Recensione Another Year (2010)

Another Year è animato da un campionario di personaggi che bucano lo schermo sia attraverso una scrittura solida, che li rende reali e tridimensionali, con dialoghi brillanti sceneggiati dallo stesso Leigh, sia grazie alle impeccabili interpretazioni di tutto il cast.

Le quattro stagioni della vita

I rapporti interpersonali sono la base delle nostre esistenze, le scandiscono intervenendo sulle nostre emozioni, le riempiono o a volte sembrano svuotarle, ma nel complesso le rendono vite nel senso umano del termine. E' questo che sembra dirci Mike Leigh con il suo nuovo lavoro, Another Year, presentato in concorso all'edizione 2010 del Festival di Cannes: il film è uno spaccato delle vite di alcuni personaggi collegati tra loro, un altro anno delle loro vite, tra gioie e dolori, nascita e morte, suddiviso narrativamente nel trascorrere delle quattro stagioni, partendo dalla primavera fino al successivo inverno, ma scandito in realtà dalle emozioni e dagli eventi che nel corso dell'anno, direttamente o indirettamente, riempiono le loro vite.


Un anno al termine del quale alcuni di loro possono percepire cambiamenti positivi, come può essere il caso di Tom e Gerri, geologo vicino alla pensione lui, psicologa lei, ma soprattutto del loro figlio Joe che conosce Katie e riesce ad instaurare con lei una relazione sentimentale stabile. Per Tanya è invece la nascita di un figlio l'evento che porta cambiamenti positivi nella sua vita. Invece per qualcun altro le cose cambiano in peggio, come è il caso di Ronnie, il fratello maggiore di Tom che perde la moglie Linda e si ritrova solo.
Ma per molti la situazione sembra restare immutata, e sono forse quei personaggi a cui il titolo fa maggiormente riferimento, quelli per cui un altro anno è passato senza che le loro vite siano mutate: è così per Mary, ospite più fissa del dovuto a casa di Tom e Gerri, reduce da un divorzio che l'ha segnata ed alla disperata ricerca di un compagno. Il suo aspetto, le sue maniere, rivelano una
voglia di apparire più giovane di quanto sia, mentre il suo apparente ottimismo cerca di mascherare un senso di insoddisfazione impossibile da celare. E' lo stesso per Ken, amico di vecchia data di Tom, ancora single e propenso ad affogare la sua desolazione nell'alcool, lasciatosi andare a sè stesso al punto da perdere interesse persino per la disperazione di Mary.

Un campionario di personaggi che danno vita ad Another Year e bucano lo schermo sia attraverso una scrittura solida, che li rende reali e tridimensionali, con dialoghi brillanti sceneggiati dallo stesso Leigh, sia grazie alle impeccabili interpretazioni di tutto il cast: Jim Broadbent è Tom ed al suo fianco è Ruth Sheen a rendere reale il personaggio di Gerri, ma i due funzionano in modo particolare come coppia, creando quella complicità tipica di chi condivide tanti anni di vita; ma colpiscono soprattutto Lesley Manville e Peter Wright, rispettivamente nei ruoli di Mary e Ken. La Manville è assolutamente magistrale nel mettere in scena i sentimenti contrastanti del suo personaggio, passando dall'allegria alla depressione nel giro di una battuta, nel reagire alle battute

dei suoi colleghi.
Tutti gli interpreti sono aiutati, dicevamo, dai testi di Leigh, ma anche dalla sua regia, che con stile molto teatrale si tiene in un angolo e dà modo ai suoi attori di dar vita alla scena come se fossero su un palco, mettendo in scena sequenze articolate con pocchissimi stacchi di montaggio, che evidenziano l'alchimia venutasi a creare tra i membri del cast.

Non accade molto in Another Year, ma Leigh riesce ugualmente ad emozionare e coinvolgere lo spettatore, lasciandogli anche spunti su cui riflettere che permangono anche al termine della visione. E' prerogativa dei grandi autori e Mike Leigh dimostra di esserlo.

Movieplayer.it

4.0/5