Recensione Il segreto dei suoi occhi (2009)

Il rimpianto e il senso di colpa affiorano in continuazione tra le righe di questo intenso dramma sentimentale che il cinquantenne regista, sceneggiatore e produttore argentino ha confezionato con un tocco sofisticato ed elegante.

Gli occhi non mentono mai

Finalmente arriva anche nelle nostre sale Il segreto dei suoi occhi, film argentino diretto da Juan José Campanella premiato a sorpresa agli Academy Awards con l'Oscar per il _Miglior Film Straniero _sbaragliando una concorrenza d'eccezione come quella de Il Profeta di Audiard e de Il nastro bianco di Haneke.
Già candidato agli Oscar per Il figlio della sposa nel 2001, Campanella ha ritentato il colpo grosso, stavolta con successo, con questo dramma sentimentale dalle forti contaminazioni thriller tutto narrato a cavallo di due epoche facendo una sorta di staffetta tra la fine degli anni '90 e il 1974, anno in cui un tragico fatto di sangue sconvolse l'esistenza di una giovane coppia e di tutti quelli che in seguito si ritrovarono coinvolti nelle indagini.

Siamo a Buenos Aires, Benjamin Esposito è un uomo di mezza età, un ex-magistrato in pensione che non ha mai dimenticato l'assassinio e lo stupro violento di Liliana, una giovane donna strappata alla vita e all'amore del marito da un barbaro assassino ancora in libertà per intrighi di potere. Deciso a scrivere un romanzo sulla storia che lo tormenta da 25 lunghi anni, Benjamin prova a ripercorrere la strada dei ricordi e a risolvere in via definitiva il caso che tanti anni prima gli fu tolto con la forza, un'indagine che lo aveva costretto a ingoiare un boccone amaro senza poter reagire e a lasciarsi alle spalle la sua città e la donna di cui era segretamente innamorato. L'incontro dopo tanti anni con Irene, all'epoca come oggi suo superiore, riporterà a galla sentimenti, cose mai dette, verità negate troppo a lungo, sofferenze e conflitti che spingeranno Benjamin a cercare ossessivamente i pezzi mancanti di un puzzle che aspetta solo di essere ricomposto e appeso nella soffitta dei ricordi. Senza neanche rendersene conto passerà da osservatore a diretto protagonista di questa vicenda, attore principale di una tragedia d'amore e morte cui solo lui può mettere la parola fine. E se nel passato la sua voglia di giustizia si era scontrata con il quieto vivere e le connivenze del potere in un'Argentina senza Giustizia, che iniziava lentamente a piegarsi alla dittatura, ora sembra non esserci alcun ostacolo tra lui e la chiusura di questo gigantesco cerchio che rischia di trasformarsi in un girone dantesco senza via d'uscita.
Cullato dal desiderio di vivere un amore per troppo tempo soffocato in fondo al suo cuore, Benjamin scandaglierà il passato per tentare una volta per tutte di riscrivere il futuro.

Liberamente tratto dal romanzo _La pregunta de sus ojos _di Eduardo Sacheri, co-sceneggiatore del film insieme a Campanella, Il segreto dei suoi occhi narra in una tante storie, ma fondamentalmente racconta quella di un uomo frustrato e infelice che ad un certo punto della sua vita si ritrova da solo, senza un amore, senza un lavoro, senza una famiglia, con addosso il peso di un passato lasciato per troppo tempo sospeso e che sta tornando con tutta la sua veemenza per presentargli il conto. Il suo sorriso, la sua età, l'esperienza e il cuore forse possono mentire, ma gli occhi, quelli non mentono mai, che siano gli occhi di un assassino, o quelli di chi ha perso per sempre la cosa più preziosa che aveva, lo sguardo dell'amore è inconfondibile, come quello della gelosia, del rancore e del dolore. Gli occhi non riescono a custodire segreti troppo a lungo, e quando provano a farlo il prezzo da pagare è sempre troppo alto.

Il rimpianto e il senso di colpa affiorano in continuazione tra le righe di questo intenso dramma sentimentale che il cinquantenne regista, sceneggiatore e produttore argentino ha confezionato con un tocco sofisticato ed elegante ma che alterna a momenti impegnati di grande impatto emozionale a qualche caduta di ritmo che ne inficia l'efficacia. In qualche punto infatti Campanella lascia il suo film inciampare in evoluzioni e soluzioni narrative piuttosto facili, talvolta surreali, che finiscono per avvicinarlo più volte ad un bizzarro mix tra la telenovela classica e una puntata di Law and Order (di cui Campanella è stato regista in passato). Momenti non proprio in linea con il tenore del film e con il delicato ingranaggio thriller che si tenta di costruire sullo sfondo col passare dei minuti. Sebbene non si tratti di un film di genere l'elemento suspence andrebbe sempre tenuto in primaria considerazione, specialmente quando lo si prende come fulcro della vicenda. La storia, pressochè priva di complessità e intrighi, dopo una buona partenza si ripiega su se stessa, complice anche l'eccessiva durata di alcuni passaggi e le ripetute sovrapposizioni temporali, e si fa a tratti ridondante impedendo allo spettatore di seguirne gli sviluppi in maniera lucida e fluida. Verso il finale le cose migliorano nuovamente e la narrazione riprende la sua vitalità avviandosi verso un finale poco consolatorio e inatteso, un finale che riallaccia due epoche e restituisce nelle mani dei legittimi proprietari la vita che hanno scelto di vivere, senza costrizioni nè impedimenti.

La prova straordinaria di Ricardo Darin, che incarna alla perfezione sia il giovane giurista appassionato che l'uomo maturo che tenta di rimettere la propria vita sul giusto binario, fa da spalla a qualche guizzo di regia interessante di Campanella e, nonostante il cast di contorno sia di tutto rispetto, non riesce da sola ad avviluppare lo spettatore e a trascinarlo nella spirale emotiva dei personaggi coinvolti.

Il talento di Campanella dietro la macchina da presa è innegabile ma la pellicola risente troppo spesso della 'mano' televisiva del suo autore restituendo una fotografia, una ricostruzione scenografica e un impianto recitativo tipico degli sceneggiati a puntate. Ad aggiungere un po' di sapore qualche innovativo ritocco digitale sulle immagini, molto bello l'effetto ricreato nelle scene iniziali per accompagnare le diverse riletture dell'inizio del romanzo, a completamento di un'opera comunque discreta che merita di essere apprezzata e applaudita per la profonda riflessione sulla vita e sull'amore. E se gli occhi non mentono mai, in particolare quelli dei protagonisti di questa struggente storia d'amore e morte, ancor meno mente il cuore, che non ha sussultato come avrebbe dovuto durante la visione. Audiard e Haneke docent.

Movieplayer.it

3.0/5