Il riccio al cinema: incontro con Mona Achache e Josiane Balasko

In conferenza stampa a Roma, regista e interprete raccontano la trasposizione filmica del bestseller di Muriel Barbery.

Chi non ha letto L'eleganza del riccio, sicuramente ne ha sentito parlare, e bene. Opera seconda della scrittrice francese Muriel Barbery, ha conquistato il pubblico più eterogeneo attraverso le vicende parallele di Reneé, scorbutica portinaia di un opulento palazzo parigino, e Paloma, dodicenne intelligente e cinica, abitante del suddetto palazzo. Ma quanto Paloma si distingue dal piccolo mondo borghese di cui fa parte, catturando le immagini impietose della madre psicofarmaco-dipendente e del padre politico rampante attraverso telecamera e disegni (che hanno sostituito, nella versione cinematografica, il suo diario), tanto Reneé si mimetizza nell'immagine che la società le ha sempre attribuito, e ci vorrà un nuovo inquilino, il gentiluomo giapponese Kakuro Ozu, per far emergere la sua vera natura, quella di raffinata cultrice della letteratura e dell'arte, gelosamente nascosta dietro il lezzo di stufato e le sciatte fattezze proprie della concierge.

Sebbene la compagnia di Reneé sia per Paloma un momento di serenità e pace (e viceversa), la ragazza non sembra decisa ad abbandonare il proposito di suicidarsi in occasione del suo prossimo compleanno: per lei il mondo è infatti come una vasca di pesci rossi, in cui gli uomini non fanno altro che scontrarsi futilmente tra loro. Ci vorrà un vero, e doloroso, incontro con la morte, a farle cambiare idea. Il riccio vede alla regia Mona Achache, qui impegnata nel suo primo lungometraggio e subito chiamata a confrontarsi con un mostro sacro del cinema francese, Josiane Balasko, che veste i panni di Reneé, mentre Paloma è interpretata da Garance Le Guillermic. Tutte e tre erano presenti in conferenza stampa per rispondere alle curiosità dei giornalisti.

Josiane, com'è stato il suo incontro con il romanzo e, di conseguenza, con il suo personaggio?

Josiane Balasko: Quando mi è stata proposta la sceneggiatura, ancora non avevo letto il romanzo, tutto è cominciato lì. Successivamente ho letto il romanzo, che mi ha aiutato moltissimo a capire la storia e anche i personaggi. Di Reneé mi ha attirato il doppio volto, il mistero di cui si circonda per nascondere la propria sete di cultura, e quindi da un lato ha questo aspetto duro, rugoso, e dall'altro c'è quello sofisticato, raffinato. Proprio come per un riccio.

Nel film c'è stato un passaggio dal diario di Paloma alla sua telecamera. Come avete avuto questa idea?

Mona Achache: Il testo da cui siamo partiti era molto letterario, ma io lo dovevo trasporre in linguaggio cinematografico. Ho fatto parlare i personaggi attraverso le immagini, e da qui il passaggio alla videocamera. Come nel libro Paloma scrive bene, volevo si vedesse l'utilizzo serio della telecamera, evitando telefonini eccetera. Nel libro c'è poesia nel suo stile di scrittura, e volevo tradurre lo stesso spirito.

Come mai avete cambiato il titolo rispetto al romanzo? Avete fatto questa scelta anche in Francia?

Mona Achache: Il titolo è lo stesso per tutti i paesi. Durante le riprese lo abbiamo sempre chiamato "il riccio", e il soprannome poi è diventato titolo.

Nel film avete dato molto spazio alla dimensione tattile, come mai?

Mona Achache: Mentre lavoravo all'adattamento ho voluto sfuggire alla tentazione di fare un film troppo parlato, quindi abbiamo puntato sugli allestimenti, curando quindi la vista e anche il tatto.

Garance, come ti sei immedesimata in questo ruolo? Conosci qualche bambina bizzarra come Paloma?

Garance Le Guillermic: Fortunatamente non conosco nessuna ragazza con le sue tendenze suicide! Per il mio personaggio ho lavorato molto con Mona, perché Paloma non mi assomiglia, è una ragazzina molto dura.

Come vi siete mossi per il casting di Paloma?

Mona Achache: Abbiamo visto circa duecentotrenta bambine in video, e Garance era, se non mi sbaglio, la settantanovesima. Tra l'altro si chiama anche come mia figlia, e appena l'ho vista ho subito sentito che era lei l'attrice giusta. E' effettivamente diversa da Paloma, ma è altrettanto timida e determinata. Anche il testo che dovevano leggere, "io sono intelligente", ha contribuito a farmela scegliere: le altre bambine avevano un tono irritante, mentre lei sembrava quasi volersi scusare, e questo mi ha subito interessato.

Quali sono state le reazioni dell'autrice e dei lettori?

Mona Achache: Con Muriel Barbery ci siamo incontrate, ci siamo accordate, ma lei per prima ha deciso che le due cose, libro e film, dovevano essere separate, e che il film non la interessava, e da allora non l'ho più vista. E' stato un libro molto letto, da molti amato e da altri meno amato, e lo stesso penso varrà per le reazioni al film. Sono due cose diverse, io ho tentato di mantenere le impressioni che avevo avuto leggendo; qualche cambiamento c'è stato, ma lo spirito è lo stesso.

