Le Mine vaganti di Ozpetek invadono la Berlinale

Gli attori Riccardo Scamarcio, Nicole Grimaudo, Elena Sofia Ricci, Ennio Fantastichini e Lunetta Savino hanno assistito Ferzan Ozpetek nella conferenza di presentazione del suo ultimo film al 60° Festival di Berlino.

Sono molti i temi affrontati dall'ultimo lavoro di Ozpetek, Mine vaganti, presentato nella sezione Panorama Special dell'edizione 2010 del Festival Internazionale del Cinema di Berlino ed il regista non si è tirato indietro nel commentarli nel corso di una conferenza stampa di presentazione a cui hanno partecipato anche il produttore Domenico Procacci e parte del ricco cast del film, da Riccardo Scamarcio a Nicole Grimaudo, Elena Sofia Ricci, Ennio Fantastichini e Lunetta Savino.
E' con la giusta dose di ironia che il film affronta il tema dell'omosessualità e dell'accettazione della stessa così come delle altre diversità in un sud Italia ancora arretrato da questo punto di vista, sottolineando l'importanza di poter manifestare sè stessi liberamente. Mine vaganti, costato circa sette milioni di euro, quindi una produzione medio alta del nostro paese, come spiegato dal produttore, è stato realizzato dalla Fandango con la partecipazione di Rai Cinema ed il sostegno della Puglia Film Commission. Il film sarà nelle sale il prossimo 12 Marzo grazie alla distribuzione di 01, che lo porterà in circa 400 sale italiane.

Signor Ozpetek, ci racconta il processo creativo del film, la scelta dell'ambientazione e la nascita della storia?

Ferzan Ozpetek: L'idea di partenza è stata relativa al titolo, Mine vaganti, e poi si è aggiunta la voglia di fare un film con l'intento principale di divertirci. Il punto di partenza della storia è stato un mio racconto che ho fatto leggere a Domenico Procacci, che racconta la storia di due fratelli che è capitata a un mio amico. Poi dall'incontro con Ivan (Cotroneo n.d.r) poco a poco si è sviluppato tutto. Inizialmente c'era l'idea di ambientare la storia al sud, ma non con precisione a Lecce. Questa ambientazione è venuta fuori solo dopo un paio di mesi, quando io e Ivan abbiamo fatto diversi sopralluoghi per studiare il posto. Comunque la location definitiva è stata scelta prima di iniziare la stesura della sceneggiatura, che è stata scritta direttamente con Lecce in mente. Girare in un'altra città dopo sette film è stato difficile inizialmente, ma poi, man mano che andavamo avanti, meraviglioso.

Una domanda al signor Scamarcio. L'omosessualità, e comunque la diversità a 360 gradi, è sempre difficile da rappresentare. Come ha lavorato sul personaggio? Si è ispirato a modelli del passato? Riccardo Scamarcio: non mi sono preparato a fare l'omosessuale, ma a fare un ragazzo che torna nella sua terra perchè il padre vuole dividere le responsabilità dell'azienda. Ci sono delle caratteristiche che il personaggio richiedeva per il fatto che fosse omosessuale, ma non ne ero preoccupato, ho cercato semplicemente di capire quali fossero i suoi bisogni, visto che il film parla di lui. In particolare l'aspetto che mi interessava di più era la difficoltà di essere circondato da persone che non gli permettono di manifestarsi per quello che è. C'è un po' un equilibrio in questa famiglia che viene interrotto nella scena in cui sono tutti riuniti ed accade questo evento inaspettato persino per il mio personaggio. Ed era questa la condizione a cui prepararsi, perchè affronta anche il tema del pregiudizio e della difficoltà di essere accettati, di manifestarsi per quello che si è. E non credo che sia soltanto un problema della provincia, ma che si verifica in ogni ambiente chiuso, come può essere anche l'ambiente del cinema. Un aspetto che mi piaceva molto del personaggio è il suo preoccuparsi prima degli altri che di sè stesso, al punto che non si dichiara totalmente per quello che è. Non lo fa per mancanza di coraggio ma per evitare di dare dispiaceri ulteriori, quindi è un atto di forza. Poi c'è anche la condizione di scrittore e la volontà di realizzarsi e rifiutare i desideri e le imposizioni del padre. L'omosessualità è per quanto mi riguarda una condizione, così come essere eterosessuali, non l'ho sentita come qualcosa per la quale prepararmi.

Una domanda per gli attori: ci raccontate il vostro ruolo, come lo avete vissuto e quanto siete lontani da essi?

