Alessio Boni presenta Puccini

Autori ed interpreti della fiction RAI su Giacono Puccini hanno incontrato la stampa a Roma per presentare la produzione in onda domenica 1 e lunedì 2 Marzo su RaiUno.

Nasce dalla volontà di celebrare il genio artistico del compositore Giacomo Puccini e, al contempo, di raccontare una delle più grandi personalità italiane il film in due puntate Puccini, che verrà trasmesso domenica 1 e lunedì 2 marzo da Rai Uno in prima serata.
Ma si tratta anche di un progetto internazionale, come spiegano i produttori Francesco e Federico Scardamaglia, che insieme al regista, agli autori e al cast (tra cui spicca la partecipazione di Stefania Sandrelli nel ruolo della madre di Puccini) hanno presentato stamattina la prima delle due puntate, frutto di una coproduzione tra RAI Fiction, Compagnia Leone Cinematografica e Beta Film: questo perchè il musicista lucchese è anche uno degli italiani più amati e conosciuti all'estero.
La chiave utilizzata per raccontare la storia di Puccini, raccontano gli autori, è volutamente melodrammatica, in modo che la vita del compositore rispecchi la natura stessa delle sue opere e diventi simile alla sostanza della sua materia artistica. Si sono voluti utilizzare anche gli stilemi propri del romanzo di formazione, nel quale le donne diventano un veicolo drammaturgico importantissimo, e la figura di Puccini appare divisa tra la tranquillità della provincia lucchese e l'eccitazione e l'ansia della scoperta delle novità prospettate dal soggiorno a Milano. Il compositore ci appare anche ossessionato da due fantasmi: quello di Ghigliozzi, l'amico e librettista fallito, e quello di Elvira, la donna amata nonostante il suo essere sposata con un altro uomo, che riuscirà ad esorcizzare l'uno grazie al primo successo ottenuto con Le villi, l'altro con l'unione definitiva con l'amata. Le figure femminili hanno sempre rappresentato per l'artista un'inesauribile fonte di ispirazione: Elvira si incarna in Manon Lescaut, un amore giovanile offrirà lo spunto per il personaggio di Mimì ne La Bohème, e la giovane cameriera Doria, che morirà a causa del suo amore impossibile per l'ormai attempato compositore, suggerirà la figura della principessa Turandot. Ma anche la giornalista Liza, a cui Puccini racconterà la propria vicenda, avrà un ruolo importante nella genesi creativa dell'ultima opera del Maestro, dandogli la forza di superare il proprio timore della morte. Da parte del regista Giorgio Capitani si è creato un vero e proprio rapporto di immedesimazione con il personaggio di Puccini, mentre per Alessio Boni, che lo interpreta nella pellicola, è stato fondamentale studiare a fondo gli aspetti più intimi della vita del Maestro e farli propri.

Capitani, che rapporto aveva con il personaggio di Puccini?

Giorgio Capitani: Io mi considero molto fortunato, perchè nella mia carriera ho potuto raccontare di personaggi e sentimenti. Da una parte è molto divertente, dall'altra si fa una vera e propria opera psicanalitica su se stessi. Per quanto riguarda Puccini, ero incantato da sempre dalla sua musica, e poi approfondendolo anche come personaggio ho scoperto il lato insospettabile della sua fragilità. Era un uomo insicuro, sempre in crisi, ed era ossessionato dal pensiero della morte. Si era creato attorno l'immagine del gaudente proprio per esorcizzarla. Abbiamo parlato molto di queste cose con gli sceneggiatori e anche con Alessio, che ha dato una lettura del personaggio decisamente nuova e sensibile, ma anche gli altri attori hanno collaborato con molta partecipazione. Giordana, nel ruolo dell'editore Ricordi, ha fabbricato un personaggio la cui arroganza iniziale si evolve poi in una grande fragilità e amicizia. Sicuramente questo è il film meno faticoso che ho fatto e anche quello che mi ha dato più allegria.

Alle spalle c'è una produzione molto importante.

Federico Scardamaglia: Noi abbiamo amato molto il personaggio, ed il film è stato già presentato a New York dove ha riscosso un grande successo. Dobbiamo ringraziare di questo tutti gli attori, perchè abbiamo realizzato un sodalizio artistico che funziona.

Alessio, ormai ti stai specializzando il film di personaggi e sentimenti. Ma queste figure non ti creano dei problemi?

Alessio Boni: Mi auguro proprio di starmi specializzando! Questo film poi mi è piaciuto subito: tornando da un lavoro in Argentina mi sono messo a leggere i copioni che mi erano stati proposti: questo era il primo e, senza leggere nessuno degli altri, l'ho subito accettato. Mi è piaciuta la storia, che è sempre la cosa più importante, perchè come diceva Godard si deve riempire la platea. Quello che mi affascina di Puccini non è tanto l'aspetto della sua genialità, ma il fatto che si vada dietro al personaggio, si scopre la personalità che lui per primo vuole perseguire. Questo faceva si che ci volessero quattro o cinque anni per fare un'opera, e poi logicamente doveva divertirsi. Lavorare con questo cast poi è stato straordinario, in tutti c'era la mia stessa passione e il mio stesso amore per il personaggio.

Cosa ci dite a proposito della scrittura?

Francesco Scardamaglia: Non bastano i fatti di una vita per fare un racconto. Come abbiamo già detto, volevamo dare un'impronta di melodramma alla vicenda.

Stefania, ci parli del personaggio di Albina.

