori non professionisti reclutati tra i ragazzi delle scuole di Napoli, aiutano il film a mantenere intatta la sua credibilità e spontaneità anche nei momenti in cui Capuano si concede qualche azzardato ma interessante exploit stilistico e qualche leziosismo di troppo (le poche note di Bollywood in un certo contesto stonano leggermente), ma il supporto maggiore viene dal cast di 'supporto', da attori d'esperienza come Valeria Golino, sorprendentemente brillante nel ruolo della psicologa bruttina che prova a rompere il muro che Ciro si è innalzato tutto intorno, Luisa Ranieri, nei panni della madre premurosa di Irene, e dell'indimenticato Corso Salani, nell'ultima apparizione prima della sua tragica scomparsa avvenuta nel giugno scorso a soli 49 anni.

Due adolescenti, Ciro e Irene, che incarnano in tutto e per tutto le due anime della città, quella brulicante, colorata e spavalda da una parte e quella elegante, compassata e indifferente dall'altra. Basti pensare che nelle celle del carcere minorile di notte filtrano musiche e luci colorate provenienti dalle navi da crociera che sfrecciano in allegria nel Golfo di Napoli. Splendida nella sua struggente silenziosità la scena di chiusura del film, a chiudere un cerchio perfetto e a mostrare come la distanza tra Ciro e Irene viene finalmente colmata: in un interminabile istante, lo stesso per entrambi, i loro cuori si toccano, i loro sguardi, fisicamente ai lati opposti del pianeta, si incrociano idealmente in un lungo amorevole abbraccio.
Non senza eccessi e con qualche lungaggine, Capuano è bravissimo a restituire un'immagine verace, crudele, positiva e appassionata della gioventù bruciata di Napoli, con tutti i suoi contrasti e le sue incoerenze. Un plauso anche all'avvolgente colonna sonora di Pasquale Catalano, già applaudito autore delle straordinarie musiche de Le conseguenze dell'amore e de La doppia ora.

Movieplayer.it

3.0/5