Ennio Fantastichini: Sono sicuramente molto lontano dal mio personaggio. E' un uomo a cui ho cercato di avvicinarmi da lontano perchè ho una visione diametralmente opposta della vita, perchè penso che per quanto riguarda i figli bisogna preoccuparsi solo della loro felicità e non di un aspetto come l'omosessualità su cui la nostra società sembra essersi risvegliata di colpo, accorgendosi della sua esistenza e restandone sconvolta. Ho cercato di capire l'ambiente, la mentalità di provincia, l'idea che si ha di mascolinità e di essere uomini in un paese del sud. Ma ho cercato anche di approfondire l'aspetto della relazione extra-sessuale, gestita da Ferzan con grande delicatezza, soffermandosi sul tema dell'affetto piuttosto che da quello sessuale.
Elena Sofia Ricci: Innanzitutto ringrazio Ferzan per avermi proposto un ruolo così diverso dai miei soliti degli ultimi tempi e per la possibilità di tornare al cinema dopo un lungo periodo di televisione. Dopo anni non mi è capitato di fare la mamma, ed essere chiamata a fare la zia di questi bei ragazzi è stato un onore. Mi sento molto responsabile per il personaggio, perchè è la somma di tre zie di Ferzan che lui porta nel cuore, quindi mi sono sentita in dovere di restituire quell'affetto che queste zie gli hanno dato, cercando di farne un personaggio tenero e struggente. E' stata un'impresa delicata, abbiamo cercato di non cadere nella macchietta, perchè ci divertivamo e c'era il rischio che ci lasciassimo prendere la mano. L'unica cosa che abbiamo in comune io ed il mio personaggio è la miopia. Amo del personaggio il suo essere controcorrente, la sua difesa del silenzio, in una società che sempre di più tende a privilegiare il dialogo.

Signorina Grimaudo, ci dice qualcosa del rapporto tra il suo personaggio, Alba, e quello di Scamarcio?
Nicole Grimaudo: Sono due anime che si incontrano, due mine vaganti che trovano un equilibrio in un rapporto d'amore e d'amicizia. Due persone piene di fragilità che grazie a questo rapporto si fortificano. Per lei incontrare Tommaso è una via d'uscita dal torpore in cui si era rinchiusa, e la possibilità di riscoprirsi bella e sentire che il cuore riesce a battere ancora. Un rapporto speciale che le dà la possibilità di ricredersi nei confronti degli altri. Ci sono rapporti che ci portiamo dentro per sempre e questo è un rapporto che per entrambi resterà importante.

Signor Scamarcio, l'anno scorso era presente a Berlino con l'ultimo film del festival ed oggi è qui con un film in cui la Puglia vuole rompere il tabù dell'omosessualità. Intanto a Roma c'è pericolo per gli omosessuali, mentre a Berlino c'è molta più libertà. Si sente ambasciatore di un messaggio a favore dell'omosessualità?

Riccardo Scamarcio: Non mi sento per niente ambasciatore degli omosessuali, ma nel senso che rifiuto questo aggettivo perchè nella mia testa è proprio normale e non voglio nemmeno per un attimo pensare che ci sia bisogno di diventare ambasciatori e difendere delle persone, degli esseri umani, da un problema che non è un problema. Ci sono degli episodi, come ha detto, che sono successi tra l'altro non lontani da casa mia, ma è qualcosa che si verifica nei confronti della diversità in generale e di cui francamente da Italiano mi vergogno. Il nostro film è una commedia in cui ci sono omosessualità, ma anche eterosessuali: c'è l'umanità tutta. E c'è una grande leggerezza, perchè il film ha una visione positiva ed anche ironica su alcune dinamiche ed il fatto che si possa sorridere serve anche a sdrammatizzare e capire che siamo tutti uguali. Sono contento che si trattino tutti i temi che il film tratta, perchè non è solo un film sull'omosessualità, ma anche sulla necessità di riuscire ad essere sè stessi.

Una domanda ad Elena Sofia Ricci: come si sente ad essere qui con questo film, dopo tanta televisione? Elena Sofia Ricci: Onorata e felicissima, perchè sono per la prima volta qui al Festival di Berlino, la capitale europea più libera ed innovativa, che ha avuto un'evoluzione anche dal punto di vista architettonico. Ne vado assolutamente pazza e ci vengo ogni volta che posso. Inoltre si tratta di un Festival attento alle tematiche umane ed intellettuali ed è bello che accolga un film come questo che parla sì di omosessualità, ma anche di grandi affetti e rapporti, dei grandi valori della vita. Noi in Italia siamo indietro rispetto alla Germania, ed a Berlino in particolare.

Signora Savino, ci parla del suo personaggio, come si è avvicinato al ruolo? Lunetta Savino: Il personaggio di Stefania mi è piaciuto da subito, ma l'ho scoperto nella sua interezza man mano che ci addentravamo nella storia. E' stato un viaggio appassionante perchè per la prima volta ho fatto una madre con molte ombre che rispetto all'affettività ha dei grossi blocchi. Quello che ho pensato, anche vedendo il film, è che forse l'omosessualità del figlio l'avverte come un secondo tradimento dopo quello del marito, ormai accettato. E' una donna preoccupata dalla forma piuttosto che della sostanza, ma è fondamentale per lei che i panni sporchi si lavino in casa. Vive, come il marito, la preoccupazione del "cosa diranno gli alri?". Pensa di avere tutto sotto controllo e crolla quando si accorge di non essersi mai resa conto dell'omosessualità dei suoi figli.

