I vampiri di New Moon: ultimi eroi di un cinema in cerca di icone

La crisi di idee di Hollywood non si misura solo in termini di sequel e remake, ma anche nell'incapacità di creare nuove icone partendo da soggetti originali.

Basterebbe dare uno sguardo ai botteghini di dieci anni fa, o alla lista dei film più attesi dello scorso decennio, per capire che il cinema di questo fine 2009 non potrebbe essere più diverso da quello degli anni '90. Quanto possa aver influito l'uragano Titanic non è difficile da capire, considerato soprattutto come e quanto si sia puntato sempre di più su un target giovane (a volte molto giovane), ovvero a coloro che (grazie ai portafogli imbottiti da mamma e papà) sono di fatto i maggiori contributori al mondo dell'industria dell'entertainment, coloro che - come ha appunto dimostrato ampiamente il film fenomeno di James Cameron - non solo corrono al cinema per vedere i loro beniamini, ma ci tornano anche più e più volte e sono più che inclini ad acquistare gli homevideo, il merchandising e quanto altro.

Su questo in fondo si sono basate un po' tutte le saghe cinematografiche del terzo millennio, ma un'altra grande differenza rispetto al passato è che non si è cercato più di puntare sulla singola star o sul grande cineasta (i famosi Re Mida di Hollywood, i vari Spielberg, Cameron, Emmerich, Lucas etc etc) ma su saghe basate su brand molto forti, spesso con origini antecedenti al prodotto cinematografico stesso. Alle grandi saghe degli anni '70, '80 e '90, ai vari Rocky, Rambo, Star Wars, Indiana Jones etc etc... si sono succeduti il Signore degli Anelli, Spider-Man e ovviamente Harry Potter e Twilight, con i produttori spesso disposti ad affidarsi a attori semi-sconosciuti e a registi che cambiano episodio dopo episodio. Nuovi brand, quindi, non più basati sull'esperienza del regista/produttore o sul volto noto, ma sulla fascinazione di icone ed eroi provenienti da libri, fumetti e videogiochi.

Il caso dei giovani protagonisti di New Moon è ovviamente quello più recente e, alla pari con il maghetto nato dalla penna di J.K. Rowling, il più eclatante: sono bastati appena 12 mesi ed un solo film per trasformare degli attori giovanissimi in vere e proprie superstar, grazie ovviamente alla loro bellezza e alla loro bravura, ma soprattutto al fascino emanato dai personaggi che prima ancora di arrivare sullo schermo erano già cult.
Quanto una saga così forte possa aiutare l'industria cinematografica è tutto da vedere, così come l'effettivo valore artistico o lo spazio che si saprà ritagliare nella storia della settima arte, ma certamente il fenomeno Twilight Saga riflette fin troppo bene l'immobilità del cinema hollywoodiano ormai da tempo incapace di creare nuove icone cinematografiche se non partendo da materiale pre-esistente: l'insistenza su sequel e remake è evidente a tutti, ma forse ancora più preoccupante è questa ossessiva ricerca del nuovo fumetto da saccheggiare o della nuova saga letteraria da opzionare.

Non è un caso che le ultime vere icone originali dell'ultimo decennio sono il Neo di Matrix, il Jack Sparrow dei Pirati dei Caraibi e La sposa di Kill Bill, tutti personaggi frutto di contaminazione di vari generi e stili, se non addirittura meta-cinematografici, che hanno avuto successo più per le capacità del loro interprete o della qualità film di cui fanno parte che per il carisma del personaggio vero e proprio. Per cercare eroi tutti di un pezzo come Aragorn o Batman o simboli di un amore tormentato e impossibile come Edward e Bella, Hollywood ora non si sforza nemmeno più, segue semplicmente il fenomeno del momento, ne acquisisce i diritti e cerca di non sbagliare nulla in fase di casting.

Eppure la forza del cinema hollywoodiano in passato è stata proprio quella di generare nuove icone e nuovi simboli, la capacità di far sognare e trasportare gli spettatori in un nuovo mondo: adesso più che mai rimane solo uno specchio della società contemporanea, in grado solo di riflettere quelle che sono le mode e le tendenze del momento e di fornire una nuova versione dei popolari beniamini da confrontare con l'immagine che i fan si erano fatti leggendo o giocando al videogioco. Così facendo il cinema passa veramente da arte a mero strumento per fare soldi, distruggendo di fatto anche il precario equilibrio che in passato alcuni grandi nomi avevano saputo trovare tra commercialità ed autorialità. Nuovi beniamini e nuovi eroi come i vampiri di Stephenie Meyer sono una miniera d'oro per un cinema sempre più in crisi, ma siamo sicuri che sia davvero questo il modo per uscire dall'impasse?