Stefania Sandrelli: L'ho interpretato come una madre. E poi sentivo in me la musica di Puccini, che conosco fin da piccola grazie a mio nonno, un bohemien ante litteram. Io sono di Viareggio, e lì si sa tutto del Maestro, si sa che gli piaceva godersi la vita. Avrei voluto fare tutto in questo film, e anche se ho questo piccolo ruolo ho vissuto l'intera vicenda sulla mia pelle, l'emozione di questa musica mi pervadeva, ed è stato il motore di tutta la troupe. Poi ho lavorato con il mio regista preferito! Su Alessio dico questo: nonostante io sia molto miope, non porto mai gli occhiali, e una volta, vedendolo avvicinarsi da lontano, ho visto il lui il vero Puccini. Era come se fosse la realtà, ne aveva assunto sia il fisico che il carattere.

Andrea Giordana, anche Ricordi forse meriterebbe un film per sé.

Andrea Giordana: Tutto quello che sento di Puccini mi fa commuovere, e ogni volta mi interrogo su questo potere che la sua musica ha su di me. E' lì che si crea l'anello di congiunzione con Ricordi: entrambi ammiriamo come tratta le emozioni. Non avrebbe avuto tanto successo altrimenti, e questo, unito alla fragilità del suo essere uomo, ce lo fa amare. Anche noi attori, come artisti, abbiamo passato quell'inquietudine, perchè la ricerca è fatica, e non sempre si trova la strada. Io questo travaglio lo sento nelle opere di Puccini.

Frisina, com'è stato confrontarsi con la musica di Puccini?

Marco Frisina: Imitarlo non era ovviamente possibile, e così ho cercato di entrare nella sua testa come musicista. Ho cercato di immaginare quello che immaginava lui, di esprimere passione e tenerezza, e di vivere nel suo mondo, che era anche quello del café chantant di Serena [Serena Rossi, che interpreta la soubrette Chérie, n.d.r.]. Credo poi che la musica di Puccini sia propria del DNA italiano, e che la musica di oggi sia figlia di questa musica. Devo ringraziare Capitani, che è stato molto esigente ma anche di grande aiuto, comunicandomi le sue esigenze non come un musicista, ma semplicemente dicendomi quello che voleva far sentire alla gente. E' stato molto delicato tagliare le arie del Maestro, un lavoro che è riuscito bene, anche se ogni volta mi sentivo morire.

Perchè incentrare tutta la prima parte del racconto sulla giovinezza di Puccini? Si procrastina così il momento del successo per condensare in poche scene gli ultimi anni.

Francesco Scardamaglia: Non ci siamo posti il problema del bilanciamento, volevamo raccontare le fasi della sua scoperta artistica. D'altronde noi non ci rivolgiamo agli esperti, a coloro che conoscono bene il compositore, ma a coloro che sono interessati alla scoperta di un'identità. Volevamo soffermarci su quegli aspetti che sono propri del romanzo di formazione.

Giorgio Capitani: Il film poi è stato fatto con grande modestia, tutti hanno fatto la loro parte al meglio, cercando di raccontare la vita di Puccini tragicamente.

Francesco Scardamaglia: Anche nel lavoro su Papa Giovanni ci siamo soffermati sugli aspetti della giovinezza, d'altra parte.

Come si può fare una fiction su Puccini senza la sua musica?

Marco Frisina: In realtà abbiamo anche inserito registrazioni storiche particolari, ma è evidente che nella prima parte della pellicola ci siano meno arie che nella seconda.

Francesca, chi è il personaggio di Liza?

Francesco Scardamaglia: In realtà è un personaggio ispirato ad altri, che raggruppa tante donne che sono state importanti nella vita di Puccini.

Francesca Cavallin: Il mio personaggio ha un duplice aspetto: da una parte rappresenta la donna che si sta emancipando, è una giornalista e vive anche l'amore molto liberamente. Avvicina anche Puccini alle nuove istanze musicali della dodecafonia che lo influenzeranno nei suoi ultimi lavori. Poi è un personaggio simbolico, che rappresenta l'aspetto della vita. Ringrazio Capitani che mi ha regalato questo ruolo molto bello, specialmente per me, che sono laureata in Storia dell'Arte e specializzata in Klimt e il Simbolismo, che ho "citato" grazie anche all'aiuto della costumista Enrica Biscossi.

E per quello che riguarda gli altri personaggi?

Sasa Vulicevic: Il mio personaggio [il librettista fallito Ghigliozzi, n.d.r.] è un fantasma, un fantasma da cui tutti sfuggono ma che è importante che ci sia.

Alberto Gimignani: Il mio personaggio è un traghettatore [si tratta di Fontana, il primo librettista di Puccini, n.d.r.], intuisce per primo il genio dell'artista, il che gli dà un ruolo di grande responsabilità e insieme tanto divertimento.

Alessio, qual è il tuo rapporto con la musica di Puccini?

Alessio Boni: Io amo la musica classica, di Puccini conoscevo le opere più importanti, ma successivamente le ho ascoltate tutte. Più ascolti la musica, più entri a far parte dell'essenza di chi l'ha scritta. Durante la lavorazione del film, in ogni parte difficile Giorgio metteva la musica e questo mi faceva entrare immediatamente nell'atmosfera giusta. La sua musica mi ha fatto anche capire quanto amasse le donne, ne aveva coscienza a 360 gradi: non a caso in Puccini l'eroe è sempre femmina.