Emily Blunt, da Giulietta a lady Wolfman

Abbiamo intervistato la giovane attrice britannica protagonista che dopo il grande successo riscosso ne Il Diavolo veste Prada torna sul grande schermo al fianco di Benicio Del Toro e Anthony Hopkins nell'imminente monster-kolossal Wolfman.

Dai palcoscenici dei teatri londinesi a The Wolfman passando per i pluripremiati My summer of love e Il diavolo veste Prada, Emily Blunt ha definitivamente conquistato il pubblico e la critica di tutto il mondo nei panni di Emily, l'assistente nevrotica di Meryl Streep nella griffatissima commedia diretta da David Frankel.
La bellissima attrice inglese dalla carnagione di porcellana e dallo sguardo di ghiaccio ha accompagnato Benicio Del Toro in Italia per la promozione di The Wolfman, il fanta-horror della Universal che invaderà le sale il 19 febbraio prossimo. Nel moderno remake del classico dell'horror del 1941 L'Uomo Lupo, la Blunt interpreta Gwen Conliffe, la donna oggetto dell'amore combattuto di Lawrence Talbot (Benicio Del Toro), il ruolo che nell'intramontabile capolavoro diretto da George Waggner era interpretato da Evelyn Ankers. Dopo aver chiesto l'aiuto del cognato Lawrence per scoprire cosa fosse accaduto al fidanzato scomparso, Gwen dovrà elaborare il lutto ed accettare la morte del suo promesso sposo cercando a tutti i costi la verità sul suo assassinio. Una verità che suo malgrado, le costerà molto cara. A contatto ravvicinato con il tenebroso e protettivo Lawrence, dilaniato dalla morte del fratello minore, la disperazione di Gwen riesce ad affievolirsi e tra i due nasce un nuovo amore. Ben presto però la giovane nobildonna si renderà conto che l'uomo di cui si è innamorata follemente nasconde un grande segreto, un lato oscuro e selvaggio che lei non ha mai avvertito in nessun altro in passato, un lato pericoloso e aggressivo che giace in tutti noi, anche in lei.
Fresca di fidanzamento con l'attore John Krasinski (co-protagonista al fianco di George Clooney e Reneé Zelleweger nella commedia In amore niente regole), la Blunt ci ha parlato dell'esordio di carriera in teatro e in tv, della sua paura dei film dell'orrore e dei suoi progetti futuri, che la vedranno presto sul grande schermo protagonista di un appassionante thriller fantascientifico, tratto da un racconto breve di Philip K. Dick, al fianco di Matt Damon nei panni di un'enigmatica ballerina di danza moderna.

Signora Blunt, cosa l'ha attratta di più di questa avventura orrorifica al fianco dell'uomo lupo?

Emily Blunt: Quando ho letto la sceneggiatura l'ho trovata davvero toccante e commovente. Questa è una storia particolare che non parla solo di violenza ma anche e soprattutto d'amore, di una contraddizione intima, di una lotta umana affascinante, quella tra un uomo e la sua parte più istintiva e animalesca. In tutto questo orrore il mio personaggio, Gwen, è un faro di speranza. Mi piace che di fronte alle avversità Gwen abbia la capacità e la lucidità di vedere una possibilità di redenzione e cambiamento.

Il suo personaggio non è la classica donna in pericolo che si limita a gridare e sperare che qualcuno prima o poi la salvi, anzi in qualche modo è lei a salvare Lawrence dal suo triste destino. Questo ha influito nella sua scelta di accettare il ruolo?
Emily Blunt: C'è da dire che sia il regista Joe Johnston che lo sceneggiatore David Self sono stati molto collaborativi per quel che riguarda le idee sull'evoluzione narrativa del mio personaggio e sul finale del film. La scelta del finale che vedete è stata presa tra diverse possibilità ma a mio avviso è stata la migliore perchè in qualche modo chiude il cerchio intorno al personaggio della zingara Maleva, che all'inizio della storia suggerisce a Gwen come riuscire a salvare l'anima dell'uomo che ama. C'è un preciso momento in cui Lawrence, trasformato nell'uomo lupo, riesce a riconoscere la sua amata Gwen e il rapporto affettivo che li lega, ed è in quell'istante che esce fuori l'essenza di tutta la storia di Wolfman.

