Recensione L'amante inglese (2009)

Attraverso la passione tra la raffinata e ricca Suzanne e il rude manovale Ivan, la Corsini denuncia la vacuità di valori della società borghese ma rende anche giustizia alla forza trascinante del sentimento d'amore, capace di opporsi anche all'ineluttabilità del destino.

Il coraggio di amare

Un incontro inaspettato, una coincidenza fortuita, e improvvisamente quella che eravamo abituati a considerare una vita senza sbavature, magari anche felice, ci sembra opprimente, vuota, senza senso, e ci lascia spiazzati, a chiederci come avevamo fatto a non accorgercene prima, come avevamo potuto andare avanti per così tanto tempo in quell'illusione.
E' quanto capita a Suzanne nel fare la conoscenza di Ivan: l'una, madre e moglie borghese, finalmente in procinto di riavviare la propria attività abbandonata anni prima in favore dei doveri coniugali, l'altro, schietto e rude manovale che si occupa della ristrutturazione del suo studio, sembrano non avere nulla in comune, eppure tra i due nascerà una fortissima attrazione, che ben presto prenderà la forma di un vero e profondo sentimento. Suzanne decide così di lasciare il marito, un ambizioso e volitivo medico che, incapace di credere che la moglie gli si sia ribellata, preferendogli oltretutto un proletario, le dichiarerà guerra mettendola economicamente all'angolo, rendendole impossibile non soltanto ricevere la sua parte del patrimonio di famiglia, ma anche trovare un nuovo impiego. L'amore sincero per Ivan, che per primo le restituisce la sua dignità, di persona e non di oggetto, e con il quale può essere finalmente libera di esprimere se stessa, infonde in Suzanne una nuova forza, che la porterà anche a scelte estremamente dolorose pur di difendere la sua nuova felicità.

L'amante inglese (in originale Partir, titolo ben più rispondente alla natura della pellicola, e che però, a detta della distribuzione, non avrebbe fatto altrettanto presa sul pubblico italiano) è un'epopea al femminile che, ripercorrendo il sentiero tracciato da opere immortali come Anna Karenina, L'amante di Lady Chatterley o Madame Bovary, descrive il destino tormentato di una donna che, dall'interno di una società borghese, ne sfidi valori e regole in nome della difesa e dell'affermazione dei propri sentimenti. Sebbene nella nostra contemporaneità il divorzio sia un evento che non scandalizza più nessuno, la regista denuncia, con una graffiante precisione che riesce a non sfociare mai nella cattiveria, come le cose si facciano ben più complicate quando entrano in gioco le differenze di ceto: oggi più che mai, dominati come siamo dalla dittatura dell'immagine, della materialità, del successo economico, l'onta di essere sostituiti con qualcuno di meno appetibile dal punto di vista monetario è inaccettabile.
Per la Corsini Samuel, marito possessivo e violento di Suzanne, è emblema di una società in cui perfino le persone diventano una proprietà, e strumenti per l'affermazione del proprio status di vincenti; in contrapposizione a questa ipocrisia, Ivan è un uomo sincero, in grado di stare vicino alla propria compagna senza cercare di dominarla, e di costruire un rapporto privo di gerarchie. Questa diversità è tanto più evidente nelle scene di sesso: quanto Samuel è brutale ed egoista, tanto l'intimità tra Suzanne e Ivan è un momento gioioso, passionale, che evidenzia tutta la necessità reciproca che anima i due amanti. La regista scava a fondo nella personalità di entrambi, descrivendo, grazie ad una regia attenta e puntuale, tanto l'appassionata lotta per l'autodeterminazione di Suzanne che l'onesta solidità di Ivan che, seppure ben più conscio della compagna delle difficoltà da affrontare, non mette mai in discussione il valore del loro rapporto. Una così profonda incursione nel territorio dei sentimenti umani non poteva prescindere da un'intensa prova attoriale, e Kristin Scott Thomas e Sergi Lopez si dimostrano protagonisti più che adeguati di un'attrazione che non può esaurirsi nemmeno davanti alla tragedia, presagita dalla sequenza iniziale della pellicola, in cui la regista omaggia il Truffaut de La signora della porta accanto.

Come per le eroine tragiche che l'hanno preceduta, anche per Suzanne senza amore non si è niente, e la pellicola esprime dolorosamente la sua struggente necessità di essere libera di amare, e unica artefice del proprio destino. Punto di forza della Corsini, oltre all'acuta sensibilità, è anche la capacità di esimersi da qualunque giudizio morale nei confronti dei protagonisti, mettendosi rispettosamente in disparte di fronte alla potenza totalizzante del sentimento.

Movieplayer.it

3.0/5