Signor Ozpetek, come mai ha inserito il personaggio della nonna e la sua storia che fa da cornice al film? Ferzan Ozpetek: Io penso che le persone anziane di un certo periodo siano molto più avanti, come sguardo, delle persone di oggi. La nonna interpretata da Ilaria Occhini è una di quelle persone che noi conosciamo che sono molto aperte ed avanti di testa. Era un po' la cornice del film ed era quello che racchiudeva la storia di Mine vaganti perchè comunque parliamo di oggi, ma la malinconia del tempo che passa ci è data dalla storia della nonna. Anche se su questo aspetto abbiamo avuto diverse discussioni anche con Procacci ed avevamo realizzato molte altre scene che poi ho inserito solo nei titoli di coda. Mi appassionano molto le cose del passato, ma è stato un aspetto del film molto difficile da realizzare, così come in realtà lo è stato raccontare la storia dei due fratelli, così come quella della zia, della madre e quello di Alba, del quale ho parlato approfonditamente con Nicole al termine di una riunione con tutto il cast. Erano tutti personaggi su cui abbiamo cercato di scavare, il che ha richiesto un lavoro affascinante e difficile, soprattutto con Ilaria che inizialmente ho scelto per la sua bellezza, per il suo aspetto. Sono partito da lì e siamo arrivati al suo personaggio nella sua interezza.

Signor Cotroneo, vuole aggiungere qualcosa sul personaggio della Occhini? Ivan Cotroneo: Abbiamo lavorato con Ferzan a questo personaggio che per noi ha a che fare con la memoria ed il ricordo, e quello che di incompreso c'è stato nel passato della famiglia. Con lei avevamo in scena uno specchio che riportava nel presente qualcosa accaduto nel passato, ma volevamo anche un personaggio molto vitale, che decide di uscire di scena con una beffa. Lei ad un certo punto dice "Sto preparando un attentato", e la sua è un'uscita di scena che non rappresenta una sconfitta, ma un atto di forza, perchè è una donna che ha accettato tutto della vita, anche la sofferenza.

Signor Ozpetek, può spendere qualche parola sui suoi finali, sempre molto onirici?

Ferzan Ozpetek: Si tratta di un'idea che ci è venuta quando stavamo facendo una lettura del copione con tutti gli attori. Sentivamo il bisogno di vedere le persone che ho perso nella mia vita, le persone che mi mancano molto. Ho perso due amiche un anno fa e mi piacerebbe un giorno ballare con loro ed è da questo sentimento che è nata l'idea. E' una scena che mi dà molta gioia anche nel rivedere il film, ma era una scena molto difficile e pericolosa da realizzare, perchè poteva cascare nel ridicolo.

Signor Ozpetek, il tono dei suoi film spazia dal melodramma alla commedia, quali sono le sua influenze? Ferzan Ozpetek: Sono cresciuto in Turchia e mi sono nutrito di molti melodrammi, ed anche molti film che ho visto di commedia italiana portavano quel retrogusto melò, insegnandomi a poter ridere delle tragedie della vita. Chi mi conosce sa che questo è il mio modo di affrontare le cose, credo che rappresenti il mio modo di essere.

Non conosciamo la sua storia a Berlino, ci può raccontare come ha cominciato? Ferzan Ozpetek: In realtà io e Riccardo siamo arrivati con un barcone nel millenovecento... [scherza] L'Italia per me è stata una scelta. Ogni tanto ci penso e, anche se ci sono momenti difficili oggi, dentro di me sento di continuare ad amare questo paese ed avere un rapporto bellissimo con esso. Non ci sono venuto per necessità, ma per amore. Volevo fare cinema, l'ho studiato ed ho cominciato con Troisi chiedendo di fare l'assistente, poi ho lavorato con tantissimi registi, da Nuti a Risi. Il mio primo film è stato Il bagno turco che non hanno accettato a Berlino ma hanno preso a Cannes, ed è stata la mia fortuna perchè mi ha permesso di portarlo in giro per il mondo. Anche a distanza di anni, resta sempre la stessa emozione nel fare questo lavoro.

Signor Procacci, si sente sempre più parlare di Puglia in ambito cinematografico e molti attori arrivano da lì. Se la sente di portare la Fandango in Puglia per un grosso progetto? Procacci: Io stesso sono pugliese, ma no, non credo che trasferiremo la Fandango in Puglia, piuttosto vorremmo renderla più internazionale. Ma credo che faremo comunque altri film lì perchè si respira un momento interessante in quella regione.