Recensione Soul Kitchen (2009)

Soul Kitchen è una commedia dalla struttura narrativa assolutamente formulaica e che ha nel suo protagonista Adam Bousdoukos un'autentica e vitalissima maschera comica.

Haute cuisine e rock'n'roll

Zinos è un giovane di origine greca che sbarca il lunario grazie al suo ristorante a Wilhelmsburg, il Soul Kitchen. I suoi guai iniziando quando una serie imprevedibile di eventi si susseguono nell'arco di poche ore: suo fratello Illias esce dal carcere in libertà vigilata, la sua ragazza parte per Shangai e lui, nel tentativo di rimuovere una lavastoviglie arrivata al capolinea, s'infortuna la schiena e si trova impossibilitato a servire ai suoi clienti le sue mefitiche fritture e le sue patate in salsa. Una simpatica fisioterapista gli spiega che può rimandare una costosa operazione facendo qualche esercizio, evitare di stare troppo a lungo in piedi e persino ballare. E Zinos si troverà in pista per davvero, quando il Soul Kitchen, si trova inaspettatamente a voltare pagina grazie alla cucina prelibata dello chef Shayn, che arriva a sostituire Zinos ai fornelli, e a Illias, che, dopo l'ennesimo furto, s'inventa DJ. Peccato che la mala sorte sia ancora in agguato, nei panni del bieco Neumann, un vecchio compagno di scuola che intende speculare sul terreno su cui sorge il rivitalizzato ristorante.

Il talentuoso Fatih Akin torna nella sua grigia, nottambula, multietnica Amburgo per una robusta virata, almeno in fatto di tematiche, rispetto ai suoi eccellenti lavori precedenti. Soul Kitchen, infatti, è una commedia dalla struttura narrativa assolutamente formulaica e che ha nel suo protagonista Adam Bousdoukos un'autentica e vitalissima maschera comica. Questo non significa che il film sia un mero esercizio in levità, perché in Soul Kitchen è presente tutta la freschezza e la perizia del cinema del regista turco-tedesco, al servizio dell'evocazione dell'atmosfera "da taverna" in cui Akin intendeva immergersi per questa parentesi nostalgica e rilassante all'interno della sua produzione più tipica.

Chissà però che il trascinante ritmo di Soul Kitchen e la sua verve comica non si rivelino comunque una carta vincente presso il pubblico festivaliero, abituato a opere ben più seriose. Di certo l'irresistibile mimica di Bousdoukos e l'infortunio "autobiografico" - l'ernia del disco colpì Akin durante la postproduzione de La sposa turca, problema risolto alla stessa rocambolesca maniera che si vede nel film - hanno già conquistato a regista e interprete le simpatie degli addetti ai lavori qui a Venezia 66.

Movieplayer.it

3.0/5