Recensione L'artista (2008)

El artista si presenta come una riflessione sul concetto di arte, sulle sue limitazioni e implicazioni, sull'"inganno" che esso, sempre, sottende.

L'inganno dell'arte

Jorge, infermiere in un istituto geriatrico, scopre che uno dei suoi pazienti, un anziano che passa la maggior parte del tempo in stato catatonico, è dotato di uno straordinario talento pittorico. Passando davanti a una galleria d'arte, Jorge ha l'idea di presentare i dipinti dell'uomo spacciandoli per suoi: in brevissimo tempo, l'infermiere diventa così un artista di fama nazionale, considerato dai critici il nuovo fenomeno della pittura contemporanea. Ma il destino di Jorge è legato a doppio filo a quello del suo ex paziente, e al perdurare della sua creatività.

Coproduzione italo-argentina, opera prima di due registi già noti nel campo del cortometraggio, El artista si presenta come una riflessione sul concetto di arte, sulle sue limitazioni e implicazioni, sull'"inganno" che esso, sempre, sottende. Il protagonista è un impostore, ma non c'è nel film una vera condanna nei suoi confronti: il suo anziano paziente sembra invece felice di donare la sua opera a chi può finalmente renderla visibile, rompendo il muro di isolamento che il mondo aveva creato intorno a lui. Il film sembra suggerire una validità ontologica dell'opera d'arte che prescinde e supera l'artista: quest'ultimo è sempre, in fondo, un semplice esecutore, tramite di un'entità che, una volta liberata, acquista vita autonoma. Non stupisce che i silenzi e le frasi lapidarie del protagonista di fronte alle domande sulle sue opere vengano interpretati come la più genuina espressione di una sensibilità artistica: l'opera d'arte parla da sé, ha un suo linguaggio e dei suoi argomenti, che non sempre coincidono con quelli dell'artista.

Il film ha un incedere denso, liquido, avvolgente. Come i protagonisti si perdono nella contemplazione quasi sacrale di opere che vengono costantemente negate allo sguardo dello spettatore, così quest'ultimo viene invitato a penetrare ogni singolo dettaglio di inquadrature quasi sempre fisse, scarsamente disturbate da dialoghi ridotti all'osso. Non è un caso che in una scena l'acquisto di un televisore, emblema di corpi e oggetti in movimento, venga rifiutato dal protagonista in favore del videocitofono, strumento che con la sua fissità e i suoi spazi delineati e chiusi riproduce la struttura di un quadro; e non è un caso che noi vediamo i volti e i corpi dei protagonisti di fronte alle opere d'arte come rinchiusi a loro volta in quadri, da esse misteriosamente osservati in un gioco di specchi che potrebbe reiterarsi all'infinito.

Opera teorica, impegnativa ma non ermetica al punto da compromettere la sua stessa fruibilità, El artista gioca con lo sguardo dello spettatore facendone il terminale ultimo del suo discorso; riflettendo sulle modalità della creazione artistica allarga la sua costruzione teorica a tutte le arti, non ultimo il cinema, che dalle contaminazioni con gli altri settori artistici ha sempre tratto buona parte della sua linfa vitale.

Movieplayer.it

3.0/5