Recensione Appaloosa (2008)

Il cuore del film è ovviamente il tandem Ed Harris-Viggo Mortensen. L'attore/ regista dispiega tutto il suo fascino nell'incarnare il veterano disilluso e indurito che rivela una sorprendente vulnerabilità, e Mortensen si cala nei panni dell'ex militare armato di temibile doppietta con irresistibile aplomb.

Una strana coppia di cowboy

Dopo il dramma intimistico Pollock, dedicato alla vita tormentata di uno dei più grandi pittori americani, Ed Harris torna a cimentarsi con la regia e lo fa con un genere completamente diverso. E ancora una volta il western, emarginato da tempo a Hollywood, torna a rifiorire spillando dalla fonte che non ti aspetti, dopo i cospicui esempi in tempi recenti di Kevin Costner con Terra di confine, Tommy Lee Jones con Le tre sepolture e il rocker Nick Cave, straordinario sceneggiatore di The Proposition.
In comune tutte queste rivisitazioni di uno dei generi più gloriosi del cinema americano hanno il fatto di unire a uno stile classico un tocco moderno, nello spirito, nei temi o nella sensibilità; nel caso di Appaloosa, questo elemento è rappresentato dall'ironia, valore aggiunto che rende particolarmente godibile questa storia di amicizia virile in un mondo al tramonto.

Virgil Cole e Everett Hitch sono soci da dodici anni. Viaggiando per la frontiera, ripuliscono le città da criminali e facinorosi assumendo temporaneamente le funzioni di sceriffo e vice-sceriffo; sono loro l'unica speranza delle autorità di Appaloosa, cittadina vessata dalla protervia, dall'avidità e dalla violenza dei malvagio Randall Bragg (il solito, grande Jeremy Irons) e dei suoi uomini. Questa volta però, a complicare la vita a Cole e a Hitch ci sarà l'entrata in scena di una bella ed elegante pianista bionda che farà perdere la testa a Virgil.

La figura femminile è indubbiamente un altro elemento di rottura con la tradizione: la signora French, interpretata da Renée Zellweger, è una donna che non passa inosservata, che si mantiene con la sua musica eppure ha bisogno di avere accanto un uomo, e non certo un uomo qualsiasi: il più autorevole, il più forte, quello che ha maggiori chance di sopravvivere e quindi di proteggerla dai pericoli di un mondo insidioso e precario. E' immediatamente attratta dal leggendario pistolero Virgil Cole, ma non per questo è disposta ad essere la sua costante e fedele Penelope; anzi, la signora si dà da fare quando ne ha il destro, spesso con risultati decisamente comici. Questa atipica prima donna e l'amore che Cole prova per lei modificano irrimediabilmente anche il rapporto tra i due partner, alle prese per la prima volta con un fattore di disturbo che rischia di mettere alla prova la loro lealtà reciproca.
Ma se Renée Zellweger è apprezzabile nel ruolo della fedifraga damsel in distress, il cuore del film è ovviamente il tandem Ed Harris-Viggo Mortensen. L'attore/ regista dispiega tutto il suo fascino nell'incarnare il veterano disilluso e indurito che rivela una sorprendente vulnerabilità, e Mortensen si cala nei panni dell'ex militare armato di temibile doppietta con irresistibile aplomb. E nell'intesa tra i due cowboy, che a tratti sembrano più una vecchia coppia di sbirri che si capiscono al volo, c'è forse un terzo elemento di disparità rispetto al più individualistico western istituzionali. Inutile dire che ci piacerebbe rivederli insieme nel - per una volta auspicabile - sequel Appaloosa 2.

Movieplayer.it

3.0/5