Il clichè della donna che con amore e dedizione riesce a redimere il suo uomo e a cambiarlo? O si tratta di qualcosa di diverso?
Emily Blunt: Così come in Twilight ci sono vampiri buoni e cattivi qui c'è il lupo mannaro buono e quello cattivo. Il personaggio di Hopkins, l'uomo lupo padre, prova un enorme piacere nell'essere licantropo mentre per Benicio/Lawrence scoprirsi licantropo rappresenta un vero e proprio incubo. Trovo stupendo che sia Gwen, con tutto il suo amore, che alla fine riesce a liberarlo da questa sofferenza, da una maledizione cui è condannato per il resto dell'eternità. In lei non c'è quel senso di egoismo innato, quello che spinge ogni donna a sperare di poter salvare il proprio uomo e cambiare la sua vera natura. Lo sappiamo tutti che è uno sforzo inutile, le persone non cambiano, amarsi significa soprattutto accettarsi come si è.

Com'è stato lavorare al fianco di Benicio Del Toro?

Emily Blunt: Benicio è un attore unico, è un professionista atipico, fa quello che vuole e agisce sempre nella massima libertà nelle sue scelte, non segue regole, è divertente, è uno degli attori più sensibili che io abbia mai conosciuto. Percepisce la vita nella sua semplicità e si ispira ad essa quando deve interpretare i suoi ruoli. E' un uomo e un attore coraggioso, ed è stato grandioso vederlo trasformato in una creatura così orriplante.

Lei ha interpretato Shakespeare sia in teatro che in tv, da Romeo e Giulietta a Enrico VIII, ma anche in questo suo ruolo in Wolfman si può ritrovare molto della tragedia shakespeariana. Secondo lei Gwen si porta dietro qualcosa del profilo delle donne scritte da Shakespeare che ha così brillantemente interpretato nella sua carriera?
Emily Blunt: Non avevo mai pensato a Gwen in questi termini: la sfida più difficile per me è stata quella di aver interpretato negli anni i drammi di Shakespeare, l'autore più completo del teatro tragico, in un modo assai viscerale e personale. Lo sceneggiatore che ha scritto il mio personaggio ha trasformato Gwen in una donna più complessa di com'era stata concepita in origine, meno passiva nel difendere il suo amore per Lawrence, ed è forse questo aspetto a ricordare le donne narrate da Shakespeare.

Le piacciono i film dell'orrore?
Emily Blunt: Decisamente non li amo, no, non mi troverete mai in fila davanti a un cinema per vedere un film horror. La mia partecipazione a Wolfman la considero in effetti un po' uno scherzo del destino, è decisamente ironico che mi sia trovata a partecipare nei panni di una donna senza paura in un ruolo come questo. Per ogni evenienza mi sono premunita, porto sempre con me una pallottola d'argento, non si sa mai (ride).

Quanto è stato difficile scrollarsi di dosso il successo ed il ruolo brillantissimo ne Il diavolo veste Prada e catapultarsi in un film in costume? Se potesse scegliere un film o un personaggio del cinema del passato che ruolo vorrebbe interpretare?
Emily Blunt: Mi piacerebbe tantissimo interpretare Rossella in Via col vento, uno dei miei film preferiti in assoluto, ma credo che questo sia il sogno di ogni attrice. Partecipando a Wolfman ho voluto dimostrare che non sono solo quella che avete apprezzato al fianco di Meryl Streep e di Anne Hathaway, ma un'attrice che fa anche altro. E' buffo che tra tutti i personaggi interpretati finora io venga ricordata per l'isterica Emily de Il Diavolo veste Prada, ma sarò per sempre grata a quel personaggio perchè mi ha impedito di essere confinata in ruoli troppo seriosi o in personaggi di film in costume. Dopo il successo del film in tutto il mondo mi si sono aperte tantissime porte, è decisamente il ruolo che ha sbloccato la mia carriera e a cui rimarrò sempre legata.

