Recensione Frozen River - Fiume di ghiaccio (2008)

Sole e tragicamente private dei loro compagni, Ray e Lila sono quasi virili nei loro bruschi modi e nei loro silenzi, ma sono madri sopra ogni altra cosa. Ed è la maternità il cuore di una pellicola che, girata con mezzi estremamente limitati, riesce a raccontare questo bizzarro legame con elementi di dramma, thriller e persino action.

Oltre il fiume gelato

Abbandonata dal marito giocatore impenitente a una settimana dal Natale, Ray, che vive in un trailer nello stato di New York, nei pressi del confine con il Canada marcato dal fiume St. Lawrence. vede sfumare il sogno di trasferirsi a breve con i suoi ragazzi di una nuova, grande casa prefabbricata. Rimasta senza un soldo, è comunque decisa a trovare il modo di mettere insieme i soldi per regalare un bel Natale ai suoi figli, che al momento riesce a nutrire solo di popcorn e aranciata. Sulle tracce dell'auto del marito svanito nel nulla, Ray s'imbatte in Lila, una giovane donna nativa americana che, emarginata dalla comunità Mohawk, vive di espedienti e si impossessa di automobili dallo spazioso portabagagli per facilitare l'entrata negli Stati Uniti di immigrati clandestini. Spinte dalla necessità, le due donne formeranno un'improbabile alleanza che possa permettere a Ray di comprare la casa e a Lila di crescere il bambino che sua suocera le ha portato via.

Sole e tragicamente private dei loro compagni, Ray e Lila sono quasi virili nei loro bruschi modi e nei loro silenzi, ma sono madri sopra ogni altra cosa. Ed è la maternità il cuore di una pellicola che, girata con mezzi estremamente limitati, riesce a raccontare questo bizzarro legame con elementi di dramma, thriller e persino action. Se la regia di Frozen River - Fiume di ghiaccio è abbastanza scolastica (e lo si nota particolarmente in un paio di sequenze maldestre nella realizzazione e nella messa in scena), lo script dell'esordiente Courtney Hunt è interessante nella sua laconica essenzialità e nell'appoccio coraggioso e onesto a personaggi ostici, induriti dalla povertà e immersi nello squallore, che l'autrice non tenta minimamente di ingraziare allo spettatore. Melissa Leo, candidata all'Oscar per questo ruolo, offre un'interpretazione solida e lavora soprattutto sull'espressività: il suo sguardo alla collega che ottiene le ore di lavoro che a lei tanto servirebbero per ragioni discutibili racconta volumi in una frazione di secondo.

Certamente una boccata di aria fresca rispetto a tante opere coeve che raccontano patinati e rassicuranti interni borghesi, Frozen River finirà forse per deludere chi si aspetta la gemma indie dell'annata cinematografica, osannata al Sundance e applaudita dalla critica USA; si tratta tuttavia di un esordio valido che rappresenta l'elemento di rottura nel novero dei film che si sono contesi gli Academy Awards lo scorso 22 febbraio.

Movieplayer.it

3.0/5