Josiane, molti dicono che lavorare con i bambini è difficilissimo. Per te come è stato?

Josiane Balasko: Infatti le ho dato un sacco di schiaffoni! No, in realtà è andato tutto molto bene, Garance ha una grande capacità di concentrazione, e magari le ho fatto anche un po' paura?

Garance Le Guillermic: E' vero, subito sono rimasta un po' impressionata, ma poi mi sono trovata a mio agio, Josiane non è per niente snob.

Josiane Balasko: E' un'ottima attrice, L'unico problema è che non le piace la cioccolata fondente, e nel film ne doveva mangiare in quantità.

Garance, pensi che la recitazione sarà il tuo futuro? Quali sono i tuoi film preferiti?

Garance Le Guillermic: Il cinema è la mia grande passione. Durante le riprese ci si sente come se si fosse parte di una grande famiglia. Mi piacerebbe intraprendere questa strada, ma vorrei fare anche la giornalista, o magari tutte e due le cose, visto che non c'è nulla di sicuro nella vita è meglio tenersi aperte più strade. Per quanto riguarda il mio film preferito, ogni volta che me lo chiedono non so rispondere bene, e mi dico sempre "Garance, la prossima volta devi arrivare più preparata!". Mi piacciono molto film come Les enfants du paradis, o Vacanze romane, ma vado da Twilight a Hitchcock.

Mona, come hai superato la soggezione per il romanzo?

Mona Achache: Quando ci siamo aggiudicati i diritti il libro non aveva ancora ottenuto il successo che ha avuto dopo, mentre stavo scrivendo la sceneggiatura, e allora ho deciso di ascoltare il meno possibile i pareri esterni: volevo dare il mio punto di vista senza tradire il libro. Quando si gira una trasposizione, questo rapporto è angoscioso, ma anche stimolante, e ho cercato sempre di rimanere concentrata.

Josiane, nei suoi personaggi dà spesso voce alle donne invisibili.

Josiane Balasko: Io credo che queste donne siano la maggioranza, non tutte sono Monica Bellucci, nonostante sia bellissima e anche una brava attrice. Io faccio parte della maggioranza, e ho visto anche tanti uomini non così eccezionali diventare delle star. Ho cominciato a scrivere anche di personaggi non tipici del cinema francese, facevo parte di una piccola équipe, gli Splendid, che poi ha avuto successo e grazie alla quale ho potuto dare visibilità a questi personaggi. Ho poi cominciato a parlare delle lesbiche, che è un argomento poco trattato, e sono arrivata a Speriamo che sia femmina. E' stato un grande successo per me riuscire a mostrare queste donne invisibili e a non farle percepire come dei mostri, tanto che poi molte ragazze mi hanno scritto che, dopo aver visto il film, hanno trovato il coraggio di dichiararsi ai propri genitori. Nel mio ultimo film, Client, parlo invece delle donne che pagano il sesso, e quindi i gigolò, che è una storia sì conosciuta, ma nella sua declinazione al maschile.

Mona, cosa ti ha colpito nel libro della Barbery tanto da trarne un film?

Mona Achache: Stavo lavorando al mio primo film, che però non riusciva ad ingranare, e la produttrice mi ha detto " se trovi un'altra storia torna e la facciamo". Quello che mi ha attratto sono stati i personaggi, che sono di quelli che si vedono poco, ma nei quali tutti si possono identificare. Prima di finire di leggere il libro già immaginavo le scene di questa storia, una storia di donne che hanno paura degli altri, ma anche una storia di amore per la vita.

Come è nato il personaggio del pesce rosso?

Mona Achache: Nel libro è solo un accenno, quando Paloma definisce il mondo come una boccia di pesci rossi, in cui gli uomini si scontrano come mosche su un vetro. Io ho voluto farne un personaggio perché aveva un senso: Paloma riprende il pesce come riprende gli umani, e esprime tutta la morbosità dei bambini, che fanno esperimenti, trasferendo la propria mania suicida su di lui. La storia del pesce segue quella di Paloma, è una metafora: lui muore in casa di Paloma ma risorge in casa di Reneé.

Hai sempre avuto in mente Josiane Balasko per il ruolo di Reneé?

Mona Achache: Appena ho letto il libro ho subito pensato a lei, ma mi sono costretta a non pensarci troppo perché lei avrebbe anche potuto non accettare. Mi è piaciuto lavorare sull'aspetto rude di Reneé che progressivamente diventa sensuale. Conoscevo il suo lavoro e mi è sempre piaciuto, ma ero comunque timorosa, prima di tutto nei suoi confronti, e poi che potessimo non funzionare insieme. Io non amo i rapporti di forza, ma per fortuna è andato tutto bene.

Josiane, quali altre invisibilità racconterà?

Josiane Balasko: Ancora non lo so, ho lavorato molto al Riccio, e anche per Client, e non ho avuto tempo di fare progetti. Nei prossimi mesi, però, mi rimetterò a scrivere.