Comencini e Buy presentano a Venezia 'Lo spazio bianco'

Incontro con l'autrice del libro, Valeria Parrella, e con Margherita Buy e Francesca Comencini, rispettivamente interprete e regista del dramma che ha suscitato notevoli consensi alla Mostra del Cinema.

E' il momento del secondo film italiano in concorso alla 66. Mostra del cinema di Venezia, ossia de Lo spazio bianco di Francesca Comencini, tratto dall'omonimo romanzo di Valeria Parrella, che narra la vicenda drammatica e illuminante di una neomamma single interpretata da Margherita Buy e che è stato accolto da un convinto applauso dopo la proiezione stampa di stamane. In conferenza intervengono i produttori Caterina D'Amico per Rai Cinema e Domenico Procacci per Fandango, l'autrice del libro, la bravissima protagonista e naturalmente Francesca Comencini.

Valeria Parrella, può dirci cosa pensa di questa trasposizione filmica della sua opera? Valeria Parrella: Spesso è prassi invitare l'autore del romanzo da cui è tratto un film a vederlo, ma in questo caso c'è stato un legame vero e proprio. Io ci tenevo davvero che il mio libro diventasse un film, e Francesca Comencini voleva ad ogni costo dirigerlo. Quando ci siamo incontrate, quindi, avevamo una gran voglia di capirci, e così è stato da subito. Quando ho visto il film premontato sono rimasta sorpresa, e in silenzio per un po'; era pervaso dalla poetica di Francesca, ma allo stesso tempo aveva assorbito quello che io avevo scritto nel romanzo. In questo senso è davvero bello che sia così diverso dal libro.

Francesca Comencini, quali sono state le modalità dell'incontro con questo romanzo? Francesca Comencini: Lessi il romanzo appena uscito perché sentii un'intervista a Valeria in radio, e, incuriosita, andai a comprarlo. Mi piacque molto ma non pensai immediatamente a farne un film, il mio era un apprezzamento da semplice lettrice. Sono stati Procacci e D'Amico a parlarmi del progetto e a propormene la regia: dissi subito di sì. Ci sono due motivi per cui questa storia mi ha subito appassionato: primo, perché mi forniva il destro per parlare di maternità, un argomento spesso chiamato in causa in maniera ideologica o retorica, da un punto di vista femminile; secondo, perché significava realizzare uno splendido ritratto di donna, quello di Maria. Lei è una donna meravigliosa in cui mi sono riconosciuta molto, a quarantadue anni ci sono momenti in cui si sente una ragazzina e altri in cui invece si sente molto vecchia, ma in ogni caso non è mai quello che ci si aspetterebbe da una donna della sua età. Questo per un motivo preciso, secondo me: non ha mai dovuto aspettare che un uomo facesse qualcosa per lei, ha sempre fatto tutto da sola.

Margherita Buy, lei ancora una volta, ne Lo spazio bianco, sembra abbandonarsi davanti alla macchina da presa con incredibile arrendevolezza e naturalezza. Margherita Buy: Nel mio lavoro ci sono momenti in cui sento che c'è qualcosa che sta maturando tra me, il progetto e le persone con cui collaboro, momenti in cui c'è un incontro autentico. Non è facile ma in questo caso, grazie a Francesca e anche grazie al valore del romanzo, è successo. E' quando ci sono questi presupposti che riesco davvero ad abbandonarmi, a sentire totalmente il personaggio. Questa storia è stata la cosa migliore che mi sia capitata nell'intero anno.

Comencini, il finale dava la sensazione di essere aperto, prima dello stacco in bianco seguita da un finale inequivocabile. Ci sono forse stati dei dubbi su come risolvere la vicenda? Francesca Comencini: Assolutamente no, anche se non mi dispiace che si pensi alla possibilità di un finale aperto. Io stessa ho pensato a quella scena in cui l'immagine di Maria che cammina per le strade deserte di Napoli è alternata al ricordo del parto e della sua avventura. Lo stacco è quello che accade in ogni gravidanza, quando si chiude una fase con i suoi alti e bassi e se ne apre un'altra completamente nuova e assolutamente inimmaginabile.

Il film sembra sancire l'inutilità del maschi, con la protagonista che affronta la gravidanza, il parto e la maternità completamente sola. E' così? Francesca Comencini: La provocazione è interessante, ma in fondo il film racconta semplicemente la storia di una donna che sceglie di fare un figlio da sola, ma ci sono anche molte madri che invece si ritrovano da sole loro malgrado. Tra l'altro nel film è molto presente una figura maschile, quella del migliore amico di Maria. L'amicizia ha le sue regole, esige rispetto e desiderio di conoscersi. Più che sancire l'inutilità del maschio, il film propone forse un nuovo patto di amicizia tra uomini e donne.

Margherita Buy: Certamente il film non va in questa direzione, ma è vero che oggi le donne possono scegliere di mettere al mondo un figlio da sole, e questo fa nascere in loro un nuovo senso di consapevolezza.