Che effetto le ha fatto lavorare fianco a fianco con due mostri sacri come Anthony Hopkins e Meryl Streep? Cosa si porterà di queste due esperienze professionali?

Emily Blunt: Per descrivere quello che ho provato potrei usare un'efficace metafora sportiva: lavorare con loro è stato come giocare a tennis con due campioni del mondo. In entrambi casi sono stati per me un'enorme fonte di ispirazione, anche soltanto stare lì senza fare niente ad osservarli mi è servito per carpire qualcosa, perchè sono due attori magnetici, che vivono la loro professione con una passione sconfinata, non c'è alcun divismo in loro ma anzi si fanno apprezzare e ammirare soprattutto come persone. Sono stati sempre carini e disponibili, sprizzavano entusiasmo da ogni poro, nei loro occhi si vedeva tanta voglia di divertirsi e di mettersi in gioco in qualcosa di nuovo. Stare con loro sul set è stato stimolante come poche volte in vita mia.

Oltre alla Streep quali sono le sue attrici di riferimento? C'è un'attrice moderna che ama particolarmente e che prende come modello?
Emily Blunt: Come attrici del passato sicuramente Bette Davis e Katharine Hepburn, ma mi piacerebbe arrivare a toccare i livelli di bravura e di versatilità di Cate Blanchett.

Ha dichiarato che come attrice a volte si sente combattuta e prova in tutti i modi a resistere alla bellezza del set e delle location concentrandosi sui suoi personaggi, è così?
Emily Blunt: Per me ogni volta è una grande sfida, i film in costume sono estremamente complessi, li definirei rigorosi e ingessati, c'è una precisione millimetrica nella lavorazione. Quello che cerco di fare in questi casi è contrastare l'eccessiva formalità, che potrebbe a mio avviso non permettere al pubblico di essere coinvolto nella storia. Cerco sempre di andare al di là, l'amore e la passione racchiusi nei personaggi sono ciò che di più istintivo e passionale ci sia, qualcosa di molto reale e tangibile, la sfida vera è farli venir fuori spontaneamente, non lasciare che certi ruoli rimangano confinati all'interno di confezioni pompose e di stoffe pregiate. In certi casi mi sforzo il più possibile di parlare in maniera semplice e chiara perchè il mio primo obiettivo è quello di aprire le porte al pubblico e non permettere che si senta tagliato fuori dalla storia e dal contesto.

Cosa l'aspetta dopo Wolfman?
Emily Blunt: Mi prenderò un periodo di pausa e di riposo e sceglierò il progetto che mi prenderà di più ma ad oggi non l'ho ancora trovato. Ho appena finito di girare The Adjustment Bureau, un thriller fantascientifico scritto e diretto da George Nolfi, interpretato in coppia con il ragazzo più simpatico e fico di Hollywood, il mio amico Matt Damon. Nel film interpreto una giovane ballerina di nome Elise, un personaggio femminile assai sfaccettato e complesso che si ritrova a condividere il suo movimentato destino con un carismatico uomo politico. E' stato un ruolo molto impegnativo per me, visto che prima delle riprese non avevo mai mosso un solo passo di danza in tutta la mia vita. All'inizio è stato un inferno, ho dovuto mettermi a dieta e mangiare solo verdure, piangevo tutte le settimane ma alla fine sono rimasta soddisfatta di quel che ho fatto. Ultimamente mi capitano film assai più commerciali di quelli che interpretavo prima, è vero, ma quello che conta è mettersi in discussione e vincere la sfida più difficile, quella con i propri limiti.