Recensione Hannah Montana - Il film (2009)

Viaggio al centro del cuore e delle radici della popstar Hannah Montana tra realtà e finzione per sorprendere le piccole fan e incantare le famiglie

Le origini di Hannah

Per la gioia delle ragazzine di tutto il mondo, e non solo di quello a stelle e strisce, arriva sul grande schermo Hannah Montana: Il film, la favola Disney che ravviva i sogni dell'età più adatta a farli. La beniamina dal visino acqua e sapone e dai grandi occhioni chiari che sul palco diventa una piccola star del pop conferma il suo talento di attrice e showgirl e rivela che il personaggio che le sta portando tanta fortuna non è poi così diverso da se stessa. Quando l'attrice e il personaggio si fondono! Come la storia di Kyoko Fukada, idolatrata in Giappone e ritrovata nel film Dolls di Takeshi Kitano, quella di Miley, per le fan

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Montana
, è bidirezionale e, sebbene i suoi "travestimenti" celino la vera identità (di una teenager come le altre), siamo lontani dalle più classiche eroine dei recenti comic movie o dalle protagoniste di certi anime degli anni '80 e '90. Hannah-Miley è un binomio indissolubile malgrado le apparenze: la semplicità, l'umiltà e i buoni sentimenti non sono sottratti dalle paillettes, dal makeup e dalla capigliatura platino. Quello che si nasconde sotto le braghe e gli stivaloni, dietro e dentro i ruderi della cittadina di Crowley Corners non viene sbiadito dai bagliori del palco, non viene coperto dagli inni gridati a squarciagola dai fan, non viene offuscato dal successo e dalle complicazioni della protagonista di una vita "altra".

Miley Stewart non riesce a conciliare alla perfezione i suoi due mondi: quello della ragazza che frequenta il liceo, che si confida con l'amica del cuore, che passa inosservata agli occhi della maggior parte dei ragazzini della sua età e quello della cantante Hannah Montana che corre da un concerto all'altro, tra lo shopping nelle boutique griffate e i consigli della sua imbattibile manager.
Quando la situazione rischia di precipitare papà Robby Ray ci pensa: mentendo alla figlia sul prossimo spettacolo, la catapulta a sua insaputa nel loro luogo di origine, il Tennessee, tra le campagne, i cavalli, i mercatini per raccogliere i fondi contro l'urbanizzazione denaturalizzante del posto.
Miley proverà a riconciliarsi con le sue radici e sostituirà la voce di Hannah per dar retta al cuore, suo e del suo pubblico.

La Walt Disney Pictures raccoglie il successo enorme della serie televisiva Hannah Montana, che ha scatenato tra le teenager una mania senza precedenti, e mostra le origini mai raccontate prima del fenomeno che da tre anni impazza davanti ai piccoli schermi e nelle platee della tournée sold out. Lo sceneggiatore Daniel Berendsen riesce così a non abusare di temi già utilizzati nella serie né a trasformare il film in una sorta di suo spin off, ma elaborano una storia che arricchisce la conoscenza degli aficionado e incuriosisce i profani. La loro strategia tematica porta su due binari paralleli la protagonista e il pubblico nel senso comune della scoperta: mentre Hannah si riscopre la ragazzina che ha ancora bisogno di tornare nel mondo reale, lo sguardo al di là dello schermo segue il suo percorso e scopre le sue radici. Nello spazio intermedio tra la vita normale e quella della popstar c'è una dimensione che questa pellicola tenta di recuperare: i sogni. Hannah canta all'inizio del film "chiunque può essere una rockstar" e il messaggio arriva dritto, e quasi demagogico, alla morale collettiva che più tardi s'incanterà davanti all'immagine idilliaca della campagna lontana dalla California. La tradizione Disney viene conservata, e di fronte agli imponenti film in 3D verrebbe da dire preservata, con il suo stile formato family e le sue visioni bambagiate come lo zucchero filato rosa che vediamo tra le mani dell'agente della cantante nell'ultima sequenza. I toni con cui il regista di Serendipity (Peter Chelsom) mette in scena le controverse dinamiche padre-figlia (l'attore Billy Ray Circus sembra riportarci indietro nel tempo col suo volto genuino che ricorda quello del Michael Landon de La casa nella prateria), le difficili relazioni d'amicizia e i primi dolci innamoramenti sono in equilibrio perfetto con i motivi musicali che edulcorano il film: popolari, semplici e onesti, mai volgari né grossolani. Il quadretto familiare, tra una serie di allegre gag, di episodi romantici e

di trovate sorprendenti, risulta in sintonia con le melodie variegate che ritmano il film: dal country al pop, dal rock all'hip hop. Il tessuto su cui s'intreccia il plot scandaglia così le sue fasi, diventa il suo secondo linguaggio, si fa veicolo del messaggio universale della musica, come nell'altro prodotto firmato Disney High School Musical.

Come il Funky Chicken, che gli italiani non potranno non associare ingenuamente al motivetto di Zucchero, la storia di Miley/Hannah, interpretata dalla country girl Miley Circus, è una favoletta moderna in cui il sentimentalismo non è languido perché la goffaggine ne permette perfino degli sviluppi, e delle reazioni, non troppo seriosi.